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Coppola: Una Megalopolis oltre i Palmares
Grande evento a Cannes per il ritorno in concorso di un maestro del cinema
Film colossale nelle idee e nella realizzazione che va al di là di ogni premio

Francis Ford Coppola sul Red Carpet a Cannes
Francis Ford Coppola sul Red Carpet a Cannes

Siamo tornati dopo anni di eventi al solo scopo di lanciare blockbuster come vetrine,delle quali Cannes si è sempre offerta madrina generosa,alla sostanziosa prima ripresentando l’avvenimento che pone in cima le idee tanto per ribadire con energia il vero senso di una competizione. Francis Ford Coppola e il suo nuovo lavoro,Megalopolis,compenetrano con schiettezza una profonda dialettica autoriale facendola in maniera rinnovatrice che lascia sulla Croisette i segni di un tornado. Non era così scontato e non viene a Cannes per campare di rendita uno che di Palme d’Oro ne ha vinte due (La Conversazione,Apocalipse Now),non gli si addice la parte del monumento pietrificato. Dopo solo tre giorni di concorso,conquista,spiazza i giudizi dei critici,aguzza l’ingegno dei giornalisti,apre la mente al pubblico dei giovani cinefili,riportando in alto l’autentico ruolo della cinematografia ovvero far discutere,darsi altre e nuove regole,riposizionare al posto giusto il binocolo delle prospettive per capire una dimensione e avere l’angolatura di un possibile orizzonte. Megalopolis è un labirinto che non chiede ausilio alla sola razionalità ma come le opere maiuscole delega risorse alla libera intelligibilità dello spettatore e non vuol essere rinchiuso in schemi,astruse convenzioni o retoriche emersioni. Proprio per una certa grandiosità espressiva lontana da compromessi,avvalorata da irrequietezza linguistica che scorre nelle sue vene,viene a formarsi un’estetica memorabile esaltante ma non consolidata nel panorama del cinema contemporaneo dove trova già estimatori e detrattori. Abbiamo convinzione che il film avrà una vita autosufficiente e un’importanza significativa anche dopo il Festival di Cannes soprattutto per la sua personalità dirompente che si pone al di sopra di ogni riconoscimento aureo e questo accade molto raramente. La pellicola tra Cannes e dintorni sta alzando il tono delle discussioni non soltanto nei media. Il fatto è di buon auspicio ancor più perché si sente in giro l’interesse del mercato che potrebbe dare spinta a una produzione con budget stimato 120 milioni di dollari per una scommessa giocata fuori dal cerchio degli studios hollywoodiani. Megalopolis possiede un’infinitesimale filigrana,parente stretta di un piccolo quanto lucido capolavoro realizzato da Coppola nel 2007 (Un’Altra Giovinezza). In tale affascinante storia,genti,luoghi,codici glottologici e il tempo che scorre,tutti elementi apparentemente non connessi,si fondevano fino a plasmarsi nelle nostre origini da cui traiamo radici omogenee e spinta evolutiva. Sotto input similari,che conciliano l’antica Roma con la New York,simbolo della modernità ma emblema medesimo della decadenza presente,questo giovane di 85 anni riesce a fondere visivamente il momento della caduta dell’impero Romano inserendolo nelle movenze di una metropoli futurista (New Rome) ma in piena fase normalizzante e carrieristica. Aspettando non la fine del mondo ma l’eventuale fine di un mondo,il regista riconduce a similitudini temporali e ad analogie politiche viste nei contrasti tra il sindaco Cicerone (Giancarlo Esposito),uomo intriso di conservatorismo,con Caesar Catilina (Adam Driver),architetto utopista che progetta un ridisegno urbano ispirato d’idealismo libertario per un domani concepibile. Fermare il tempo per rimodellare una realtà in caduta libera è il sogno da cui scaturisce la fervida visionarietà di Coppola che a tratti ipnotizza per psichedelica aderenza scenografica senza peraltro sembrare mai un dejavu da Apocalipse Now. Il bello di questo film è che marca differenza dai suoi predecessori,anzi stabilisce il ritratto allegorico più prossimo della nostra discutibile attualità fissandone una concezione teoretica scomoda ma pertinente. C’è il Trumpismo,la crisi corrente di rappresentatività,il capitalismo corrotto e ridicolo,i timidi virgulti di nuove vie da esplorare. La pellicola propone tante fonti e ingressi complementari che s’intrecciano arricchiti di complessità sebbene non appariranno affatto prigionieri di confusa espressione. Francis Ford Coppola a modo suo dirige un fantasy,prototipo dalla catarsi onirica ma con passi ben congegnati nell’essenza del tangibile dotandosi della qualità più geniale che i fantasy di genere non hanno. Megalopolis onora Cannes e l’autore Coppola rilancia la figura del regista demiurgo che scrive pagine di settima arte.

Franco Ferri