Neri Marcorè protagonista in Quando
Si potrebbe riflettere che il tempo trascorso attraverso i ricordi recuperi un’algida tempra,sembianze liriche in cui tutto appare soave e consolatorio per compiacersi nel quadro destinato all’eternità. Non c’é niente che evochi strazianti nostalgie Leopardiane nel film diretto da Walter Veltroni perché la fotografia degli anni andati inserita al presente fa recuperare con senso di vivo intelletto una memoria divenuta Storica. Soprattutto pone in rilievo nella vicenda umana del protagonista,passaggi,cunicoli,che segnano con discrezione e discernimento un’insieme narrante di chiarissimo lume figurativo. Gli anni 80 presentarono svolte azzardate nel campo sociale,normativo ed economico che misero in atto trasformazioni non sempre etiche e di vero progresso. Oggi possiamo comprendere totalmente quali disfunzioni e sistemi di diseguaglianze abbiano prodotto tra le genti,ma riallacciare vincoli di consapevolezza con quel periodo sostenuti da un trasporto imaginifico rivaluta l’importanza di un legame tranchant. Il male oscuro di quel decennio fu subito intercettato da Steven Spielberg che per primo nel cinema trasfigurò a modo suo la percezione di buio che si stava preannunciando e realizzò
Ritorno al Futuro. In Italia questa possibile linea di demarcazione che cambiò culturalmente il paese,secondo la guida del film,sarebbe apparsa quando avvenne la morte di Enrico Berlinguer. Un fatto che determinò dolore come pure il prevedibile disorientamento delle masse che da lì a poco vedranno il depauperamento di tante conquiste. L’episodio era stato già analizzato in un attento documentario dello stesso Walter Veltroni (
Quando C’era Berlinguer- 2014)
che sotto molti aspetti è antesignano dell’odierno per temi,domande e l’emergere di una visibile sofferenza del resto mai ricomposta. Il personaggio che incarna la chiave di lettura della pellicola è Giovanni (Neri Marcoré),quel giorno del 1984 partecipa al funerale del leader politico ma a causa di un incidente nella calca della folla andrà in coma. Dopo trentuno anni si risveglierà in ospedale distinguendo come quel lungo bug temporale in fondo rappresenti il processo di un mondo che si stenta a riconoscere. Il giovane che s’addormentò alla vigilia della maturità scopre quanto gli anni migliori siano stati cancellati da un sol colpo mentre il disagio derivante monta uno smarrimento da solitudine. Gli effetti di quel sonno surreale sembrano essere stati un viaggio incomprensibile e terrificante rammentando la medesima sensazione dell’incubo provato dal protagonista astronauta,Charlton Heston,nel
Pianeta delle Scimmie. Consegnò scioccanti emotività la sequenza dell’attimo in cui si rende conto che quel pianeta regredito,identificato dopo un’estenuante navigazione nell’universo,purtroppo é la stessa Terra dove un tempo aveva condiviso vitalità. L’interesse si catalizza dal dramma anche nella storia di Veltroni seppur sprazzi di commedia gli concedono il tepore che fa sopravvivere. Permea e rilascia,sentimenti,passioni,per traslato in una vicenda dal tatto fondamentalmente intimista. Invero non sarà un film di diretti strali sulla politica,colpe pregresse,tantomeno di indirizzo attualizzante su eventuali nomi e antagonismi partitici come qualcuno ha superficialmente sostenuto. La pellicola concede agli spettatori un margine più ampio di libertà riversando certamente uno sguardo sulla complessità culturale dell’oggi ma che sia capace di circoscrivere al riguardo un grado di percezione concreta e lungimirante. Parla dell’amicizia,della costruzione della propria personalità,del valore del passato e del sogno di una prospettiva ma mette in risalto il pericolo del tradimento costantemente in agguato. Ognuno potrà piazzarli nel reticolo reale preferito definendo però che saranno sempre gli ideali a condurre il vento in poppa del cambiamento senza esclusione per nessuno. Giovanni sente l’angoscia estraniante di non aver avuto il libero arbitrio per fare almeno una scelta e tutto ciò assume la forma del bisogno,un connotato veramente politico e moderno. Si ha coscienza di una fiducia che dopo tanta amarezza potrebbe ricomporre il tempo perduto,la discontinuità è foriera d’ottimismo solo allora il passato nefasto svanirà nel nulla.
Quando presenta un’idea narrativa aperta contando su un convincente ventaglio di sfumature affini alla genetica letteraria del testo che l’autore ha senz’altro in confidenza. E’ simile a gocce preziose che valgono come energia in rapporto alla permanente aridità del cinema italiano,dove le storie multiformi sono ormai in disuso.