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La misteriosa leggerezza dell’amore
Colpa delle Stelle alle prese con romanticismo e destino, un enigma che parla
Una relazione nel fondo della caduta per capire se esiste la scelta giusta

Shailene Woodley e Ansel Elgort in 'Colpa delle Stelle
Shailene Woodley e Ansel Elgort in 'Colpa delle Stelle
Il melò spesso può spingere le corde dell’emotività senza freni trasportando il limite della sensibilità fuori controllo. Ancor più che in letteratura il grande schermo ha determinato diretta e forte permeabilità comunicativa del genere anche nelle espressioni più alte. Frequentemente l’aspetto ha coinciso con il sentimentalismo ovvero una specie di sospensione della realtà,dove la ricerca dei profondi meccanismi che regolano gli affetti,viene sostituita da una patina colorata quanto ipertrofica,speciale nel ricattare senza indugi la disponibilità dello spettatore. Colpa delle Stelle,ammesso che per riduttiva comodità volessimo catalogarlo nel genere,non possiamo in tutta sincerità incollargli questa definizione. Appartiene ad un livello di racconto più articolato e di caratura superiore svolgendo con intelligente,vivace fisionomia i livelli di scoperta dell’animo umano al cospetto e alla congiunzione delle grandi domande del cosmo. Possiede il dono di entrare in empatia con il carattere delle giovani generazioni ma sa spingersi con grinta verso la dimensione senza barriere nella quale i luoghi fisici o dell’anima sono consapevolezza matura per interrogarsi sui significati del dolore,per non rassegnarsi e aver paura di una parola,eufemisticamente imbarazzante,denominata morte. L’amore nel film è antidoto all’oscura accezione di limite,fine di ogni cosa ma a differenza delle trame sentimentaliste non esorcizza i timori sostituendoli con le iperboli dell’affettività che sanno di falso. Evitando gusti standardizzati fatti di gesta e occhiate carine,cerca nella relazione tra due ragazzi di capire razionalmente se esiste via alternativa ad una condizione esistenziale senza appello. Sembra crudeltà se due giovani non possono avere la libertà di trovare personale,equa apoteosi alla loro voglia di felicità della quale magari altri potranno ampiamente godere. L’imbarazzante quesito,quanto avvolto di fascino misterioso,si adombra di risvolti filosofici però non c’è da allarmarsi dal momento che verrà disciolto nella storia con semplicità algebrica (non semplicistica) senza alterare il piacere dell’entertainment.

Hazel (Shailene Woodley) e Gus (Ansel Elgort) vivono l’amore spontaneamente nonostante l’handicap di gravi malattie che lasciano alle loro vite il tempo di un soffio. Forse è per questo che ogni pensiero domanda risposta consegnando all’ansia di un percorso segnato l’agognato desiderio di chiamare ancora una scelta. Non sappiamo se il destino è qualcosa di già scritto o fotografa una mappa dove cerchiamo una strada,sicuramente avvince la splendida determinazione di Hazel,che scorge leggendo alla fine nel romanzo del suo scrittore preferito,un’ultima frase incompiuta. Cosa succede dopo quei punti sospesi ? Andrà ad incontrare insieme a Gus il romanziere,un tipo ispido e solitario,per saperne di più sul racconto avvincente a suo parere irrisolto. Questo capitolo è una delle parti migliori del film perché va a collegare nel valore delle parole la soluzione del loro possibile enigma esistenziale,i significati letterari possono disegnare nel linguaggio per immagini l’architettura di concreta e luminosa risposta. Peter Van Houten (Willem Dafoe) non è soggetto che inventa e dispone del mistero,è parte integrante dello stesso anche lui oggetto e pedina di un progetto arcano che non può controllare per quanto l’osservi con sagacia. L’amore è l’energia che sovrintende la conoscenza aprendo la via mai solcata,perché nel fondo della caduta si cela l’impronta della forza del volo. Nel caso doloroso di Hazel & Gus c’è una verità interiore di inequivocabile fascino,non si può scegliere di non soffrire ma possiamo scegliere per chi soffrire e la rivelazione che il libero arbitrio e la giusta direzione sono sempre illuminati. Probabilmente abbiamo tutti la responsabilità dentro uno strano ordine matematico criptato che dispone del nostro individuale numero nell’infinito ma ogni infinito è diverso da altri infiniti. Per insondabili ragioni qualcuno si presenta immenso,altri appaiono con evidenza meno ingombranti.
Franco Ferri
13 settembre 2014