Michael Caine e Harvey Keitel
Nella sbornia di immagini che sostengono il film di Sorrentino sovviene senza indugio la domanda pertinente,quella da cui lo spettatore pretenderebbe un aiuto per capire se
Youth – La Giovinezza motivi veramente le rapide fluide dell’immaginario. La questione risulterà quanto mai fondata affinché l’ipotizzata consistenza cinematografica della pellicola,che vorrebbe ammantarsi a ragione di stile,non sia un’aleatoria vernice garantita da incantatori mediatici sempre in agguato. In periodi di addomesticato uso dell’analisi che coincidono con la semplificazione eccessiva ed ossessa nel rapporto critico del cinema attraverso una lettura tendente a ridurre specificità sostanziali,il solo aspetto formalista vuol rilevare queste ultime escludendo connessione vitale tra origine e virtù artistica. Al cospetto delle luci abbaglianti nella pellicola che spesso hanno potere intimidatorio nel disarmare la profondità dello spettatore meno introspettivo,abbiamo comunque carpito alcuni segnali a deduzione psicoanalitica,impliciti ma efficaci,nello svelarci un certo modo di sviluppare la storia da parte di Sorrentino. Sono massime e fronde di dialogo che offriranno condizioni ottimali al supporto delle nostre domande,evitando di farci essere le solite vittime designate dell’esercito propagandistico,quanto meno potremo ristabilire un giusto e fondato equilibrio critico. Uno dei protagonisti anziani dice all’altro,nel momento statico di crisi creativa,che se non possiedi l’ispirazione vai avanti con la fermentazione. Seguirà affermando poi che basta guardarsi in giro,carpire e il talento fa il resto. Quando manca la scintilla,locomotiva di energia infinita,la si sostituisce immettendo nel calderone quantità di roba varia augurandosi una lievitazione chimica,magari sperando in un ulteriore balzo alchemico da trasformare l’alterabile materia in purezza aurea.
Rachel Weisz
Questo principio è applicato per le linee guida del film ma il cinema non può sperare sempre nell’improvvido disegno dettato dall’improbabilità,dal miracolo narrativo e furtivo che si compie con la sola volontà di sentirsi ineguagliabili. Il fenomenale Maradona (rappresentato nel film) ha contagiato Sorrentino che pensa di ripetere nel gioco della settima arte stessi palleggi e fraseggi con infinita presunzione. Il cinema è altra cosa,l’idea d’immaginario che circonderà Ballinger (Michael Caine) non è stata approfondita,affinata e fluidificata. Resterà spesso slegata dal contesto,per questo risulterà con insistenza fine a se stessa e solo riempitiva,fornendo la percettibile distanza che consegue l’insincerità tematica. L’estenuante clima ipertrofico che accompagna
Youth – La Giovinezza si metabolizza in questa soluzione,una vuota leggerezza con l’ambizione di comunicare una supposta estetica mai nata dall’interrelazione drammaturgica di luoghi e personaggi. Manca nel centro della storia uno spirito dinamico,il regista pensa di risolvere affidandosi ad una serie di rozze allegorie dal passo corto. In particolare il Marx tatuato che non respira più o quella ancora peggiore del passato e futuro visti dalle ottiche terminali del cannocchiale,non dimenticando le infinite stupidità sulla morte presunta del cinema e contro l’intellettualità. A Sorrentino piace espressamente il pensiero anti moderno che,qui alla pari dei suoi film precedenti,trova spiccata configurazione dai toni reazionari contemplata da un epilogo di facciata morale discutibile se non ultra conservatrice. L’astruso teorema che vorrebbe parlare di desiderio,giovinezza,creatività e fine non trova credibilità paradigmatica e si sbriciola sulle corde del messaggio involuto. Il concorso di Cannes non riserverà al film alcun riconoscimento,fatto del tutto logico per chi ha seguito l’evento direttamente al festival senza il filtro partigiano ed enfatico di tanta stampa italiana. La graduatoria fissata dal
Critics Rating,con i voti di qualche centinaio di testate critiche accreditate sulla Croisette,attribuisce a
Youth il 12° posto tra le 19 produzioni delle selezione ufficiale in gara: Consideriamo che,tra gli otto film premiati fino alla Palma d’Oro,tutti hanno avuto una posizione nei primi posti della classifica coincidendo con i verdetti della giuria guidata dai fratelli Coen. I cinefili non hanno risparmiato contestazione a Paolo Sorrentino. Se da una parte
Cahiers du Cinema continua già da tempo commenti negativi,ora s’aggiunge il noto magazine
Les Inrocks. Romain Blondeau si chiede argutamente perché i suoi film siano sempre presenti al concorso. “
Che il Festival di Cannes gli offra (Sorrentino)
ogni volta una tale vetrina è nella migliore delle ipotesi noioso,nella peggiore…inquietante ”. Una riflessione davvero ispirata che sa andare oltre ! Invece lo specializzato,culturale
L’Obs tuonerà per voce di Guillaume Loison in modo diretto
,“ Film sgangherato,volgare,la magniloquenza del film è banale “.Critikat.com,sito prediletto per gli appassionati di cinema nel web
,giudicherà così
Youth – La Giovinezza. “ Plasticamente indegno per un film presentato in concorso,i capitoli che rappresentano uno sguardo critico sulla volgarità e sulla presunta bellezza sono brutti e kitsch”.