Terry Gilliam racconta il suo cinema
Una conversazione cinematografica realizzata da Franco Ferri
Terry Gilliam In uno dei film maggiormente rappresentativi degli anni ’90, La leggenda del re pescatore il protagonista affermava che l’uomo non guarda più verso il cielo ma sta sempre con il capo chinato verso il basso. Sei sempre convinto che ciò sia espressione triste della condizione dell’uomo moderno? Si...sempre! Specialmente a New York nessuno guarda in su nemmeno dopo l’11 settembre. A me piace il cielo e la terra le cose in mezzo sono meno interessanti da quando l’uomo si è intromesso troppo fra esse. Mi piace la realtà ma mi piace anche lottarci contro. C’era un tempo in cui la gente guardava il mondo con più immaginazione e i sentimenti degli uomini erano espressi con più durezza ma erano ben più schietti e meno ipocriti di quelli odierni. Eppure anche i personaggi moderni pieni di vigoria e sincerità,seppur sommersi da debolezze ti hanno affascinato. Ricordi Paura e delirio a Las Vegas?
Anche in questo,e non c’è contraddizione con altre mie pellicole,abbiamo voluto colpire le grandi ipocrisie che affliggono l’America di questi anni,pensiamo soprattutto all’eccesso di puritanesimo. Così prendendo spunto da un best-seller degli anni ’70; Una storia buffa e al tempo stesso terrificante nella quale mi sono sempre immedesimato che ho scritto assieme a Tony Grisoni rendendola credibile al passo con i tempi. Quando il film fu presentato anni fa in concorso a Cannes speravamo potesse avere reazioni più accoglienti e forse anche un premio. Perché non andò così ? Fu un’esperienza molto strana,credo che la stampa non fosse ancora pronta per quel film perché la proiezione in concorso fu per molti uno shock. Paura e delirio a Las Vegas appartiene ad una tipologia di film che non vincerà mai dei premi perché per vincerli bisogna essere rispettabili e quella non era una storia da quei connotati. Ci puoi raccontare la travagliata vicenda del Don Chisciotte ? E’ stata un’esperienza che ha lasciato il segno sia in forma di stress che di delusione artistica. Ho sempre sentito come mie,in varie fasi della vita,le movenze e le credenze del personaggio creato da Cervantes. Il vero problema è che mi sono fidato di coloro che non volevano portare in fondo la produzione per altri scopi. Purtroppo me ne sono accorto tardi,abbiamo perso tempo prezioso,tutto si è complicato. Conto nel prossimo futuro di poter riprendere le redini del film dal momento che ci stiamo adoperando per cercare di acquisirne i diritti. Nonostante queste vicissitudini gli ultimi tempi ti hanno visto lavorare assiduamente come non mai. Raccontaci de I fratelli Grimm e possibilmente dell’ancora inedito Tideland ? Heath Ledger con Matt Damon Com’è stato l’incontro con Monica Bellucci,l’attrice italiana più conosciuta
Monica Bellucci Monica è un’ottima professionista che aderisce al personaggio con molta dinamicità. Eravamo sul set a Praga e con ironia del destino vengo a sapere che siamo di fatto conterranei. Lei proviene da Città di Castello (PG) ed io risiedo a pochi chilometri quando non lavoro.(n.d.r. possiede un bel maniero restaurato sulle colline valtiberine fra Umbria e Toscana.) Tra gli attori che hanno interpretato i tuoi film c’è qualcuno che preferisci di più ? Jonnhy Depp con Terry Gilliam Di solito realizzi film con l’ausilio di tecnologie sofisticate. Pensi che queste servano e serviranno anche per plasmare nuove forme di linguaggio ? La maggior parte degli effetti speciali sono usati per costruire letteralmente oggetti e cose,non per visualizzare idee astratte e fanno sì che le rappresentazioni straordinarie sembrino la normalità. Fai un albero che cammina nel bosco poi due ed altri ancora,questo è un esempio tipo. Io ricerco ogni tecnologia avanzata ma la uso affinché la gente possa poi vedere il mondo con occhi diversi. Voglio sorprendere e shockare lo spettatore. Mi auguro che sempre di più gli effetti speciali possano essere veicolo di comunicazione per un cinema originale dalle emozioni profonde. Nel tuo lavoro sembrano prevalere le vicende di uomini che di fronte al disagio esistenziale cercano comunque obiettivi indubbiamente riferiti alla sfera del mondo spirituale. La ritieni un’esigenza primaria ? Certamente in tutti i miei film c’è la spiritualità e viene vista attraverso i percorsi della condizione umana. Qualche volta sono divertenti,altre volte spaventosi e terrificanti,ma si tratta sempre degli aspetti della vita e del modo in cui si cerca di viverla. In un mondo che fa di tutto per restringere la nostra vision
Umbria Film Festival Durante i lunghi periodi in cui abiti in Italia la tua vita si trasforma in una parentesi di relax oppure il feeling con la fantasia continua ininterrotto? Questa dimora è il mio pensatoio. Quando abito qui mi sento un fantasista allo stato puro riesco a concepire meglio le mie sceneggiature,anche se quello che c’è intorno,dalla natura agli edifici,è realtà non fantasia. La vallata con le colline circostanti,gli antichi casolari sono parte di un mondo passato che restituisce nel presente la magia ispiratrice. Spesso mi diletto a dipingere nei modi e nello stile di Piero della Francesca,uno dei miei pittori preferiti,che proprio qui vicino a Sansepolcro realizzava i suoi capolavori. Firmo i bozzetti con il suo nome (logo Umbria Film Festival) a volte rielaboro le luci e le forme delle sue opere miscelandoci mie creazioni. Così convinco me stesso che si può essere antichi e moderni nel medesimo tempo.
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