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Nolan, Oppenheimer e il nucleo umano
Il regista inglese rilegge la biografia dello scienziato più controverso
Rilancia a modo suo un racconto visionario influenzato dalla quantistica

Oppenheimer, Film complesso ma di grande impatto
Oppenheimer, Film complesso ma di grande impatto
Il travolgente successo di Oppenheimer ha fatto scrivere,parlare,sulla vita dello scienziato,sugli accadimenti del periodo,su tutte le scoperte prossime o collaterali alla fissione dell’atomo. L’articolata vicenda è stata spunto d’interventi da studiosi di fisica,ha dato rimbalzo per puntigliose disquisizioni storiche e non ha lasciato che mancassero scrupolose considerazioni politiche sulla figura polivalente di J. Robert Oppenheimer. La dibattuta pellicola ha riacceso opinioni e dispute più o meno opportune come non accadeva da lunghi tempi per un’opera cinematografica. Ancor meglio ha riportato in vetta la genetica di Christopher Nolan rappresentando l’anima e le diramazioni sofiche del suo cinema attraverso un format che scompone,ricompone con asimmetrica amalgama degna di astrattismo l’idea centrale dettata dalla biografia. Gli anni del percorso che portano lo studioso a far parte del progetto segreto denominato Manhattan l’elevano a protagonista ma ne rimarrà sotto molti versi prigioniero e vittima. Poi il periodo post bellico caratterizzato da autentici J’Accuse sul suo lavoro e sull’uso devastante dell’atomica in Giappone concorrono a infrangere l’immagine di chi portò per ellisse alla svolta della seconda guerra mondiale. L’America ormai preda del Maccartismo usa qualunque episodio o documento per infangare l’azione,l’uomo Oppenheimer. Nolan torna a occuparsi di Fisica,l’aveva fatto nell’ultimo,Tenet,con la teoria di Wheeler e Feynman sui fenomeni elettromagnetici che fornivano sostegno alla trama del film. La tortuosa via degli studi sull’atomo e il nucleo,le potenzialità di energia che potrebbero avere effetti devastanti sono relazioni di avanzamento e contrasto quanto mai detentrici di forza dal potere incontrollabile. Si afferma faticosamente un progresso scientifico che forgia la personalità dello scienziato da qualunque parte venga osservata. La fissione nucleare dalla sperimentazione elabora un postulato teorico scrivendo un processo fisico,la cui tecnologia servirà a modificare il pensiero dei decenni successivi. Christopher Nolan si lascia sedurre dal fascino dell’enunciato e della sua stesura matematica traendone un incipit dinamico che riadatta idealmente,dalla dimensione ermetica della formula,all’energia visionaria in movimento scaturito nella pellicola. Rappresenta fondamentali punti di riferimenti intuitivi,elementi di metafora in una storia che inquadrata su tali direttive reinventa e approfondisce fino in fondo l’idioma della filmografia del regista inglese. L’accesso deduttivo sarà favorito dal dispiego di tante simbologie camuffate spesso tra le pieghe del montaggio ma una buona attenzione le rileverà senza fatica. A partire dalla sceneggiatura sviluppa una struttura aperta e compatibile per assonanza con la profondità molecolare,infinitesimale,invisibile,insita negli uomini che renda deducibili certi stati interiori e le conseguenti basi propedeutiche dell’agire. Scelte che favoriscono in Oppenheimer un palpabile apporto linguistico spingendo metodi di analisi e racconto molto originali. Partecipiamo a una serie di sequenze che frammentano in discontinuità la vita,gli incontri e gli interlocutori di Robert Oppenheimer indirizzando una discesa psicanalitica nel nucleo nascosto dell’intimo. Una costruzione spaziale che ha valenza di implementare caratteristiche dell’io,incidere su plagio e ambiguità,mettere in rilievo l’importanza dell’indole nelle interrelazioni,nella sessualità,nell’adattamento,nella carriera. Nolan cattura la consistenza di una biografia per rileggerla con tipicità conosciute facendo riemergere i tanti conflitti che esaltano,affliggono,separano,i personaggi delle sue storie. Sono le ossessioni dei progetti,le manipolazioni audaci,tutte nate da uno speciale status tra follia e genio che però potrebbe anche smuovere la trasmutazione evolutiva. Oppenheimer in quello che ha realizzato è stato soltanto un tenace uomo di scienza oppure un ardito stregone,convinto dalla bontà delle proprie tesi coraggiose,visto nell’atto di schivare trappole letali sulla via della conoscenza? L’autore sembra non aver dubbi rinnovando tra le righe delle vicende il teorema dualista dentro il gioco del reale,tra illusione e geometria,che ingaggiò con puntiglio in The Prestige (2006). Logica e vento d’irrazionalità rimescolano gli eventi trascinando nel film segni di stile che sembrano ancora degli impulsi traslati dagli studi fisici. Tutto riallaccia alla gran mole di elementi presenti in Oppenheimer dove il regista/autore con geniale naturalezza di osservazione manovra accurati rilievi umanocentrici. Un’assimilazione che pare definire dalla materia degli uomini,dalle loro polarità positive e negative,nell’universo privato o prossimo,il senso energivoro della rappresentazione.
Franco Ferri