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Christian Bale: Un pilota che vale l’Oscar
Le Mans ’66 una grande sfida che vide Ferrari fare chapeau a Ken Miles
Straordinario ritratto dell’estroso pilota che lancia l’attore verso la nomination

Christian Bale, Grande interprete di Ken Miles
Christian Bale, Grande interprete di Ken Miles
La velocità negli anni sessanta ha rappresentato l’apice di un concetto mentale e culturale sorto nel dopo guerra che andava ben oltre l’idea di accelerazione resa dai giri del motore. L’auto in quanto movimento e ratifica visibile di un sostenuto,marcato progresso stava metabolizzando nel divenire il carattere di uomini liberamente protesi ad un moto evolutivo. Le corse di fatto erano divenute un perfetto e solidale simbolo della crescita giovanile,in quel decennio la parallela,subliminale idea della competizione aveva già raggiunto un interesse globale catalizzando interessi anche economici che oggi sembrerebbero del tutto integrati e normali. Le Mans ’66 – La Grande Sfida,diretto da James Mangold (Cop Land,Wolverine - L'Immortale) non dovrà trarre in inganno perché contestualizza invece una vicenda che non guarda per nulla al passato come ragione di confronto limitato,attingimento nostalgico su fatti e personaggi dall’aurea ormai romantica. Il racconto sciorina tensioni e caratteristiche dal tepore molto attuale presentando episodi collegati che fanno parte non solo della storia sportiva tra Usa,Europa e Italia. Va in scena un processo ricostruttivo di grande efficacia conoscitiva quando si tratta di raccordarli nel più genuino senso storiografico che sottolinea la risultante di sviluppo e cambiamenti supersonici. La svolta di quel decennio vede compiersi una grande battaglia per il primato delle piste tra Ford e Ferrari. Mentre quest’ultima sembrava entrata in un declino irreparabile la casa di Detroit cercò di portare Enzo Ferrari (Remo Girone) dalla sua parte con un’offerta faraonica,ma la furbizia del Drake usò la Ford per alzare ed ottenere quasi il doppio nel rilancio offerto da Agnelli e Fiat. L’evento fu preso molto male dall’entourage del gruppo americano che offeso per lo sgarro subìto volle tentare la sfida con propri prototipi e la mitica 24 ore in terra francese parve essere l’appuntamento più consono dove segnare i capisaldi del futuro. La pellicola circoscrive tre anni chiave nei quali bisognerà mettere a punto un’auto veloce e molto performante per tentare l’impresa di battere il marchio di Maranello. D’inverso circoscriverà un periodo di sogni infusi da dolore e incubo per sostenere la realtà del desiderio utopico. Attraverso un impianto narrativo che ascrive un senso particolarmente adatto alla descrizione di epiche battaglie,quindi propenso a dar vita a quello spiccato acume dei generali mentre si studia la tattica di guerra,vedrà le sovrapposte rivalità interne dei luogotenenti a far proscenio nel cercar soprattutto strategie machiavelliche idonee ad aprire scenari inusuali. In fondo ansie,prove e scelte ardite che preparano alla gara espongono la stessa architettura di un plot guerriero in cui tra linee di trincea e volontà d’assalto si compiono spesso lotte fratricide nell’apparenza di fedeltà. La tenzone sportiva però possiede a priori l’animo della purezza,quello appartenente ai cuori dei Cavalieri che affrontano il nemico quale leale avversario per ottenere l’onore e abbracciare l’agognato riconoscimento del loro impegno. C’è una terra di mezzo da espugnare,raffigurata da asfalto,box,motori e sudore,forse spezza ma avvince e fa rinascere l’uomo nel richiamo di un personale Graal che sa di perfezione. Il centro e l’intreccio sono focalizzati su personaggi chiave,quelli di piccoli uomini che affrontano la visione pieni di modestia e fatica pensando di disegnarla tenacemente nonostante improvvidi ostacoli. Matt Damon,incarna un Carroll Shelby testardo partnership della Ford e sostenitore di Ken Miles,pilota quanto geniale collaudatore,interpretato da Christian Bale. Riusciranno ad accendere la fantasia di esseri in corsa con l’estrema fluidità di chi vorrebbe un traguardo per riscattare le trappole della vita. Il ruolo di Christian Bale nei panni del pilota che vuol creare una macchina eccellente con dettagli pignoli e nevrotici colpi da scalpello,quasi fossero il profilo di una scultura da capolavoro da cui scacciare per sempre i demoni interiori,trascina un forte carisma alternativo. Vogliamo sostenerlo con un applauso sincero verso la candidatura all’Oscar quale miglior attore non protagonista che sarebbe estremamente meritata,quella per il protagonista appare già segnata. Ford  v Ferrari (titolo originale) saprà conquistare anche per i venticinque straordinari minuti di sequenze dove il live della corsa in ogni dettaglio emoziona,colpisce come finora non era mai accaduto su pellicole del genere.
Franco Ferri
8 novembre 2019