Ryan Golsling, applaudita esibizione all'Oscar
Si fa presto a dire che la premiazione dell’Oscar è un asettico cerimoniale,il noioso contenitore di celebrità e stelline che sembrerebbe ripetere sempre se stesso. Smoking e fashion però non faranno mai i monaci perché la notte di Hollywood va sempre interpretata come i suoi migliori film. Il palcoscenico del Dolby (theatre) rappresenta il campo del sogno,i suoi scalini d’accesso non sono soltanto il portale dell’empireo per chi vince ma hanno la forza insorgente di conquistare chiunque come fosse un soffio di approccio metafisico. Risveglia echi sopiti anche negli spettatori più recalcitranti e in particolar modo possiede la disponibile facoltà di unire,di voler partecipare ai fatti del mondo senza vergogne e censure,mettendo in moto consensi o polemiche che nessuna festa d’elite vorrà mai spalancare. L’edizione numero 96 in buona misura ha riproposto quello spirito tipico delle cinematografie migliori che pareva scomparso,forse confuso e disconnesso,dopo alcune stagioni ragionevolmente drammatiche. Quest’anno sono tornate in buon numero le pellicole di grande livello e non sembrava una cosa scontata. La competizione ha fatto sentire il proprio fiato dimostrando che Oscar può essere il simbolo di un cinema in ascesa nonostante tutta la seconda parte del 2023 (pure in questi mesi) venga registrata carenza di film hollywoodiani causa
il lungo e giusto sciopero finito a dicembre (il fatto avrà qualche minuto di presenza sul palco). Passerà agli annali la grande affermazione del film di Christopher Nolan che s’aggiudica sette fondamentali statuette.
Oppenheimer ha segnato una lunga scia di successi durante l’annata scorsa portando il suo autore a quel traguardo sempre avvicinato con altre magistrali opere. L’altra storia protagonista doveva essere
Barbie alla luce di tante candidature (8),soltanto una vittoria sarà appannaggio della pellicola (canzone di Billie Eilish),si consolerà con la miglior esibizione live dello show che possiamo incorniciare a buon diritto fra le memorabili. Quando ha preso il microfono Ryan Gosling,interprete in
Barbie,cantando
I'M Just Ken trascinava platea e palcoscenico alla maniera di una popstar mettendo a segno una performance talentuosa ed entusiasmante che ha richiamato l’onda coreografica di un musical facendo balenare come la gioiosa versatilità possa divenire virale anche di questi tempi. Spazio significativo è venuto dal riconoscimento per la miglior attrice a
Emma Stone che dopo quello ricevuto per
La La Land potrà aggiungersi con un personalissimo score tra le grandi della storia del cinema. La partecipazione civile torna invariabilmente alla notte dell’Academy,molto rilievo si è innalzato grazie alla diretta dal teatro verso le lontane regioni del mondo nel momento del premio al documentario,
20 Days in Mariupol. Il regista Chernov ritirando il primo Oscar vinto dall’Ucraina dichiarava che avrebbe desiderato non aver mai fatto questo film e di poter scambiare volentieri la statuetta purché la Russia non avesse mai invaso il suo paese. Ricordato anche Alexei Navalny con una clip rilevante tratta dal documentario che vinse l’anno scorso. Se raccontare per immagini resta un ausilio insostituibile nel trasmettere libertà attraverso l’arte questo si rivelerà di nuovo azzeccato con il premio al miglior film internazionale,
La Zona d’Interesse. L’autore Jonathan Glazer ringraziando ha voluto indicare come un aspetto basilare della storia sia stato rappresentare la disumanizzazione con una cifra d’impatto che facesse pensare al presente,non dimenticando un omaggio alle vittime innocenti dell’occupazione a Gaza.
Io Capitano di Matteo Garrone esce sconfitto dalla gara,del resto era un pronostico delineabile fin dai mesi scorsi. Il premio Oscar non dobbiamo dimenticarlo ha una rilevanza mondiale e supporto a questa o quella pellicola nascono da un percorso composito,lastricato da tante sembianze che finiscono per illustrare molto bene personalità e ricettività dei film. Su tale fisionomia si formano rilevabili condizioni oggettive contestualizzando una specie di geopolitica cinematografica e
Io Capitano risulterà vistosamente tra i meno performanti della cinquina. Il film nei premi di autorevolezza internazionale avrà 34 riconoscimenti di cui ben 28 in Italia. Dove è uscito in sala gli incassi hanno lasciato a desiderare (Francia,Regno Unito e Spagna),negli Usa al cinema in programmazione durante le tre settimane prima degli Oscar ha sommato 150.000 dollari facendo evidenziare l’andamento al box office più basso tra i nominati nella categoria. D'altronde gli stessi interventi critici sulla stampa estera non lasciavano trasparire che fosse un capolavoro. Osservando altri scontri diretti (European Awards e Golden Globes) si vide già che non possedeva il passo vincente. Per esempio
La Zona d’Interesse nel carnet omogeneo possiede 57 premi (2 Oscar) e se guardiamo al box office mondiale scriverà 52 milioni di dollari dei quali 8 e mezzo negli Stati Uniti.
La Società della Neve di J.A. Bayona ha ricevuto nei vari paesi 40 premi e sponsorizzato da una grande società streaming forse avrebbe potuto detenere potenzialità per far fuori ogni competitor. Senza dimenticare che
Anatomia di una Caduta (1 Oscar) ha di fatto liberato un posto tra i nominati al film internazionale per la
nota questione interna alla Francia. L’ipotetica presenza della storia di Justine Triet sicuramente non avrebbe lasciato scampo ad alcun concorrente come vedemmo in Europa e ai Golden Globes. Finora il drama-thriller ha incamerato 114 premi nel mondo avendo incassato 36 milioni di dollari (5 milioni negli Usa). Decodificare i numeri aiuta in una categoria in cui il book of score apre alla conoscenza e trovare ampia visibilità all’Oscar conta per gli elettori.