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La Macchinazione: Il complotto dei complotti
L’esca di un film e un riscatto per condurre Pasolini alla trappola mortale
Un personaggio profetico e scomodo sacrificato sull’onda nera del petrolio

Massimo Ranieri é Pasolini in La Macchinazione
Massimo Ranieri é Pasolini in La Macchinazione
Oggi come ieri petrolio è una parola ricorrente che con la viscida immagine di marea nera sommerge politica,annienta coscienze e irrobustisce il conto della corruzione italica. Nel 1975 Pier Paolo Pasolini stava scrivendo le bozze di un saggio caustico ed esplosivo nel suo più tipico stile dal titolo Petrolio,si dice che il centro portante di questo racconto indagasse troppo da vicino il sistema di potere italiano ma il misterioso libro non vide mai la luce e si eclissò, a novembre lo scrittore regista,profeta in un paese che cresceva fu ucciso tragicamente sulla spiaggia di Ostia. La Macchinazione narra l’estate di quell’anno in cui prendeva corpo tra chi vedeva ostacolo nel lavoro di Pasolini,l’idea di eliminarlo perché l’intellettuale stava osando troppo e il suo pensiero aveva il carisma mediatico di far breccia sulla gente ancor meglio dei politici e partiti d’opposizione. Pier Paolo Pasolini possiamo considerarlo la prima star moderna dell’estetica a tutto campo,in un mondo che era entrato a pieni giri nelle logiche dell’opinion leader; cinema,poesia,saggistica e interventi televisivi esprimevano in lui qualcosa di molto importante,completo e coerentemente organico,ma non va confuso con la marea di personaggi odierni costruiti ad hoc,che in nome del marketing confondono prodotto con idea. La schietta popolarità dell’uomo cominciava a venir temuta non soltanto per le opinioni controcorrente e per una produzione artistica amata nei percorsi del progresso civile e morale del paese. La rabbia pasoliniana stava sconfinando verso quei poteri sommersi che in qualche maniera non desideravano affatto un paese più avanzato e maggiormente democratico. Fin dal dopoguerra era stata costituita una loggia ultraconservatrice che progettava di riportare in auge nel tempo trasversalmente la cultura e i valori corporativi tipici della società fascista,fu chiamata Pidue e si giovò per propaganda del clima particolare,teso della guerra fredda. Il fondatore Eugenio Cefis fin dagli anni ’60 fu al centro di scandali e accuse che lo portarono nel gotha delle cronache. Nel periodo più caldo quello in cui Pasolini muoveva il personale J’accuse ci furono stragi e morti innocenti che videro la Pidue principale sospettata. Petrolio forse narrava di questa terribile connection tra affaristi di stato,criminalità e servi privi di dignità ma il complotto che investì il poeta fu un inizio di altre sordide macchinazioni. Oltre a Pasolini in seguito furono tolti di mezzo con mezzi leciti e illeciti tanti altri personaggi non allineati che in qualche maniera ostacolavano progetti di nuova società politica solo attualmente in fase di perfetta edificazione. La morte di Pasolini privò di un punto di riferimento una schiera infinita di persone ma la scomparsa ha significato per gli avversari spianare una strada più agevole verso traguardi allora insperati. Trascorsi molti anni di verità,fatti processuali depistanti e chiaramente accomodanti,La Macchinazione vuole riportare il film civile come esempio educativo e di scoperta dritta al cuore dello spettatore. Purtroppo non ha la stessa forza comunicativa di analoghe pellicole provenienti dal cinema americano. Ci sono buone intenzioni,ma la ricostruzione risulterà alquanto sommaria e diretta in termini puramente didascalici bloccando ogni essenza di pathos. Troppe pagine di sceneggiatura non riescono,nonostante episodi reali,a trasmettere idealmente la figura e la solitudine arcana di Pasolini di fronte ad uno scenario etico percepibile solo grazie a qualche stralcio di giornale d’epoca. Senza dimenticare imperfezioni nella completezza per scarsa propensione alla ricerca di documenti. La Macchinazione guarda all’inizio del complotto,una richiesta di riscatto quando furono rubati dallo stabilimento Technicolor di Roma i negativi delle riprese di Salò o le 120 Giornate di Sodoma ma omette un altro aspetto,che la cronaca ha registrato,forse non secondario nella vera storia. Quella notte nel celebre laboratorio di sviluppo e stampa furono sottratte le pellicole anche ad un altro film in lavorazione,prodotto da Sergio Leone,diretto da Damiano Damiani e interpretato da Terence Hill,era il western Un Genio,Due Compari,Un Pollo. Inoltre nella vicenda per dare impressione all’ambiente colorito dei cinematografari romani,l’attore Matteo Taranto fa l’imitazione di Gian Maria Volontè da grande seguace dell’attore milanese. Terminerà la simpatica macchietta affermando come l’interprete preferito da Elio Petri avrà sempre la meglio sul competitor Bob DeNiro. Eppure nell’estate del 1975 Robert DeNiro era un giovane di talento al contrario conosciuto da ben pochi,non certamente ancora un big da duelli e classifiche fan. Soltanto dall’anno dopo iniziava la sua popolarità italiana con film come Taxi Driver,Novecento,Gli Ultimi Fuochi.
Franco Ferri
3 aprile 2016