Michel Hazanavicius
L’ottantaquattresimo Oscar ha celebrato fuori da retorica e considerazioni di convenzione il ruolo irrinunciabile del linguaggio del cinema.
The Artist e
Hugo Cabret sono stati in segno determinante la pool position immaginifica che non aderisce affatto a significati retrospettivi o nostalgici ma va a sottolineare,come le filigrane dei due film evidenziano,la forza originale e attualizzante di un messaggio cinefilo. Dieci statuette per i due film anche se quello francese si porta a casa le più importanti confermando lo stato di grazia di una cinematografia che dopo quella in lingua inglese rappresenta al meglio il ritratto cosmopolita della settima arte.
The Artist fa il pieno come miglior film,si avvale dell’interprete che ha ridato vita all’espressionismo muto,Jean Dujardin proiettandolo in una dimensione da star esattamente opposta al ruolo ricoperto nella storia. Non poteva mancare il riconoscimento alla regia di Michel Hazanacicius,artista parigino che ha creduto in prima persona a questo progetto inizialmente considerato bizzarro. Completano lo score il premio alla colonna sonora elaborata da Ludovic Bource e quello per i costumi di Mark Bridges. Al film di Scorsese
Hugo Cabret va l’altra cinquina anche se le categorie appartengono solamente al settore tecnico come Fotografia,Effetti Speciali e Sonori e,soprattutto quello alla Scenografia ritirato da Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo.
'The Artist' è il film dell'anno
Per il resto l’Italia del cinema continua ad essere ignorata dal prestigio che conta preferendo il pianto d’occasione nella palude autarchica che si è creata attorno. L’edizione 2012 è storica principalmente per una cinematografia in crescita,rappresentata dall’Iran,la cui pellicola
Una Separazione di Asghar Farhadi ha trionfato nel Miglior Film Straniero,dopo che aveva vinto quasi tutti i premi importanti di respiro internazionale. Un plauso ci sembra doveroso per Il Miglior Film d’Animazione assegnato a
Rango di Gore Verbinski,avventura ecologica in stile western che ha saputo conciliare i giudizi della critica con quelli del pubblico. Ancora Meryl Streep che prende il suo terzo Oscar per
The Iron Lady,trent’anni dopo
La Scelta di Sophie,impersonando Margaret Thatcher con il contributo di un certosino make-up anch’esso premiato con la statuetta. Certamente in gran spolvero i fratelli Weinstein perché l’Academy di quest’anno ha loro riservato otto Oscar portando il totale a sopra novanta vittorie,riuscendo a consolidare un record notevole fra le produzioni indipendenti.
F. F.