In“The social network” una cruda rappresentazione dell’amicizia travolta dal denaro
La strana genesi di una città ideale dove muri e passaporti sono un ricordo antico
Andrew Garfield è Eduardo
Nel versante più pessimista e scuro di
The social network c’è un aperto riferimento legato alla seduzione del potere e all’inestinguibile rapporto con il denaro. I contrasti e le zone di ambiguità che si generano fra i due co-fondatori di Facebook,inasprendosi sempre più,sono contingenti ad una disputa economica. Mark Zuckerberg resterà caparbiamente fedele ad una concezione idealista della sua splendida creatura,ma non per questo assente da una valutazione finanziaria in divenire. Eduardo Saverin si mostrerà strenuo sostenitore di un social network saturo di contratti pubblicitari che forse avrebbero messo in sordina il principale soggetto per il quale era stato genialmente costruito,la gente. Il duellante suo malgrado è rappresentativo in questa fase di una tipologia culturale del tutto e subito,di fatto conservatrice,che non sa riconoscere l’enorme prospettiva. Mark combatterà nei tribunali per difendere il principio originale di uno strumento del web mai al servizio di un’élite nonché ripropositivo di sperimentate logiche socio-economiche calate dall’alto verso il basso. Il suo progetto sa vedere e condividere un’ottica di realizzazione egualitaria,emozionale,universale.
Justin Timberlake è Sean
A gettare benzina sul fuoco e acuire le conflittualità fra i due amici ci penserà,più o meno volontariamente,Sean Parker,un creativo del web come pure del dollaro,figura iconoclasta cool,che ha saputo farsi strada con il celebre
Napster,sito di musica gratis. La sua mente sa mettere a fuoco una creatività ideale,il calcolo dell’effetto sociale ad una precisa domanda,il cartellino prezzato di un ambito articolo posto in vetrina. Siamo di fronte all’individuo che sa disporre insieme le componenti di uno strumento atipico per dargli connotazione nella nuova economia. Possiamo identificarlo nella figura morfologicamente cambiata e avanzata di un Gordon Gekko inviato nel mondo digitale. Sean risulterà un pigmalione di notevole impatto nella personalità introversa di Zuckerberg. Le sue parabole allegoriche sui modi e tempi che determinano le fortune di un’azienda saranno uno show irresistibile per un ragazzo di non facile plagio,ma cosciente che quel verbo avrebbe preservato l’audace Facebook da insidie ambigue. Il colore dei soldi sa mantenere le tonalità grigie ovunque,sa preservare un’aria perturbata nelle coscienze,sa restaurare le regole di un capitalismo magari in crisi ma per uno strano gioco anche misterioso fa decollare ovunque il più utopico e desiderato sogno; avvicinare le persone di ogni latitudine. La tastiera sarà il perfetto tam tam che batte il tempo di una nuova città dove muri e passaporti sono il ricordo antico di uomini soli senza un cielo speciale.