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La leadership di Mary Poppins
Il Ritorno di Mary Poppins porta in dote un volto nuovo e un’aria diversa
Sempre divertimento e carisma ma con un occhio all’autrice P.L.Travers

Emily Blunt nel ruolo di Mary Poppins
Emily Blunt nel ruolo di Mary Poppins
Crediamo che Mary Poppins sia uno dei personaggi più influenti che il cinema abbia mai creato. Non è questione di solo carisma e della forza di comunicazione dello schermo,il suo nome appartiene alla stretta schiera dei leader che hanno richiamo non certo per saper risolvere il contingente ma perché accendono innanzi la prospettiva,l’idea del crescere sorretta dalla tranquillità. Appartiene al desiderio nato nell’intimo senza per questo svolgere il sibillino compito dei potenti che dal bagaglio dei bisogni tirano sempre fuori lo scettro del comando univoco. Ieri come oggi è un personaggio vivente che bambini,ex bambini e adulti pentiti,non vogliono scrollarsi di dosso dando luogo nel silenzioso rifugio del loro mondo a un continuo contatto con il magico appeal della tata più celebre. Tutti,ma proprio tutti,confessano e confidano di avere una copia (Dvd e Vhs) di quel film,Mary Poppins (1964) che ammalia ogni generazione portandole teneramente (non ingenuamente) alla percettiva strada di realtà multidimensionali. Il film giunse in Italia nel 1965,la recente trasmissione su Rai1 nel periodo natalizio ha confermato il trend scalando un’audience da big con 4.700.000 spettatori davanti al tv. Se per iperbole si presentasse al confronto elettorale avrebbe un consenso stratosferico ma la popolarità per Mary Poppins è qualcosa da riservare per eventi molto più speciali. Così,Il Ritorno di Mary Poppins al cinema dopo oltre mezzo secolo segnerà la ricomparsa sulla scena di un’amica che seppur cambiando volto,da Julie Andrews a Emily Blunt,evita di ricondurre la sostituzione al cammino del tempo e al solito esercizio dello showbiz. Dal temperamento della nuova interprete sorgono i lineamenti di alcune differenze sostanziali,quanto stilistiche,che intersecano la trama del film portando in evidenza una soffusa atmosfera di diversità rispetto al capostipite. Guardando all’interazione tra reale e cartoon il primo film elaborava una formula di fantasia che nonostante fosse amalgamata nello spirito della storia e stabilisse grande immersione artistica nel pop,poteva dar addito alla critica semiologica del lavoro di rimanere sulla leggerezza. La nuova pellicola non cade certo nel remake e nella ripetizione prolissa dei caratteri,ma pur concedendo a Mary Poppins lo stesso impatto qualificante dei propri poteri preferisce gestirli con altre prerogative. Prevale la magia del realismo quale modello d’intervento e sviluppo che sa cambiare le cose attraverso l’abnegazione dei singoli,favoriti dalle circostanze concatenate e dirette segretamente dalla mente superlativa della donna. In questo vengono in aiuto determinate scelte simboliche che apparentano la vicenda e la personalità di Mary,al di là di un semplice candore manieristico,rappresentandone con limpidezza il concetto di semidivinità. Ancor meglio evidente sarà l’introduzione nella sceneggiatura di un meccanismo drammatico che aleggia su tutta la pellicola,aspetto reso stemperato nel precedente. Renderà Il Ritorno consono all’interpretazione significativa adatta al presente. In fondo la depressione degli anni trenta sembrerebbe calzare a pennello sulla ribalta dei nostri anni in cui avidità,povertà e speculazione del denaro paiono divenire di nuovo gli attori principali. A Mary Poppins viene delegato il compito salvifico di tutta la storia ostacolando progetti cattivi,eppure dramma e corsa alla salvezza non fermeranno gli ingredienti classici di commedia in ogni caso spumeggiante divenuti famosi decenni orsono. Sappiamo che il reale avrà una fisionomia particolare mentre in parallelo la lingua dei cartoon servirà a riprodurre le visioni dell’inconscio quali costruzioni di una fantasia molto agganciata al vitale. Resterà immutato il piacere del’espressionismo coreografico prossimo alle tendenze del musical. Le diversità tra i due film sono anche frutto della messa in scena di teorie rappresentative e idee contaminanti che hanno condotto dopo mezzo secolo a nuovi traguardi evolutivi cultura e società. Tuttavia va riconosciuto che non ci sarebbe stata una sterzata,se vogliamo dai toni piuttosto audaci,in mancanza di uno specifico e peculiare dibattito sorto quando il personaggio della provvidenziale colf era descritto nelle sole pagine di un libro. Divenne proverbiale l’incontro scontro tra Walt Disney e la scrittrice Pamela Lyndon Travers che inventò la figura di Mary. L’acquisizione dei diritti e la successiva trasposizione cinematografica furono narrati nel bellissimo,Saving Mr.Banks,e siamo certi che la sopraggiunta notorietà del film con Tom Hanks abbia fatto conoscere al grande pubblico aspetti inediti e sorprendenti,decretando un nuovo feedback tematico assai fertile al momento di produrre l’ultima storia. Nella vera disputa restarono difformità inconciliabili tra Disney e l’autrice,perché lei difese sempre a spada tratta il messaggio di un racconto familiare pieno di dolore. Ora nel Ritorno di Mary Poppins qualche reminiscenza e talune parti malinconiche della vita sembrano riemergere nette dalle pagine di P.L.Travers,offrendo la sorridente traccia di un insperato compromesso postumo tra lei e il poliedrico Walt.
Franco Ferri
30 dicembre 2018