“Il Caimano” è un film aperto al di là della figura di Silvio Berlusconi
Tra cinismo e fine del cinema la metafora di un paese che ha perso cultura e memoria
La decadenza di un’epoca ritorna pressante e spietata come nel regista milanese
La promozione che ha accompagnato l’uscita de
Il Caimano è senz’altro un punto di svolta per la comunicazione pubblicitaria in Italia. Per la prima volta si è innescato un feedback efficacissimo sfruttando le peculiarità di un’avviata campagna elettorale onde promuovere il marketing legato al film. Così l’opera di Nanni Moretti trova agevolmente i lidi gradevoli delle vette del box office ma allo stesso tempo deluderà gli hooligan della politica e gli opinionisti del pregiudizio che anche stavolta,quasi certamente, non sono andati al cinema.
Il Caimano non è un referendum pro o contro Silvio Berlusconi e su questo versante non offre alcun destro propagandistico. Il volto e le tipicità consuete del premier sono semmai armi di precisione affinché il Berlusconi personaggio divenga un testimonial perfetto per un film diversamente a target di nicchia. Berlusconi come Brad Pitt e Tom Cruise ! La dimensione e l’alone carismatico impressi nella pellicola dall’attuale premier sono un pretesto per decifrare la caratura etica e culturale dell’Italia attraverso un biopic,vero o presunto,di uno dei suoi maggiori protagonisti.
Michele Placido
L’interesse del film sta proprio nell’impossibile verifica di fotografare e traslare con il media cinematografico una realtà trentennale,semmai intuibile e riassuntiva del dna di un intero paese. Si configura l’impostazione di un progetto filmico da realizzare attraverso l’affresco di una figura mitica,appunto il caimano,ovvero un quadro da poter riempire e idealizzare come modello di riferimento artistico e comunicativo. Contemporaneamente vedremo documenti filmati elettronici per lo studio di ciò che è reale. Questi scandiranno i movimenti della quotidianità ed il carattere del vero Silvio Berlusconi ; l’icona,degno punto di partenza per la rappresentabilità. Nella logica di finzione invece si porranno due possibilità per il produttore (Silvio Orlando) affannato nel portare avanti tale opera epica. La più logica è assegnare la parte all’attore di fama (Michele Placido) che risponde ai quesiti interpretativi in fatto di carisma,ma che per personale pavidità ed opportunismo non potrà accettare. L’altra opzione è la meno praticabile e plausibile,dal momento che l’interprete contattato (Nanni Moretti) è quanto di più distante nell’estroversione e nei tratti somatici dal modello di riferimento ma possiede il dono di interiorizzare e ristilizzare i problemi etici di fondo del personaggio. Sarà lui il Caimano migliore ? Sicuramente.
Nanni Moretti ne 'Il Caimano'
Moretti nel suo cameo fa un richiamo ed anche un omaggio alla coppia Petri-Volontè e a quei modelli di cinema. Indicherà con decisa perspicacia una via da seguire per uscire dal labirinto anche allegorico della vicenda. Fornirà un ideale intreccio dal valore meta cinematografico nel suggerire visioni intelligenti alla confusione regnante dell’intero cinema italiano. Nel
Caimano se ci sono soggetti specifici che attraverso metafore ed episodi verosimili vengono fatti a pezzi sono proprio i film nazionali. Molto più che in
Caro diario i suoi protagonisti,dagli uomini di palcoscenico e le maestranze,ai critici bacchettoni,vengono accusati di cecità,meschinità,ipocrisia e disorganizzazione. Alcune sequenze legate alla preparazione della pellicola sono di un’oggettività che non lasciano ulteriori commenti. Solo chi come noi ha avuto familiarità con qualche set cinematografico può comprendere quanta verità esista in quelle. Il cinema italiano ucciso dal cinema d’autore ? Moretti presume di essere,e probabilmente lo è,l’unico in grado di fare questo tipo di cinema in Italia,mentre spopola la politica del cinema d’autore senza autori. Per ironia del destino sono presenti nel cast del film Silvio Orlando e Margherita Buy,guarda caso protagonisti di tante pellicole DOC con quel marchio depositato. Rimpiangere il cinema dei generi che non si fa più,è un modo per parlare del presente sia in termini mediatici e contenutistici.
Moretti, il volto acuto di un cinema originale
La decadenza del cinema italiano è la metafora più indovinata per un paese che non vuole più memoria e cultura,adagiandosi con nichilismo sui detriti dell’involuzione. Nanni Moretti accentua la sua malinconica e solitaria osservazione avendo intuizioni nette nel comprendere il senso del reale e della fiction. A proposito l’autenticità fredda del video documento e la forza plasmatica di una sequenza narrativa sono stati temi già trattati in modo stilisticamente affine da Wim Wenders in
Nick’s movie,sulla vita reale ed artistica del regista Nicholas Ray. Più propriamente la sintesi tematica quanto profetica ci porta a considerarlo una specie di Luchino Visconti di questa epoca che sta finendo. La sua visione elitaria e pessimista degli uomini e delle cose ci conducono inevitabilmente alla similitudine con il regista milanese. Visconti descrisse in pellicola nel pieno del 20°secolo,la fine inequivocabile di quello 19°,evocando con particolare senso aristocratico quel che ne restava della bellezza. Moretti,nel cinismo e nello sfacelo odierno,non vede un’estetica da conservare e decantare ma sa indicare seppure con timido anelito intellettuale una speranza di inversione di marcia.
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