Come in “Shining” l’ossessione della letteratura conduce ad una misteriosa follia
Quando la creatività diviene un incubo per l’ispirato e drammatico Jim Carrey
Jim Carrey in'Number 23'
Il film di Joel Schumacher,
Number 23 rimarrà per più di un motivo nella memoria dello spettatore animato dal bacillo della scoperta. Innanzitutto ci consegna un Jim Carrey che per la prima volta abbandona totalmente ogni venatura grottesca o di natura comica mettendo a disposizione di una verve solo drammatica il volto e la mente,illuminati ad incandescenza,in sincronia coerente con l’oscurità della storia. Il numero 23 è il titolo di un piccolo libro scritto da un misterioso autore infarcito di narrazioni suggestive,forse fasulle e paranoiche,forse di dotta iniziazione scaturite da una provenienza saggia ed arcana. La lettura del romanzo produce nel protagonista una strana quanto fervida immedesimazione fantasiosa tale da far identificare e coincidere gli episodi scritti con quelli della propria esistenza,generando una sorprendente escalation. Il tema legato all’ispirazione,le folgorazioni sorte dall’intensità di una pagina appena letta sono state costanti sempre presenti e puntuali nel fondamento del magma creativo di Stanley Kubrick. Egli amava frequentare le librerie e quando casualmente (sosteneva che il caso non esiste) da uno scaffale prendeva un libro si lasciava trasportare dalle sensazioni di pagine e parole. Spesso i momenti erano coincidenza favorevole per sviluppare linfa vitale per un film da realizzare.
La creatività vista come fase prolifica e geniale per lui erano una esigenza ma anche un incubo da compenetrare a tutti i costi. In uno dei suoi film più claustrofobici ma narrativamente espressivi,
Shining,descrisse il dramma ossessivo derivante dalla perdita di quel filo razionale ed intellegibile che sta per condurre un romanziere geniale sul baratro esistenziale. Sarà casuale ma il ghigno e il profilo sulfureo del Jim Carrey di
Number 23 non può non farci ricordare il Jack
“Torrance”Nicholson del thriller di Kubrick. Se la similitudine è di tipo iconografico,il concetto percettivo che
Shining infondeva era di tipo dinamico affrontando l’abisso di una mente che vorrebbe generare,senza poterlo fare,una qualche forma di creatività a sublimazione dell’io. All’inverso nel film di Schumacher l’essenza costruttiva è un’espressione altrettanto energetica corrispondente ad una fase ugualmente impegnata e fantasiosa dell’essere ma opportuna a suggestionare il mondo interiore in modo implosivo.Tanti altri elementi che compongono la pellicola ci sembrano tipici della cultura e del modo di far cinema di Stanley Kubrick.
Il regista Joel Schumacher
Probabilmente
Number 23 è il film più
kubrickiano apparso in pubblico da quando il grande autore newyorkese non è più con noi. Non affermiamo tutto questo in senso comparativo ed assoluto nei confronti di una filmografia. Forse egli avrebbe condotto il trattamento di un soggetto come
Number 23 in maniera diversa ma è certo che aspetti tematici di fondo a lui congeniali sono evidenti e sviluppati armonicamente nel film di Joel Schumacher. Il senso esoterico del destino,i riferimenti criptici sulla numerologia e sull’astrologia come pure la riscoperta delle luci,dei colori resi a chiara dimensione archetipa divengono un patrimonio di confronto insolito. Per la precisione Joel Schumacher sa condurre con originalità gli intrecci di un thriller comunque atipico,evitando distintamente di cercar soccorso con gli stereotipi. Eppure
Number 23 per molti critici ed esperti nostrani è passato nella quasi indifferenza se non per qualche sottolineata presunta inverosimiglianza e confusione della storia. Siamo dell’idea che,se il tema del disordine diviene preminente,questo verosimilmente potrebbe concentrarsi in coloro ben lontani da sufficienti parametri analitici e culturali. La conoscenza di determinate discipline diventa fondamentale anche per il critico cinematografico,senza la quale un film tende ad assumere sembianze impenetrabili.
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