John Cho, Issa Rae annunciano le Nomination 2020
Gli inviti al gala per eccellenza di Hollywood sono stati spediti. Soltanto in pochi avranno il privilegio di accedere alla cerimonia degli Oscar dopo che la serrata lotta tra rivali più o meno creativi si è scatenata negli ultimi mesi dell’anno. Una battaglia all’ultimo voto che ha lasciato a secco molti pretendenti trascinando lecita speranza in quei fortunati prescelti dall’Academy che siederanno ansiosi all’apertura delle buste a soli tre passi dal mito. L’edizione targata 2020 qualunque sia il verdetto finale vivrà di un eco che poche volte si ode con nitido vitalismo. Il 2019 viene segnato da un film che in modo autorevole si è imposto ai box office e d’istinto nei risvolti reali delle società internazionali.
Joker di Todd Phillips ha scritto pagine importanti e di rottura quali non si vedevano da tantissimo tempo. Le proiezioni della pellicola hanno rappresentato e rappresentano eventi senza eguali,ben al di là di qualunque freddo teorema sui valori cinematografici,perché con energia corrosiva catalizza una comunicativa naturale e di aperta discussione in cui molti si andranno a identificare. Mantiene elevata la costante allegorica e drammaturgica che nasce dal personaggio interpretato da Joaquin Phoenix giocando sull’equilibrio tra catarsi romanzata e input di appropriata ascendenza sociologica. La sua maschera ancestrale la ritroveremo realmente sulle strade come simbolica vestigia tra i dimostranti durante le rivolte avvenute in Cile. Alla stessa maniera potremo definire l’irresistibile ascesa del Coreano,
Parasite,che vincendo a Cannes iniziò un cammino di successo nei cinema di tutto il mondo. Negli Usa poche volte un film sottotitolato aveva raggiunto vertici d’incasso tanto considerevoli ma l’alto livello del linguaggio cinematografico e la sferzante subliminale del messaggio che rilancia il dualismo dei ceti è stato un mix ipnotico assimilabile in ogni continente. Le 11 nomination per
Joker e le 6 ricevute da
Parasite stanno per molti versi in queste considerazioni,mai come adesso sarà calzante un’antica topica di Marzulliana memoria sui film che possono veramente cambiare la vita di uno spettatore. Citazione del resto basata sovente sulla vaghezza d’inesplicate risposte rese ancor più aggrovigliate dal mai risolto senso utopico della forbita domanda. A fronte di certezze poste in evidenza dagli inviti agli Oscar la risoluzione di quel sofico enigma ora avvertirà tutto il razionale sapore dell’attualità. 10 candidature verranno attribuite al film di Sam Mendes,
1917,e altrettante per
C’era una volta …a Holywood,l’omaggio sacrale di Quentin Tarantino a un periodo fervido del cinema che nel medesimo attimo sa divenire perfettamente unico e dissacrante. Il maggior numero di nomination complessive (24) vanno a Netflix,il cui capofila,
The Irishman di Martin Scorsese,riuscirà a portarne a casa 10. Eppure non siamo convinti che i titoli della società streaming se fossero stati destinati al grande schermo avrebbero avuto tanta risonanza. Per certo sono il frutto in chiaroscuro di gigantesche campagne pubblicitarie per accreditare velocemente Netflix ai piani alti dell’industria. Tra il pubblico in salotto e quello tipico della sala abituato a uscire,incontrarsi e immedesimarsi con più attenta concentrazione sullo schermo esiste tuttora un gap ricettivo a favore di quest’ultimo. Il film di Scorsese riproduce vecchi cliché del regista senza novità alcuna,introducendo un pizzico di conformismo narrante,mostrando disorganicità e poca accortezza nel disegnare fluidi aspetti di prosa cinematografica come avveniva in passato,purtroppo artisticamente fisserà una parabola in discesa. Nel caso de
I Due Papi se fosse stato prodotto da studios classici avrebbe trovato al cinema l’indifferenza di spettatori e critica,non è affatto un film da Notte degli Oscar. Ci sono studios che investono molto con ritorno immediato e altri che sbagliano il tiro decisivo per supponenza incredibile. Ne fa le spese Christian Bale,grande coprotagonista in
Le Mans ’66 – La Grande Sfida,che
20th Century Fox (consociata
Disney) ha cercato d’imporre senza alternative per la nomination quale
Miglior Attore. Si è rivelata una strategia autolesionista in una cinquina praticamente blindata che presenta già da mesi un carismatico favorito nel nome di Joker. Quando l’abbiamo applaudito sinceramente per la nomination,
Attore Non Protagonista,nell’articolo
Un Pilota che Vale l’Oscar s’intuiva da allora con pragmatismo che soltanto lì,l’attore poteva trionfare di nuovo dopo la statuetta vinta nel 2011 (
The Fighter). Nella suddetta categoria c’è sempre meno pressione e i più accorti hanno saputo piazzare coprotagonisti quali Tom Hanks e Brad Pitt che Christian Bale poteva per il vero surclassare. Resta il rammarico per un’interpretazione molto valida ma l’Oscar 2020 giocherà comunque altre carte storiche.