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Danny Boyle: Il blackout che ha investito il mondo
Yesterday e il corto circuito che impedisce al vero talento di tramandarsi
Film originale dove i brani dei Beatles rappresentano il centro dell’evoluzione

Himesh Patel e Lily James, protagonisti di Yesterday
Himesh Patel e Lily James, protagonisti di Yesterday

Potrebbe sembrare a prima vista la full immersion più recente che si rivolge all’indietro cercando tra musica e commedia le avvolgenti pagine di un passato sempre presente. Non sarà affatto così,e sarebbe un peccato per chiunque perdere il film tra tante proposte fuorvianti forse invitanti ma prive di quella raffinata schiettezza che osa bussare all’intelligenza dello spettatore. Yesterday innanzitutto dirada le nebbie dell’equivoco nostalgico mostrando ben altra linfa. Impiega una costruzione basata sul paradosso e sula frizzante espressione surreale sorretta di sana pianta nel mito per eccellenza,la discografia dei Beatles. Come dire l’apice simbolico di ciò che rappresentò ed esprime tuttora per pregnanza una rivoluzione copernicana nello scrivere testi di canzoni,assemblando groove dal potere veramente ipnotico. Viene assegnato ad essa non tanto il calore della preferenza ma una condizione di insostituibile baricentro culturale senza eguali oltre i tempi e le mode. I Beatles sono il ritratto della genialità e del talento,grazie al trascorrere degli anni dimostrano ancor’oggi la tempra di una caratura viva e inossidabile. Eppure qualcuno avrebbe mai pensato per un crudele gioco al rovescio cosa sarebbe accaduto se dei quattro di Liverpool nessuno si ricordasse o non fossero mai comparsi sul pianeta? Peggio ancora quale triste destino si sarebbe incuneato sulla gente e sul mondo se per cause misteriose,magari una malefica involuzione,gli umani non avessero potuto avere la conoscenza,l’ausilio del magico supporto di opere fondamentali? Quest’ultima dritta dal sapore polemico,dal rumore paradossale,sarà la trovata di sceneggiatura che miscela un frizzante cocktail in cui parti di zucchero s’integrano con elementi dal grado alcolico,certamente spiazzanti ma di sicura presa istintiva. L’azione di questi ultimi va ad aumentare sensibilmente ponendo l’ignaro bevitore (spettatore) al cospetto di una verità depurata dall’inibizione che alimenta smascherandoli dei silenzi culturali mai così presenti e reali. Metti la critica all’oggi che punta il dito su una consistente assenza di genialità nella scena musicale,rappresentando in quel corto circuito tanto furtivo quanto percepibile,il più grande fenomeno di cambiamento (darwiniano) apparso dai tempi in cui meteoriti fecero scomparire dal globo i dinosauri. Ma i Fab Four non sono giurassici,le canzoni della band diventano patrimonio dell’umanità e ascendono sul trono della massima inclinazione poetica e musicale. Involontario impegnato alla dimostrazione del cerchio è Jack Malik,un ragazzo che cerca di farsi strada tra la giungla della musica cercando uno spicchio di luce sfavillante. Uno strano blackout andrà a colpire il mondo intero che per qualche secondo non avrà elettricità. Sfortunatamente il giovane stava tornando a casa in quegli attimi e all’incrocio viene falciato dal bus in bici. Un brutto incidente che lo rivedrà dopo mesi di nuovo in fermento con la sua passione per le canzoni. Adesso si accorge per caso che il nome Beatles sembra essere sconosciuto e nemmeno Google lo contempla. Pure Oasis appare sul motore di ricerca un sostantivo soltanto da paradisi esotici,lasciandolo ancora più stupito per la mancanza della band dei Gallagher,che guarda caso più di altre ha rappresentato meglio la linea di successione dei baronetti. Mentre Rolling Stones e altre star del rock continuano a rimanere imperterriti tra i più gettonati e visualizzati. Jack in tal modo comincia a cantare,Yesterday,Eleanor Rigby,Hey Jude,Let It Be e altri brani dei Quattro proponendosi ad un pubblico che ben presto si accorgerà della grandezza mai conosciuta dei temi musicali,primo fra tutti Ed Sheeran (nella parte di se stesso). Torna in auge la regola che deve essere l’energia e la caratura di una canzone a condurre sotto i fari il suo interprete e non viceversa come vorrebbero invece i dettami del marketing attuale. Tra argute deduzioni culturali lo stile tipico di uno scrittore quale Richard Curtis s’incontra con il carattere di Danny Boyle,estroso quanto vivido regista di un cinema alieno da ipocrisie,molto disponibile a fusioni che in tal modo allargano il sociale all’esperienza musicale giostrandoli in un fantasy di nuova e provocatoria concezione. In Yesterday troveremo occasioni da feedback e discussione molto interessanti. C’è tutto un universo odierno dove qualcosa sta andando storto e non in senso puramente musicale. Notevole la sottotraccia che conduce al web,all’istantanea del pop concert,allo strapotere dell’immagine come pure all’invadenza ambigua del falso e della fake life ma in testa rimane il sempiterno orizzonte legato alla grande ispirazione. Una pellicola che porta lontano interrogandosi sull’andazzo corrente,facendosi gustare e ingaggiando larga riflessione senza pregiudizi.

Franco Ferri
2 ottobre 2019