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Nessuno mi può giudicare
Muller (Festival Venezia) svela che i critici non vedono i film,fanno recensioni sul sentito dire
Impermalito Mereghetti lo querela. Episodio isolato o punta di un iceberg ?

Marco  Muller
Marco Muller
Sentivamo nell’aria da tempo che il clima informativo stava virando al peggio. Le prime piogge di parole hanno evidenziato un discreto afflusso di acque che hanno intaccato la proverbiale impermeabilità nelle torri d’avorio della critica cinematografica. Il temporale in questione ha di fatto generato la celebre goccia che fa  traboccare il vaso. Tutto comincia quando Marco Muller,direttore del festival di Venezia,rompendo la tradizionale non belligeranza che esiste nel mondo ingessato dei recensori,racconta ad un pubblico internazionale tramite Variety,che i critici seguono distrattamente il festival,disertano le proiezioni,si fanno raccontare da altri i film ma soprattutto scrivono ugualmente recensioni e articoli nei loro giornali. Come una gola profonda dell’informazione,Muller svela pubblicamente il misfatto rimarcando che tutto questo succede da anni,stufo evidentemente di questo modo di raccontare il cinema che non serve mentre al contrario la critica dovrebbe svolgere un ruolo salutare e incisivo. L’accusa del direttore festivaliero non troverà spazio nella stampa italiana e fra le urla di un silenzio complice si fa avanti Paolo Mereghetti del Corriere che di fatto si sente sul tavolo degli imputati insieme a Natalia Aspesi di Repubblica.

Paolo  Mereghetti
Paolo Mereghetti
Il giornalista milanese reagisce a muso duro querelando Marco Muller,forse l’aula di un tribunale stimolerà l’ossigenante dibattito su un cinema che ha troppo bisogno di fervido humus,intanto resta l’onda d’urto di un sasso gettato nello stagno che se non altro ha verificato la spia di un problema. La dignità di un critico cinematografico ha un prezzo nel momento in cui si mette a repentaglio la sua professionalità e,perché no,la perdita di cinefilia. Quale fiducia susciterebbe in un lettore un’accusa grave e pesante che mettesse in dubbio la credibilità ? Un giudizio giuridico potrebbe riequilibrare un momento indecente e riaffermare l’attendibile opinione di un giudice di cinema; speriamo che sia così. Nel quadro non è tanto la vertenza legale di un singolo che dà segni preoccupanti ma il nervosismo in campo di chi si sente inattaccabile e probabilmente assapora la sicurezza del gruppo,della casta.

Natalia  Aspesi
Natalia Aspesi
Ci sembra giusto ricordare un episodio di giorni meno sospetti,quando un amico giornalista svelò empirici segreti con il risvolto di curiosi trucchi per scrivere il pensiero su un film mai visto. In quell’attimo una leggenda metropolitana,sulla quale da tempo si favoleggiava,acquisì l’immagine nitida e cinica che fa la differenza fra la sensazione mitica e la realtà acre. Se la tempesta incrementerà rabbia e risentimento potrebbero arrivare attimi davvero forti per il povero Muller che ha osato. Chi non sa più imbastire verdetti resta tentato dall’altrui verdetto e una class action epica,imperdibile scontro di un’intera categoria nonché simulacro di una battaglia da terra di mezzo per l’assoluto e la conquista della verità,sarà presto sui nostri schermi ? Una metastoria da Oscar.
Franco Ferri