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Tre premi europei a Youth di Sorrentino battistrada di film sulla vecchiaia
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Michael Caine
Michael Caine
Quando il premio continentale ai film prodotti in Europa esprime l’annuale verdetto si vorrebbe far pensare che questo sia l’omologo al di qua dell’Atlantico dell’Oscar,ma non è così. Le edizioni dell’European Film Awards non assomigliano affatto alle mitiche statuette hollywoodiane per una ragione molto semplice. Gli Academy Awards anche quando presentano nominations e vincitori discutibili hanno come punto di riferimento il cinema,contenuti affini a prestazioni sempre permeabili all’essenza di una cultura. Negli Efa non c’è una fotografia locale equivalente,scremata alla stessa maniera,nelle scelte prevale una forma geopolitica in cui le lobby sono padrone assolute di questo premio dichiarato ingiustificatamente a kermesse ecumenica. I 28° Premi Europei fin dalle candidature non possono pretendere di rappresentare il meglio del cinema nel 2015 per il semplice fatto che ci sono nelle selezioni omissioni e parzialità veramente imbarazzanti. In coerenza con quanto presentato vorremmo però limitarci ai players in campo e cercare un minimo comune denominatore contenutistico sulle scelte dei giurati. E’ fuori dubbio che le tre statuette assegnate a Youth – La Giovinezza (film,regia,protagonista) sono un risultato macroscopico e contraddittorio a favore di una pellicola che non ha registrato analogo,omogeneo consenso presso il pubblico e la stampa europea. Fa pensare cosa disse l’autorevole Cahiers du Cinema,a proposito del sopraddetto film e della sua spropositata esposizione,affermando quanto di Inquietante possa esserci dietro il palcoscenico dell’industria cinematografica. Tradizionalmente gli European in questi anni di crisi sono sempre stati vicini alle sorti del cinema italiano,non soltanto con lo stesso Sorrentino (La Grande Bellezza) ma anche un film di Checco Zalone fu nominato qualche stagione fa e l’anno scorso vinse La Mafia Uccide Solo d’Estate. Resta piuttosto appariscente la propensione della giuria per storie di stampo conservatore,molto corrette politicamente,sulle quali pende canto decadente e affascinato per la senilità. In questo confine aperto si collocano non soltanto i premi al film di Sorrentino ma imprimendo acuto lirico troviamo miglior attrice,Charlotte Rampling in 45 Anni,straziante plot sentimentale sul tempo che passa. Uguale dosaggio e significato per il migliore attore,Michael Caine (Youth) ai danni della più grande interpretazione prodotta dal cinema europeo quest’anno,Vincent Lindon in La Legge del Mercato. Fa veramente indignare aver ignorato il ruolo dell’attore francese che ha saputo rappresentare alla grande il dramma umano e morale più straziante dei nostri giorni,quello vilipeso dall’etica distruttiva delle nuove regole nel mondo del lavoro. Qualcuno diceva che non c’è posto per gli altri in un paese per vecchi,e l’aforisma pare trovare accordo nell’attimo in cui le pellicole più talentuose vengono dimenticate o tuttalpiù riconosciute con qualche dolcetto. Prendiamo Mustang e Rams candidate ai massimi riconoscimenti che si ritroveranno sconfitte,ma forse esprimevano troppo pessimismo e inquietudine. Il primo,Mustang verrà successivamente gratificato da un contentino (Fipresci). Il film più giovane veniva da oltremanica,si chiama Ex Machina scritto e diretto da Alex Garland,rappresenta il fulcro più innovativo in temi e spirito permeante,ottenendo il miglior risultato di tutti i candidati al box office internazionale. Storia tracciante mille interrogativi sui rapporti uomo tecnologia era uno dei più vivi rappresentanti sullo stato dell’evoluzione contemporanea che il cinema abbia offerto quest’anno. Facile comprendere l’idiosincrasia degli Efa a questo tipo di film. C’era pure Nanni Moretti e Mia Madre,la pellicola sarebbe stata a pennello nella filosofia di Berlino ma non ha vinto nulla. In questo caso ha prevalso l’affollamento nella stessa tematica e Sorrentino ha messo a punto un meccanismo retorico,ancor meglio propagandistico,di perfetta vecchiaia.
Franco Ferri
13 dicembre 2015