Avengers: Age of Ultron
La squadra degli Avengers non è più il monolite ideale,rappresentativo delle massime capacità che proteggono il mondo. L’avvento in scena di Ultron,progetto d’intelligenza artificiale,ha in un certo qual modo scompaginato l’orizzonte in cui erano solertemente immersi rivedendo il credo e la dimensione ancestrale di esseri straordinari. In quanto prodotto d’ingegneria informatica il nuovo robot innesta nel proprio contesto genetico non soltanto la volontà proprietaria desiderata da un creatore (Tony Stark) ma l’assoluto convincimento di un principio unico che fonda sul libero arbitrio la convinzione evolutiva di se stesso. I principi umani applicati al concetto matematico apriranno scenari alternativi che il freddo calcolo non aveva considerato liberando in Ultron le saracinesche di sorgenti duellanti e antagoniste finora ampiamente sottovalutate. Saranno impostate sulla ricerca di obiettivi mirati,eseguite sotto l’effetto di un individualismo carismatico colmo di potenza e desideroso d’ascendenza,temi sempre prossimi all’ambiguità come pure aderenti al dinamismo del perfettibile. La forza alternativa di questo nuovo nemico è una sirena d’allarme che motiva certamente nuove linee di difesa e contrattacco per Thor,Natasha,Steve,Bruce,Clint e Tony come d’altronde in campo opposto per i Gemelli (Wanda,Pietro), Il tutto suona come punto di riassetto speculare e riflessivo che diviene un macigno sulla sicura via lastricata dalla natura di supereroi. Il pericolo prefigura qualcosa che li fa interrogare nell’interiorità con domande argute o tormentate,movimentando dubbi e metabolizzando diversità,conducendoli nella parte oscura della loro essenza dove nasce la forza e si sviluppa un alias. La struttura da semidei greci non appare incrinata quando entrano nell’attrazione gravitazionale tipica degli uomini,semmai apprendono da essa quel senso di colpa mai conosciuto. L’habitat dei popoli viene spesso messo in discussione e aggredito con distruzione in nome di una quiete di facciata. Guerrieri e pacificatori parlano spesso la stessa lingua ma le giuste ragioni non sono obbligatoriamente unidirezionali,il nemico Ultron insegna a modo suo la lezione di un’altra tragedia alla quale gli Avengers non erano certamente avvezzi.
Avengers: Age of Ultron stabilisce un contatto attualizzante e originale legando la filigrana di un pensiero moderno alle vicende d’intrattenimento dei supereroi nati dai comics Marvel. In quelle zone poste al di sotto o al di sopra del bene e del male i personaggi acquisiscono la dimensione vera,sofferta che nasce dall’arcano perciò identificabili se non riconoscibili direttamente nelle varianti che accompagnano i nostri viaggi e ricoprono gli spazi quotidiani. Non è un caso che
Captain America al cinema rappresenti l’esempio di cinema più politico,profetico e visionario realizzato negli ultimi anni tracciando gli impercettibili segni dei flussi di potere e potenza del passato (
Il Primo Vendicatore),presente (
The Winter Soldier) e nel futuro prossimo (
Civil War). La fantasia attraverso il disegno allegorico rappresenta al meglio la realtà del verosimile. Nello specifico
Avengers 2 continua questa linea di architettura percettibile dove azione e pensiero si fondono con compatibilità omogenea. Il marketing globale che accompagna un film adatto ad ogni latitudine in genere sottintende nelle storie convenzioni e addomesticabilità erette a codice multi linguistico dell’entertainment. Eppure nel dna del film trova primaria posizione la cifratura di un messaggio per nulla politicamente corretto,portando in ogni paese e cultura dove sarà proiettato un’esigenza etica che fa discutere. La globalizzazione paradossalmente rende il mercato occasione per diffondere un messaggio di universalità mai intriso di banale.