Zack Snyder e John Carpenter nei loro film raccontano la fantasia e le costruzioni della follia
Il potere della mente accende una battaglia contro il dispotismo delle regole
Una scena tratta da 'Sucker Punch'
Troviamo una curiosa angolazione che ci fa osservare un punto di vista interessante e prospettico mettendo a raffronto film diversi fra loro per struttura stilistica e approccio cinefilo. Il caso riguarda
Sucker Punch di Zack Snyder e
The Ward di John Carpenter,film che antepongono e fanno discutere a proposito dei meccanismi della mente umana e nelle estensioni in cui questa viene definita dalle regole dominanti con l’appellativo più inquietante,ovvero follia. Sarebbe opportuno vedere che questi giochi della mente,se così vogliamo chiamarli,aprono sentieri efficaci per nulla negativi all’individualità quanto dinamici verso una verità e libertà rinnovatrice soffocata dalla costrizione. Le pellicole raccontano con la medesima determinazione la centralità della psiche umana raccogliendo percorsi intrisi di logica come pure di delirio,sicuramente finalizzati non verso un’insensata fuga fine a stessa,ma verso una complessa edificazione evolutiva. Quindi l’essenza della follia trova rappresentazione ideale in una forma di devianza che innesta il divenire inteso come forza del singolo,il quale sa intraprendere le relazioni di una giusta causa. Sia il film di Snyder che quello di Carpenter si muovono su un versante allegorico quando mettono in scena l’istituzione manicomiale di vecchia concezione (
Sucker Punch la descrive in chiave gotica,
The Ward preferisce quella degli anni ’60) a supporto di un’immagine intuitiva del potere tout court e delle gerarchie preposte.
'The Ward' di John Carpenter
Lo scontro che accende il feedback delle storie diviene assennatamente una battaglia fra il potere della mente,più difficile da assemblare,e quello comunemente conosciuto fatto di logiche dispotiche esterne a limitazione dell’io. In
Sucker Punch dentro l’immaginifica e onirica vicenda prevale un percettibile misticismo che accompagna la riabilitazione intellettiva dell’individuo mai disgiunta da un senso collettivo di appartenenza,elaborando in contemporanea un misterioso disegno tracciato dal destino visto con luce ribelle e assai dissenziente da una costruzione fatalista di tipo tradizionale. La caratteristica di
The Ward riassume nella sceneggiatura la potenzialità del pensiero nel mettere in atto un progetto che sa trasformare in maniera poliedrica e camaleontica i traumi di una personalità. Senza nasconderlo esibisce tutta la cultura Hitchcockiana,alla quale attinge con riconoscenza,da cui può districare con successo un’originalità ben lontana da un calcolato citazionismo. Ambedue i film nel raffigurare espressivamente la sfera dell’irrazionale risaltano quella parte soggettiva,fantasiosa a fondamento basilare di un’azione disgregatrice sulle sedimentazioni del passato riuscendo ad innestare una forma costruttiva, oggettiva riabilitativa sul palcoscenico del mondo reale.