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Noah, padre dell’immaginario e del dubbio
Una sfida non solo produttiva riporta in auge arcano e dilemmi umani
Un confronto che osserva il senso della visionarietà tra Bibbia e Aronofsky

Noah interpretato da Russell Crowe
Noah interpretato da Russell Crowe
Il passaggio di Darren Aronofsky ad una grande produzione,quelle che solitamente concedono pochi margini allo slancio creativo di un autore,poteva essere una tempesta senza eguali a sfavore del giusto clima ispirativo dell’immaginario. Portare sullo schermo nuovamente l’Arca di Noé a prima vista poteva apparire come il classico lavoro impostato su un binario già programmato da affidare ad un marketing che solleticasse il pubblico sull’eco e il carattere immaginario di una delle più suggestive storie mai conosciute. Il regista newyorkese ha raccolto la sfida andando oltre un’impresa freddamente produttiva facendo in modo che nella sceneggiatura e relativa messa in scena prevalesse l’impronta di un certo modo di raccontare la vicenda omogenea al proprio stile. L’osservazione della figura di Noè é rivissuta con una sensibilità contemporanea che contempla il tema della scoperta attraverso elaborazioni interiori e psicologiche propedeutiche ad una forma intuitiva del grande progetto da realizzare. Aronofsky ha avuto sempre forte predisposizione verso la visionarietà,nella storia del diluvio universale del resto c’è il disegno a lui congeniale che conduce l’uomo all’arcano dentro il percorso della rivelazione. La Bibbia rimane sotto molti aspetti la storia più raccontata,ricca d’interpretazioni,in svariate culture e religioni,attraverso uso di parabole e sensi allegorici che si antepongono quando non divengono assoluti precursori di ogni realtà eventualmente accaduta autenticando autorevolmente una ragione di verità. Questa energia originaria,se non di forza davvero speciale,sovrintende costruzione letteraria o di altra natura narrativa ma prima ancora esprime efficace uso stilistico che deve toccare e comunicare un traslato mitico senza tempo. La Genesi in fondo si appella all’immaginario di ogni epoca e su questo aspetto è anticipatrice di suggestioni moderne attivando nell’uomo,qualunque sia il suo processo evolutivo,uno straordinario visionario input significante. Per questa concezione il racconto di Noé e dell’Arca,contenendo in sé estrema presenza prioritaria di patrimonio immaginifico,poteva prefigurare un’insidia palese per il regista. In sostanza l’impresa nel diluvio sembrava una via antagonista alla sua cinematografia fatta di approdo all’arcano per induzione. In quella sorta di cinema ante litteram uscito migliaia di anni fa c’erano tanti intrecci,visioni e discesa nel mistero da spiazzare chiunque. A ben guardare non può far altro di entrarci senza remore,ben sapendo che nel suo film dovrà provare una via all’inverso cercando di far rinascere diversamente quella struttura già per se stessa piena di alberi della vita,confacente ad una condizione umana con debolezze e predisposizioni al cigno nero. Noah (Russell Crowe) si muove nel dubbio,il dialogo divino è rappresentato con qualcosa d’interiore,stilizzato e molto distante dall’eccessivo quanto finto meraviglioso consegnatoci dalle filmografie del passato sull’argomento. Il contrasto che lo anima spesso tende a trascinare nell’incertezza la sua personalità oscillando tra barlumi dell’eletto e rovinosi episodi da baratro. Riconduce il protagonista ad un rapporto stretto con i familiari che nonostante il carisma di Matusalemme (Anthony Hopkins) vorranno seguirlo rendendogli la vita difficile,vulnerabile,timoroso,aggredito di fronte al tentativo di una grande missione da compiere. Darren Aronofsky riesce a rimanere coerente con la scrittura dei suoi lavori e delle tematiche a lui confidenziali. Noé nel viaggio che lo condurrà dentro a guida dell’Arca non è dissimile da Nina del Cigno Nero ma dai capitoli del film odierno non esce la medesima impressione folgorante e tonica conosciuta anche nell’Albero della Vita. La chimica delle emozioni non ha dosaggi esatti e riproducibili a prescindere,forse anche la cinematografia possiede un profondo,misterioso arcano.
Franco Ferri
23 aprile 2014