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Fra la Via Emilia e il West
Il concerto epocale di Bologna diventa film nel quarantennale dell’evento
Francesco Guccini e il suo pianeta vivente fra musica, versi e America

Francesco Guccini nel live Fra la Via Emilia e il West
Francesco Guccini nel live Fra la Via Emilia e il West
A pensarci bene sembrava dettato dal casual,eppure quel titolo,Fra la Via Emilia e il West,che prese fiato e anelito dal live di Francesco Guccini in Piazza Maggiore a Bologna il 21 giugno 1984,mai come adesso si congiunge perfettamente all’idea teatrale di proiezione cinematografica. Quel concerto aveva insito nella scaletta,e meglio ancora nei versi delle canzoni eseguite,il racconto di scenari culturali che s’intersecano,si uniscono,amandosi,odiandosi,liberando nel vento l’intimo mondo nato dagli umori di ragazzi cresciuti nel dopoguerra. L’immaginario di un west nostrano sconfinato da riempire con fantasia irrompe nelle loro vite. E’ qui tra Modena e dintorni che il giovane Guccini costruisce l’esteso sogno oltre l’abbraccio troppo stringente e ricco di convenzione della sua città. L’isola che non c’è nella realtà presentava un orizzonte allora incontaminato,da invito ammaliante,che avrebbe costituito l’alba di una formazione intenta a riscrivere parametri e prospettiche della terra di origine. Del resto le periferie e le immense campagne padane si sono offerte quale catalizzatore più consono,la migliore risposta tangibile per sedimentare ciò che visione,musica e spinta creativa rimescolavano appena guardavi film o ascoltavi brani d’America. Le speciali praterie fuori porta e ancora lontane dal mare hanno saputo fondere vita rurale,lontano west,mettendo a punto una via di infinito che Francesco percepirà a modo di esclusiva poetica. Così vicine alla spontanea voglia di gioco dei bambini irruenti,così immediate e ospitali per uno scontro tra indiani e cowboys,tanto adatte per finti duelli che nell’adolescenza diverranno fatali di fronte ad astute fanciulle. La Via Emilia taglia in due parti la regione e nell’altro lato sembra svoltare accanto,sull’incrocio di strade che Kerouac rese ipnotiche e degne della vita da vivere. Il pianeta vivente di Guccini,generoso quanto intriso di libertà e dolore,sorge disposto sulla tangenziale spartiacque d’idealità,diviso tra quotidiano,disillusione e sogno lucido incessante,resta sospeso nell’utopica combattiva anima armata di grandiosa purezza. L’uomo antico è fertile di tradizione ma l’artista moderno s’eleva in alto con maestria letteraria,la testimonianza dei suoi versi dall’alone segreto converge in sintonia musicale dischiudendo la più appropriata affinità metafisica. Motivi e poetiche rappresentazioni invitano a suggestive per certo astratte ma tale complessità d’inverso incalza potenza visuale e ricca di dinamismo quasi fossero passi di una sequenza cinematografica. Ascoltando Francesco Guccini s’intercetta per concreta e mai forzata immaginazione il rigore crepuscolare,di parabola e allo stesso tempo politico,insito in un film di Pier Paolo Pasolini. Come pure certi contrasti nei territori e le svolte colme di vita maligna,la presenza di clima disperato,antiretorico,visionario,sono echi di archetipi che ritroveremo compiuti anche nel duro umanesimo delle pellicole di Sam Peckinpah,potendo così infondere un brivido per riunirci senza confini nel western dei miti. Gli aspetti della simbiosi artistica hanno aiutato a forgiare la sua poliedrica personalità,Francesco Guccini ama raccontarli prima del film concerto,insieme a qualche curioso aneddoto tra lui e il grande schermo visti da uno spettatore che riconosce l’importanza della sala come luogo del cinema. Fra la Via Emilia e il West  è il tributo al quarantennale di quell’evento trovando opportunità per motivare in quale maniera la cultura del mito americano abbia ispirato (influenzato) intere generazioni di giovani attraverso musica e non solo. Il titolo non era un semplice slogan di stampo pop o un furbo mantra per etichettare un disco da vendere,ma un concetto vibrante reso esplicito dallo stesso Guccini che nella proposizione dei pezzi sottolineava circostanze ambientali e movimenti significanti di lunga gittata. Non solo Guccini ma tanti ospiti che aprono ad interpretazioni di forte impatto anche per il pubblico attuale. Vedremo e sentiremo Lucio Dalla,Pierangelo Bertoli,Deborah Kooperman,Paolo Conte,I Nomadi con la voce storica Augusto Daolio e l’Equipe 84 senza Maurizio Vandelli. Il tempo e il film hanno reso all’evento il giusto rilievo grazie a canzoni che restano esempio di magistrale importanza nella storia e nell’arte di un paese,soprattutto alla luce del deserto musicale che oggi ben conosciamo.
Franco Ferri