Tom Hanks é Robert Langdon
Se Dante avesse scritto la Divina Commedia ai nostri giorni con ogni probabilità nel suo
Inferno avrebbe dovuto ricavare uno spazio speciale,una bolgia da reinventare ad uso e consumo contemporaneo. L’idea di peccato che solcava l’opera di Alighieri vista con occhi odierni era di sicuro più lieve e sorridente a fronte dei moderni delitti di lesa umanità. In quale perversione folle e incommensurabile,direbbe il sommo poeta,sta cadendo l’uomo da quando assoggetta fonti primarie di vita per soddisfare personali brame di onnipotenza? Cercando di sostituirsi al Divino spinge fino all’estremo limite il proprio furore dispotico imponendo ad altri un’idea uniforme di libero arbitrio. Quali attualizzanti paralleli potrebbero suggerire ancora le terrificanti allegorie dell’Inferno? Dan Brown ha pensato di sostituire e integrare Dante in questo gioco aperto tra presente e passato agendo ancora sulla conoscenza e sul percorso occulto,per riavviare quella specie di ingegneria multidisciplinare dalla quale lo abbiamo visto decodificare soluzioni sorprendenti. Enigmi,epigrammi e dotte interpretazioni sono le chiavi di una disciplina formidabile che può animare menti eclettiche muovendosi tra storiografia,esoterismo e piccoli dettagli. Seguendo le orme dell’altro grande fiorentino,Da Vinci,riuscì talmente convincente nel riadattare mito e storia che sfiorò il senso profondo di arcano,riscoprì la copertura di una ferita viva del corso dei secoli,dimostrata anche dall’enorme eco di critici rimasti arroccati sulle mura del dogma. L’alter ego immortalato nelle pagine,quel prof. Robert Langdon così introverso,così poliedrico,autenticamente forgiato da intraprendenza culturale non poteva che finire dove la sorgente ha inizio,Firenze,città di solari radici ma dove le tenebre non restano inermi. In verità la presenza in Toscana dell’illustre accademico sembra irrazionalmente voluta da altri,Langdon (Tom Hanks) suo malgrado lo troviamo in ospedale privo di conoscenza a causa di un violento tentativo di sequestro. La perdita di memoria sembra grave per uno come lui abituato a grandi voli di felice intuizione però la fortuna non l’abbandona e una gentile dottoressa l’assiste (Felicity Jones). La coincidenza vuole che ella sia per hobby esperta di anagrammi,fan delle sue conferenze e qualcuno sta cercando di arrivare a lui con mezzi molto decisi,per ciò non avranno tempo di cortesi convenevoli. Né Langdon,né gli spettatori,comprendono al momento quali volontà apocalittiche possano nascondersi dietro il turbolento episodio ma il professore risulta assai necessario a diverse fazioni in campo per scoprire un segreto. Il racconto vede impegnato Ron Howard a gestire un doppio rompicapo,da un lato quello interiore,personale di Robert Langdon che confuso non riesce più a mettere a fuoco le proverbiali capacità di districarsi negli enigmi,dall’altro la contemporanea esigenza di scoprire i segni di un nuovo anagramma che possa evitare al pianeta immane catastrofe. Nell’illustrazione,
Voragine Infernale di Botticelli,nelle pieghe dell’affresco raffigurante
la Battaglia di Marciano (Giorgio Vasari,Palazzo Vecchio,Firenze),nel calco mortuario di Dante o in una tomba forse a Venezia,probabilmente a Istanbul,scatta una caccia al tesoro di grande compenetrazione iconografica. La quadratura del cerchio é un’ambizione non del tutto infondata ma si presenta con uno spessore di artificialità che assottiglia il vigore della scoperta rendendola prevedibile,incapace di assumere una forza originale e di brivido affascinante come nel
Codice Da Vinci. Inferno è più vicino al plot di una
spystory piuttosto che alle connessioni multicentriche,approfondite di un
mistery anticonvenzionale. Abbiamo scoperto nel personaggio di Langdon,l’emersione di un modo nuovo,aperto di rendere progressiva la funzione della cultura. Adesso puzzle e dietro le quinte dell’esagitato affresco sembrano improntati sugli schemi dei primi James Bond,forse l’unica forma di illuminazione che resta al buon professore sarà quella di cercare di salvare il mondo dal diabolico piano di purificazione ordito dai discepoli fatali di un nazismo finanziario di contingente stereotipo.