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Kind of Kindness: La resistibile geometria del controllo
Lanthimos sceglie una complessa contemporaneità dopo Povere Creature!
Tre episodi che motivano domande cercando soluzioni non condizionate

Emma Stone e Yorgos Lanthimos
Emma Stone e Yorgos Lanthimos
La significativa presenza dei film di Yorgos Lanthimos trova ragione di essere in modus che vogliono e sanno sfidare la paura del caos contemporaneo. Una particolare condizione degli individui molto ampia in questi anni dove sembrano smarrite le mappe di obiettivi comuni che hanno finito per confondere anche punti di riferimento interiori dal fondamentale ruolo di guida. Le individualità sono come nel centro di un prisma che riflette e modifica il senso della luce producendo sicuramente effetti distorsivi ma potranno non perdere la bussola che orienta il giusto arbitrio. Nel denominatore della sua cinematografia si possono riconoscere nitidi passi di progresso ma non andranno fraintesi in percorsi già scritti perché verranno attivati ex novo in quei particolari istanti mentre la coscienza trova l’impulso recondito e si delinea una forma di azione coerente con l’attrito del cosmo. In tali passaggi nascono le stesure,incontri e duri antagonismi supportati in metaracconti,simbologie ricorrenti che non perderanno affatto le potenzialità espressive a causa d’intrinseca complessità. Eppure saranno iniezioni di spinta al genere umano che non dovrà restar privo di fiducia nei confronti del circostante. Grazie al particolare codice sorgente,che oltretutto è riuscito ad evidenziare attraenti idee comunicative,Lanthimos ha saputo fondere degli spessori conoscitivi sulla interazione e lo sviluppo della mente contribuendo al delinearsi di uno degli autori meglio rappresentativi della prima parte di questo secolo. L’uscita a pochi mesi di distanza dopo un importante lavoro come Povere Creature! di Kind of Kindness non dovrà farci dubitare assecondando pregiudizio secondo cui attorno all’iperproduttività si nasconda sempre assenza di interesse o magari uno scaltro uso del ripetitivo. In realtà quest’ultimo film è stato girato un anno dopo,così il ritorno in scena di Emma Stone,Margaret Qualley,Willem Dafoe,dà sensazione di qualcosa dal tono ben ponderato. Yorgos Lanthimos dopo aver assorbito i capitoli allegorici sulla natura evolutiva,esistenziale,della passata esperienza,conduce Kind of Kindness ad un passaggio di consegne di ampio respiro motivando i protagonisti sui meccanismi interiormente feroci che invero l’ostacolano. Ritrova in contiguità il carattere eccentricamente inquieto che sanno emanare i suoi interpreti preferiti aggiungendoci la presenza di Jesse Plemons (Killers of The Flowers Moon,Civil War). Giustamente premiato a Cannes è l’attore sul quale si poggia l’architettura tematica e vitalista dei tre episodi della pellicola. La sua indole dalla scorza dura promette tipologie d’uomo da etichetta distinguibile,o meglio ancora discutibile,che non tarderanno a cozzare con l’imprevisto purtroppo mai tempestivamente segnalato nei nostri percorsi quotidiani. Senza addentrarsi nei particolari delle trame che preferibilmente vanno scoperte con l’attenzione di ognuno colpirà la volontà di (ir)resistibile geometria del controllo su se stessi e sulle vite degli altri che per comune denominatore traspare in ciascuna storia. La prospettiva di razionalizzare tutto appare una ricetta comportamentale che non offre sicure certezze. Tornano le astratte ma deterministe leggi del destino,accendendosi nei timori per interposte persone e per fatti accidentali che la conscia resistenza non potrà contribuire a fermare o deviare. S’ingigantisce il disegno fatalista mutandosi quale subliminale protagonista assoluto e spietato del vivere. Lanthimos attraverso le proprie parabole continua a descrivere una personale saggistica sul potere,sulla forza motrice sprigionata dalla sessualità,sull’imposizione coatta di cliché sociali,illustrando nei contrasti il plagio che s’instaura quando la subordinazione coercitiva di certi individui verso altri favorisce onnipotenza da una parte,impotenza dall’altra. Il significato di controllo ricorre anche come ossessione della morte cercandolo quale rifugio in una distanza percettibile ma illusoria e impotente,che trascina soltanto alla follia. Le metafore e le domande all’interno di Kind of Kindness provano necessità umana,fanno discutere incalzando risposte al fine di comprendere quanto le scelte non debbano poi essere condizionate dall’alto. Più pessimista di Povere Creature! bilancia egregiamente le capacità di osservazione tra scienza d’analisi e arcano. Costruire un immaginario solvente e accettabile tra tesi e antitesi,non è cosa da poco.
Franco Ferri