Primo Piano
Crossfire
Film Joker
Box Office World
Premi & Festival
Trova Cinema
La Vetrina
In Sala
Scrivici
Vedi tutti i film in programmazione
Mufasa Il Re Leone
Conclave
Diamanti
Io e Te Dobbiamo Parlare
Una Notte a New York
Me Contro Te Cattivissimi a Natale
Kraven Il Cacciatore
La Stanza Accanto
Grand Tour
Oceania 2
Triangle of Sadness: L’eccentrica genialità
Film che avvince tra immaginario e filosofia divenendo cult senza riserve
Un regista riconosciuto dai grandi premi, ma l’ottima attrice è scomparsa

Ruben Östlund, Grande regia in Triangle of Sadness
Ruben Östlund, Grande regia in Triangle of Sadness
Il regista svedese Ruben Östlund è colui che più di altri ha saputo imprimere negli anni duemila un proprio denominatore. La filmografia che ha realizzato nell’arco di un decennio rappresenta un contributo fondamentale del cinema al pensiero contemporaneo. Esprime nelle storie profonda aderenza e capacità linguistica per decodificare la strana,straziante simbiosi dell’uomo odierno alla prese con il gioco irrazionale e traslato che si forma dalla rappresentazione del tessuto sociale. I suoi film sono sviluppati nella perenne dicotomia tra ordine e caos estrapolando una concettualità che matura visione antagonista quale centralità di mistero insondabile e di prospettico palcoscenico. L’autore al pari dei grandi maestri del passato è riuscito a unire conoscenza e scoperta con il carattere civile,morale,politico,usando la scrittura di un film per far meditare alo spettatore reattivo il disegno spesso nebuloso del mondo dove siamo. Risulterà in breve lasso di tempo uno dei registi più premiati al prestigioso Festival di Cannes che ha sempre saputo intercettare i grandi innovatori,concedendogli il riconoscimento di due Palme d’Oro (The Square,Triangle of Sadness) e prima ancora (2014) il Premio Giuria-Un Certain Regard per Forza Maggiore. Allegorie e senso del corale restano segni chiave anche in quest’ultima opera,Triangle of Sadness,mettendo in luce quel ritratto temuto,molte volte calato nel relativismo,pieno di vaga astrattezza,che tende a connaturarsi nell’immagine del Potere. E’ una formula invero concreta capace di esercitare il comando sulle altrui volontà,che assume nella pellicola una conformazione di fenomenologia (in)controllabile,sovrintendendo come un’entità superiore l’assetto di stabilità,contribuendo in conseguenza al mantenimento dello status quo sociale. La capacità di attrazione mediata dal denaro diviene la dialettica magnetica di una religione immanente che sembra convincere l’uomo a usare in maniera impropria i sentimenti per stratificare la deviante volgarità dell’essere. Il sogno,o il miraggio,d’identificarsi nell’agiatezza hanno allontanato altresì le classi subalterne dal desiderio di rinascita. L’unica fondata realtà che loro sembrano distinguere,ringraziare,è quella infausta di rimanere servilmente ultimi. Sotto questi indirizzi si diramano le finalità di ogni condivisione interpersonale circoscrivendo significati ancestrali che illuminano la visionarietà complessiva. Triangle of Sadness alimenta un moto circolare molto pessimista che per sua eccentrica genialità si completa nell’autorevolezza divenendo il più sottile (roboante) afflato politico da molti anni. Guarda al refrain più sibillino prodotto dal marketing per conquistare il mondo,trasformare il cinismo nel più spregiudicato ottimismo,slogan interiore che latitudine dopo latitudine pare aver plagiato un bel po’d’occidente nel copyright del dispotismo con sorriso. La crociera di lusso corrisponde eleganza,lusso e cattivo gusto ai suoi ospiti,ma sarà la traversata in un oceano che non ci sta più a far l’inchino ai potenti e pretende ruolo fatalista quanto avvolto di seducente oscurità. Vacanze e metafisica producono nella pellicola la mescolanza più ardita e riuscita dove il magniloquente immaginario alla Stanley Kubrick si coniuga con la ritrovata modernità filosofica di Karl Marx. I personaggi tra grottesco e dramma somatizzano la più lirica pianificazione dei mali contemporanei che sorgono dal disfacimento etico,dal permeare di una sordida corruzione interiore,corrispondendo il più limpido valore di fondo come intendeva anche Pier Paolo Pasolini. Ci sembra giusto ricordare una figura primaria del cast,Charlbi Dean,purtroppo scomparsa prematuramente mesi dopo la premiazione del film a Cannes. Ha interpretato Yaya,la giovane modella/influencer,che avrà in Triangle of Sadness un’importanza basilare su tutta la storia esprimendo gamma di tonalità composite,speculari per la riuscita. Dimostrò carisma innato e l’importanza del film l’avrebbe sicuramente lanciata tra le star.
Franco Ferri