Il premio Oscar conteso da cinema e tv parla dei suoi lavori per sé stesso e altri
Discute su Third Person,ultimo film diretto, poi il periodo con Clint Eastwwod e 007
Intervista di Franco Ferri
Paul Haggis
Paul Haggis è un personaggio molto autorevole,sempre interessato alla discussione su film e altre problematiche al centro della società. L’abbiamo incontrato in una pausa del suo lavoro che travasa idee per tv series e film da grande schermo. Soprattutto per il cinema ha trovato una cifra carismatica che portarono il regista canadese all’Oscar con doppia statuetta per
Crash (2006),film dalla dimensione innovativa così forte da lasciare segno tangibile nella cinematografia del nuovo millennio. Più di recente ha trascorso un periodo romano durante le riprese del film
Third Person con Liam Neeson,Mila Kunis, Adrien Brody,Olivia Wilde,James Franco. La chiacchierata parte da quest’ultimo film per spaziare successivamente e polemicamente verso determinate questioni,ma il cinema che scrive e quello diretto ci conducono ad argomenti morali in cui rivelerà insospettabile umorismo. L’altra faccia del cinema.
Third Person ha location tra le altre città pure a Roma, dove la dimensione umana e ambientale del film evidenzierà un’atmosfera insolitamente oppressiva,inospitale che ribalta completamente i cliché di accoglienza sulla capitale.
L’episodio che vede protagonista Adrien Brody (l’amore con la zingara ndr) sviluppa una precisa idea che mi ero fatto sulla città. C’è troppa pressione di stampo razzista nei confronti di Rom,zingari e verso tutti coloro in qualche misura più deboli. Quest’aspetto non è edificante per una città dal valore cosmopolita,l’ho voluto inserire nella storia e lo sviluppo a tratti irrazionale che Scott (Adrien Brody ndr) alimenta come un’ansia è riequilibrato dal desiderio d’amore e di grande libertà sentimentale che gli verrà offerto dalla giovane,generosa zingara.
Dopo la guerra in Iraq è diventata iconografica la sequenza de Nella Valle di Elah in cui il vecchio conservatore ammainava in preda alla vergogna la bandiera a stelle e strisce che invariabilmente ogni giorno issava in segno di gloria americana. Il disagio di uno sporco conflitto ha foraggiato una vasta filmografia anche autoriale,ma di recente Clint Eastwood ha voluto invertire il corso delle idee nell’esaltare il cecchino di American Sniper con enorme successo. E’ il colpo di coda della maggioranza?
Quando feci Nella Valle di Elah (2007) stava ingigantendosi in una larga parte dell’opinione pubblica il senso di dramma e dolore provenienti dall’Iraq,riversandosi anche sulle coscienze di tanti individui che credevano l’attacco di guerra un atto dovuto. C’era un clima diffuso di ritorno alla realtà disillusa che potevi percepire,respirare in modo tale da poterlo rielaborare nella scrittura di un film. Io,un po’come tutti quelli che fanno questo mestiere,sono permeabile a tutto ciò che mi circonda,nascono splendidi spunti,un’azione,un gesto,le parole,offrono input eccellenti da tradurre in ogni tipo di storia. Perciò non credo che American Sniper rappresenti il punto di vista maggioritario. Clint ha voluto suscitare una discussione,forse provocando,del resto il successo di quel film è stato in tutto il mondo identificandosi nelle scelte del personaggio principale quali rappresentassero la cosa giusta da fare in quel preciso momento.
Con Eastwood hai avuto una stretta collaborazione scrivendo per lui tre film (Milion Dollar Baby, Flags of Our Fathers, Lettere da Iwo Jima). Quale differenza nella sceneggiatura di una pellicola personale e quella fatta per altri ?
Il lavoro dello scrittore di cinema non è poi molto differente dal narratore a tutto campo,quando elabori una sceneggiatura devi avere lo stesso tatto,sia che questa sarà la base per un tuo film,sia che provenga da una collaborazione di cui non sarai regista. Nelle storie di Clint avevo compito ben preciso per elaborare il centro drammatico dei personaggi chiave. La scrittura e la verità dei dialoghi doveva possedere forza,spessore per rendere nelle immagini quel cinema in piena energia con le sue corde. Avrei usato stesso modo di stesura se quelle pellicole fossero state dirette da me.
Uguale metodo anche quando ti occupasti di James Bond in Casino Royale e Quantum of Solace. Forse 007 ha creato maggiori problemi ?
Se fai lo sceneggiatore devi considerare di essere eclettico come prova continua per sondare se stessi. Lavorare al servizio del più grande agente segreto della storia del cinema coincide con un periodo molto favorevole che convinse Barbara Broccoli e il suo staff a darmi l’opportunità. Cercavano un nuovo corso di racconti per James Bond,sotto l’aspetto di Daniel Craig,non fu facile all’inizio trovare il passo da abbinare ad una linea di storia che doveva mantenere certi livelli classici,poi sono rimasto molto contento e affascinato da quella esperienza.
Crash - Contatto fisico è il film che vinse l’Oscar mettendoti nel gotha dei prestigiosi autori mondiali. Resta una storia paradigmatica con moto circolare dove s’inseriscono tante gamme di sentimenti,dalla diffidenza fino alle porte del rinnovarsi. Ogni protagonista sembra percorso da un piccolo karma della quotidianità che cerca di rimettere in sesto il presente per relazionarsi con un futuro migliore, lontano da quel passato dove nascevano guai.
Ciascuno di noi dopo una caduta deve guardarsi indietro,non è nel contingente il principio dei nostri problemi. Ciò che ti accade è una riflessione per tentare di riaggiustare il filo rotto nel tempo precedente Inoltre nel passato troviamo da sempre un esempio lampante,pratico per tutti quelli che fanno cinema. Quando il film che hai fatto in precedenza non ha incassato,risulterà molto difficile metterne in cantiere uno nuovo,i nodi sono sempre nel passato e scioglierli è un’impresa che va tentata comunque.
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