IT, Il clown fa volare il film
Il successo di
IT comprovato anche dal pubblico italiano con cifre ben oltre i pronostici della vigilia non va visto come un tipico consenso che sovente si apparenta alle storie del terrore. Per il semplice motivo che limitare
IT a semplice film horror sarebbe riduttivo e ingeneroso per tutti i livelli tematici svolti e presenti nel plot,ancor più andrebbe riconsiderata a monte la figura letteraria di Stephen King,uno degli autori meglio attrezzati per narrare le sindromi segrete,inaccessibili,dei contemporanei. Con probabilità molto alta la figura del Clown Pennywise,IT,è la carta vincente del racconto film,chiunque potrebbe sentirsi attratto e d’inverso temere inconsciamente il sordido sghignazzatore che porta in luce,gestisce senza ritegno le paure meglio nascoste di ciascuno. Perché queste purtroppo sono un conto in sospeso del quale spesso c’eravamo dimenticati,ma riemergere è la loro specialità,e il cibarsi delle nostre sconfitte diviene un forza oscura illimitata. Il regista Andy Muschietti diresse
La Madre,film d’esordio,dove aveva saputo mostrare con medesima portata le zone occulte che formano una realtà oggettiva,espressiva in fondamentale attinenza con l’elaborazione psicologica. Gli standard e le manifestazioni di genere che l’horror solitamente espande venivano implementati da articolati retaggi interpersonali molto efficaci per riconoscersi collateralmente nella vicenda.
IT in linea strutturale viene condotto nel medesimo percorso ma c’è qualcosa che sa trasfigurarlo in ben altro. L’affresco vicino al mondo e alle sensibilità scritte da Stephen King hanno avuto una fisionomia quanto mai prossima alle linee delle sue migliori narrazioni.
IT corrisponde al periodo fervido degli anni ’80 in cui i personaggi adolescenti nel primo contatto con i veri,spietati movimenti della vita comprendono il rovescio di quegli anni esistenziali per nulla dolci e spensierati. Prendono corpo gli aspetti simbolici e iniziatici insieme alla dimensione di un viaggio,opposto della prudenza statica,aggiungendo il disperato sforzo per essere se stessi. In parallelo dal punto di vista ambientale riemergono visivamente le sembianze e i caratteri della pellicola,
Stand by Me di Rob Reiner,tratta dal racconto,
The Body,ma il vero cataclisma per le giovani coscienze risiede nel classico microcosmo della provincia,borghi selvaggi e misteriosi dai rituali antropologici spaventosi e adulti portatori sani di un male oscuro. King del resto ha molta fiducia nell’innocenza dei ragazzi fino a condurla per disincanto nella profonda casa della mente dove risiederebbe una vista tutta loro per vedere l’invisibile e i maledetti spettri che l’assediano. Esiste una forma medianica,luccicanza,che è stata l’arma segreta di
Shining,dove il piccolo Danny giocava un’aperta battaglia con le forze malvagie,tutto ciò andrà a rappresentare per erudita successione il palinsesto esoterico di
IT. L’orizzonte infantile diventa soggetto di purezza arcana,forza indivisibile per rompere la barriera dei traumi e dell’omertà fluente che dovrà scontrarsi nel vertigo inviolabile eretto dalle fogne cittadine,perfetto quadro metafisico sulla riconducibilità degli scarichi umani. A differenza di altre trasposizioni seriali del Clown,il film di Muschietti osa maggior forza simbiotica perché sa dare respiro e visionarietà alle emozioni e contemporaneamente un tempo di concitata,ardita spettacolarità affinché lo spettatore al pari dei protagonisti non finisca per galleggiare nelle proprie paure. Due sono le relazioni cinefile che fanno cambiare ritmo alla storia,la prima quando vedremo sullo sfondo il cinema cittadino dove troneggia la pubblicità di
Batman (siamo nell’estate1989) che qualche settimana dopo viene sostituita da
Nightmare 5 - Il Mito. Non è un freddo perfezionismo scenografico nella scansione temporale di
IT,le citazioni avranno valore di riferimento molto aderente con la storia. Nella prima parte assistiamo alla presa di cognizione dei ragazzi che piano piano,tra dubbi e nuove verità,scendono nell’agone familiarizzando con la vaga figura di Pennywise,altrettanto con maggior fatica scaveranno dentro se stessi per cambiare,esiste di certo un percorso Bruce Wayne/Batman. Nel secondo caso inizia la parte vertiginosa del film,quella del gruppo unito che dovrà combattere per rompere la consuetudine del mostro. La dicotomia del mostruoso,ovvero IT assomiglia a Freddy Krueger,sembra una terrificante parentela genetica,la somiglianza non si ferma ai grotteschi costumi delle due icone ma codifica comune concetto geometrico del male,e il conflitto finale per la redenzione potrebbe valere il cambiamento.