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Stanlio & Ollio: La finezza dell’illusione
Gli anni in cui la celebre coppia cercava la rinascita recitando in teatro
Reinventarsi nella scena è una scelta saggia per ritrovare l’energia vitale

Steve Coogan e John C. Reilly sono Stanlio & Ollio
Steve Coogan e John C. Reilly sono Stanlio & Ollio
Nella via di mezzo della loro parabola,quando l’amore del pubblico pareva invitare a toccare l’orizzonte del paradiso,mentre la comparsa di qualche insolita nube non sembrava appesantire più di tanto futuri progetti,Stan Laurel e Oliver Hardy,continuavano da re della commedia una già corposa filmografia che stava fortificando le mura e la storia di Hollywood. Siamo nel 1937 e in quell’annata all’apice per i due comici qualcosa cominciava a cambiare perché il successo non è una strada piatta che esclude qualunque insidia ma presenta spesso allarmi da non sottovalutare. Così inizia,Stanlio & Ollio,storia sulla vita di una coppia mitica che ha ipnotizzato intere generazioni di ogni età prima al cinema poi,come se il tempo non rappresentasse problema,hanno riempito con share i palinsesti delle tv. Diretto da Jon S. Baird e interpretato da Steve Coogan (Stan Laurel) e John C. Reilly (Oliver Hardy) è un film che racconta spicchi di vita e la geniale attività artistica tra la fine degli anni trenta e il 1953,nel momento in cui un possibile nuovo ciclo infonde lena ai due personaggi. Trascorrono stagioni esaltanti quanto burrascose,dove il pacioso e un po’poco avveduto carattere manageriale degli attori non sa contrastare efficacemente certe pretese da padre padrone del produttore Hal Roach che dopo averli gestiti con parsimonia finanziaria non vuol saperne di un nuovo contratto di alto valore per tutti e due insieme. In parallelo al termine del decennio cominciava ad oscurarsi il loro astro lucente a causa della competizione degli studios e di alcuni lavori,separati e non,che non saranno all’altezza dei precedenti. Lo spartiacque della guerra cambiò molte cose,fino ad arrivare al lungometraggio,Atollo K,datato 1951,dal quale uscirà la parola fine della loro attività cinematografica. Quindi il focus della pellicola si concentra proprio nei due anni successivi a quel film mentre i due amici,anche fuori dal set,vogliono riprendersi una fetta di giusta esistenza sulle scene. Dopo aver raccontato il prologo rampante di una carriera da comici fenomenali con alcune imprecisioni e qualche capitolo rilevante dai tratti eccessivamente riduttivo,Stanlio & Ollio,porta le location in Gran Bretagna. Inizia una tournee teatrale da perseguire nel riscatto artistico e personale con tanta voglia di fai da te e senza vere aspettative da sold out. Piccoli palcoscenici e poca gente a vederli non offrono ai due riflessivi partner della risata quegli stimoli che vorrebbero ma non tutto appare perduto. Questa volta si associano ad un organizzatore teatrale volonteroso,una professionalità che con ogni probabilità gli era mancata negli anni d’oro per coordinare e amministrare strategie da star hollywoodiane. L’agente e manager riesce a creare intorno ai due quel piano lavorativo che oggi chiameremmo marketing attraverso la partecipazione dei due a incontri,eventi e beneficenze. Occasioni pubblicitarie che generano indotto tale da far rivivere interesse verso nomi ormai storici,così le rappresentazioni sceniche cominciano a riempirsi fino a giungere in un grande teatro di Londra. In fondo c’era tanta abnegazione e volontà artistica,la verve da grandi commedianti non sembrava finita e il pubblico faceva rifiorire il magnetismo della risata reso ancor più convincente dal contatto diretto. Da lì a poco potrebbero iniziare le riprese di un nuovo film,dedicato alla figura di un Robin Hood grottesco che convince la prospettiva e la creatività comica del duo. Per Laurel & Hardy l’esperienza diventa la novità essenziale,non rincorrono a paraventi di maniera per eclissare l’incombente terza età o per illudersi di riaccendere l’antica stella che non c’è più. La superba follia di quel deus ex machina della scrittura incarnata in Stan Laurel (spesso non accreditata) adesso come allora resta una folgorante chiave d’interpretazione anche per Ollio,facendo riecheggiare temi surreali espansi da eccellente comicità che portavano di nuovo in ebollizione spettatori e critica. Del resto nella vita normale non avrebbero saputo fare altro di meglio,come la sottigliezza delle commedie interpretate tante volte ci ha suggerito. Reinventarsi in scena è un modo saggio per riagganciare l’energia vitale,l’idioma schietto del’interiorità che vale ben oltre il prezzo di un assegno incassato. L’arte di persuadere il pubblico fa parte del background,del lavoro degli attori,ma a volte serve a creare opportunamente un’illusione viva per se stessi. La capacità di autosuggestione per sopravvivere al buio esistenziale che il tramonto ha reso irto di crudeltà non cade nella trappola della nostalgia. La pellicola sa trasformare l’idea dei piccoli inganni con generosa eleganza,metabolizza una fine messa in scena per svolgere la parabola umana e artistica della coppia più straordinaria della storia del cinema.
Franco Ferri
10 maggio 2019