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Money Monster: L’antieroe contro Wall Street
Presentata a Cannes arriva in sala una storia che prenderà cuore e mente
Come negli anni ’70 torna l’uomo che diventa simbolo del malessere comune

George Clooney e Jack O'Connell in Money Monster
George Clooney e Jack O'Connell in Money Monster
Kyle (Jack O'Connell) non immagina che senza volerlo ed ambire alle ragioni dell’apparire vivrà quel quarto d’ora di celebrità, pensato da Andy Warhol a condensato fatale e multiforme di vite spericolatamente moderne. Il giovane sta rompendo gli argini di un’esistenza sul livello del sopravvivere previsto da un’equazione sistemica in cui tutto pare possibile e mai purtroppo realizzabile. Si è fidato troppo delle lusinghe e promesse di una tv per creduloni che lanciava consigli d’investimento risparmi in operazioni finanziarie. Sollecitato da un grafico splendente in alto al tocco di un cartoon,invitato per fascino dell’anchorman e broker,Lee Gates (George Clooney),uno dal sorriso familiare cui nessuno direbbe di no,irrompe in questo format che se ne frega del giornalismo ma preferisce la linea fasulla dello show rutilante. All’improvviso il programma dovrà rivedere tutta la filosofia e la natura di giocattolo televisivo per consumatori a scatola chiusa. Non c’è altra scelta nella repentina decisione,una scossa di effetto mediatico riaprirà interrogativi sull’essenza stessa del mezzo tv che sembrava addormentato e aver abiurato a tutte le prerogative dell’informazione verità. A Kyle è bastato introdursi nella diretta light di Money Monster,programma sul mondo finanziario,minacciare il conduttore con armi e esplosivo,avendo costui tradito una fiducia rivelatasi effimera dopo che ha perso tutti i risparmi per falsi consigli su un brand finanziario. Ora bisogna prendere tempo,la direzione di Money Monster propende verso una linea d’intervento che non sia interrompere la messa in onda ma il tentativo di aprire un dialogo con la mina vagante per una via d’uscita al momento poco probabile. L’inserimento imprevisto di questo nuovo ospite con tutta la sua ansia avvolta da voglia di ribellione e giustizia provocherà una deflagrazione di interesse vero,uno scoop dagli esisti insondabili cui la televisione e soprattutto l’orizzonte del pubblico erano disabituati da tempo. Giorni immemorabili che l’hanno ingessata e resa vulnerabile nel suo essere votata al solo desiderio d’introiti infiniti. La tv giocando di sola fiction anche nei programmi informativi ha perso il decoro della verità,al contrario il cinema nel filtro speculare tutto di stile fiction fa compiere al racconto una virata importante che lo vede in prima fila e compatto in questa fase storica di depressione economico sociale. Money Monster è la più recente pellicola di una tendenza che vede film di Hollywood nello sforzo encomiabile di portare gli spettatori ad una nuova coscienza e conoscenza di fenomeni spesso depistati e sottovalutati. Nel lavoro di Jodie Foster,articolato certamente su fatti e personaggi immaginari,all'opposto con molta percentuale di esigibile credibilità viene messo in scena il personaggio più reale e temuto dei nostri giorni calcolatori,il potere finanziario fuori controllo che sottomette e opprime la gente comune. Il film pur nelle scansioni di thriller avvolgente riporta con imponente verosimiglianza alla complessa odierna,realtà nella quale i veri colpevoli sono spesso riconvertiti in quella di rispettabili Front Man. Kile,il ragazzo che prenderà in ostaggio Lee Gates,sarà una nuova specie di eroe,mai in procinto di arrendersi al silenzio e al sopruso delle truffe da bond,le cui perdite non sono volatilità di mercato ma precise sottrazioni a favore di qualcuno. Il disegno di sceneggiatura usa la fiction e innesta un pizzico di reality,preciso quanto Imprevedibile feedback di format tv,che rinnova significato stringente e portata delle news. Solo allora per impulso istantaneo l’informazione,incronichita sul bon ton,quella in perfetta e prevedibile sintonia con le volontà dei trust economici,scompare riprendendo la linfa originaria con la perspicacia di domande opportune che s’incrociano nell punto di vista più vero. Storia comunque amara riporta in auge l’uomo comune che diventa protagonista al centro dei riflettori mediatici. Come negli anni ’70 torna l’antieroe,archetipo completo di rivalse e completezze da acquisire nella società. Per esempio,lo scenario che girava intorno a Quel Pomeriggio di un Giorno da Cani adattava un ambiguo ribaltamento dei ruoli classici dentro una specifica,cinica vicenda. Oggi in quelle ore pomeridiane dove uomini cani usciranno in strada davanti al santuario intoccabile di Wall Street,non c’è più tempo per dichiarare colpe e sbagli; il potere dei sacerdoti del tempio non può permettersi di ammettere perdono e deroghe al trend voluto dal sistema.
Franco Ferri
15 maggio 2016