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Joker: Se bruciasse la città
Nel film primeggiano aspetti simbolici e l’interazione del personaggio
Affascinano i capitoli in cui l’icona diverrà bandiera di Gotham City

Joaquin Phoenix nel ruolo di Joker
Joaquin Phoenix nel ruolo di Joker
Arthur (Joaquin Phoenix) fa il clown in strada nel palcoscenico forse più crudele dove la gente non recepisce la sua comicità aliena e beffardamente pare ringraziarlo per violenta spranga dei soliti bulli. Il mestiere di attore concepisce lo scherno e il dileggio durante una gavetta che sembra interminabile. La prediletta attitudine artistica non potrà certo essere tradita da simili ostacoli,non è una maschera per coprire i ricatti della vita ma una strada ispida da lui stesso spianata (La Risata di Joker). Un’opportunità creata per reagire all’instabilità mentale che seppur con discontinua metamorfosi sta arginando il peggio ridisegnando nel volto i colori e le sfumature tonali del potenziale leader del palco. L’uomo s’adombra d’illusione,sogna il compimento di un’attesa insperata che contempli allo stesso modo affermazione e armonia della psiche perciò desidera accostarsi all’icona per eccellenza della simbologia arcana raffigurata nei Tarocchi. Joker (Il Matto) è una figura ambivalente che alla rappresentazione del portatore di un messaggio importante,nascosto,antepone l’opposto ovvero il catalizzatore di instabili eventi,sconsideratezza e latore di scelte irrazionali. Lavora di sera in un piccolo teatro contando sulla complicità della notte e una folle voglia di trasformarsi in fenomeno. Tutto è d’ausilio per sopportare la penosa situazione casalinga vissuta insieme alla vecchia madre come del resto proiettarsi nelle fantasie del successo,quelle incalzate dal più seguito talk show del prime time presentato da Murray Franklin (Robert DeNiro) in cui Arthur/Joker ama tuffarsi senza timori. La carta propizia,il passo di un’oscura sceneggiatura mai presagita gli verranno offerti dal destino. Quando in transito nel treno underground deve opporsi con coraggio inaspettato a teppisti,invero appartenenti alla buona società rampante,che pensano di detenere infinito potere anche oltraggiando e aggredendo arbitrariamente qualunque umano sia loro innanzi. L’episodio sarà la scintilla che diventa energia,innalzato alla massima popolarità,l’uomo, il volto,il gesto,che si sono opposti a certa gentaglia divengono l’iconografia della ribellione generale. Ha incarnato la rappresentazione della giustizia compiendo un atto dal significato politico che travolge l’indifferenza e la paura verso il potere. Stanno scoppiando ovunque rivolte,grazie al rimbalzo mediatico,Joker possiede ora l’aplomb della leggenda,superando politici d’opportunismo,divenendo il simbolo nel senso più archetipo,andando ben al di là di un personaggio alla moda. Mentre l’austera Gotham sta bruciando dagli angoli più remoti della città emerge il rapporto fiduciario della gente che adotta il senso e l’azione di quel discusso personaggio ormai da leggenda celebrando la maschera della rinnovata audacia nella metropoli più dark. Todd Phillips è un regista sceneggiatura che ha sempre avuto per denominatore comune nei suoi film uno sguardo più o meno accelerato sugli effetti derivati dal profondo. Anche nelle commedie apparentemente più leggiadre e disinvolte (Una Notte da Leoni) ha anteposto il tocco personale dal quale tradurre un legame generoso tra personaggi e situazioni che avesse origine dagli spesso irrazionali processi mentali. Per questo motivo Parto col Folle (2010) diverrà una storia ancor meglio articolata sul proposito,fino a disegnare in Trafficanti (2016) il suo racconto più dettagliato in rapporto a determinati frangenti dove le ambiguità sono sostenute da illusioni e percorsi certamente anticonvenzionali. Ritroveremo tale familiarità narrativa pure in Joker. I Comics nel divenire pellicole hanno tralasciato nel tempo molti elementi strutturali come anche dettagli della scrittura cinematografica che all’inizio montavano prospettiva incoraggiante: Adesso soprattutto i Marvel appaiono forzati del box office,al tocco di una deriva che li ha convertiti in vetrine di prodotti. La novità più lampante di Joker è aver rielaborato il personaggio evitando contiguità e contagi da epica translucida comunque assicurando alla sceneggiatura un risalto dal risvolto esistenziale. Se i fantasy hanno proposto versioni in cui la metarealtà andava a fare i conti con i vincoli dell’oggettività,nella pellicola odierna è quest’ultima tranche a porsi come supporto di rilievo verso i loghi e le derivazioni aderenti all’immaginazione. Il mondo reale del film avrà per l’occhio cinematografico uno spessore diverso che implementa un’altra forma di definizione stilistica quasi fosse la nuova pagina di un tangibile solcato da pennellate oniriche. La palingenesi ricrea un clima socio culturale che riecheggia con discreta verosimiglianza il presente di crisi,ma l’ambientazione e i fondali si calano in stagioni floride quando l’impatto con Tempi Moderni di Chaplin sanciva la scoperta di nuovi orizzonti tra cinema e sociale. Come d'altronde ritrae gli anni settanta,prendendo da quelli un determinato fulgore e credibilità dei media (americani),tutta una permeabile aspirazione al progresso e il rifiuto ai progetti nefasti che erano molto vivi nei feedback di allora. Todd Phillips principalmente ha sollecitato uno stile dal valore simbolico elaborando un concetto in evoluzione. Diverrà di fondamento irrinunciabile se vogliamo comprendere a fondo senza equivoci la natura del film cercando oltretutto nel Joker un plausibile sostegno di riflessione alle nostre confuse battaglie quotidiane.
Franco Ferri
12 ottobre 2019