
70 David di Donatello: Le scelte che fanno pensare
Quando in un ipotetico futuro lo sguardo cadrà sull’annale della settantesima edizione dei David,con probabilità elevata i ricercatori potrebbero essere investiti da quella medesima impressione che attualmente i buoni cinefili al di sopra delle parti e non legati agli stretti interessi del cinema italiano hanno maturato con onestà culturale. E’ palese che nella lista dei premiati odierni non sono contemplati film che segnano profondamente il cammino della settima arte. Rimangono assenti le opere dalle capacità contenutistiche elevate,dal linguaggio irruento e innovativo,quelle che hanno il carisma per costruire un passo avanti rispetto al contesto della società corrente divenendo un esempio e un faro di ricchezza formativa. Con lapalissiano senso del vero dovremmo però ammettere che la missione premiante e avvalorante del prestigioso David di Donatello non poteva espletare con la massima purezza una vocazione all’eccellenza per comprensibile blackout qualitativo nel panorama attiguo .Sembra estenuante richiamarsi sempre al non plus ultra dei valori positivi,seppur questi fuori d’Italia costituiscano ancora un approdo,ma qui da anni il cinema continua a riprodurre copiosamente,indisturbato,un basso profilo innalzando la più grande crisi di talento e merito della sua storia. L’orticello passa soltanto questo,e il povero David viene costretto suo malgrado per festeggiare i settant’anni a un menù di compleanno,non solo senza ciliegina sulla torta,ma con pietanze ricavate da ingredienti discount. Il Premio in quanto affiliato di una istituzione senza responsabilità dirette meriterebbe il proscioglimento,ciò non toglie che il David 2025 confermando le tendenze in atto diviene sintesi e specchio di una decadenza incessante. Sarebbe giusto che la struttura organizzativa degli storici riconoscimenti potesse semmai ingaggiare un’azione più attiva e incisiva nel far perseguire vie di un cinema migliore ancorato a temi e respiri delle grandi cinematografie? Va riconosciuto che in alcuni aspetti certe scelte (o non scelte) hanno evidenziato una particolare e capziosa chiave di lettura. Togliere dalle possibili nomination o
“trombare” pellicole tanto gradite all’establishment,che in altre stagioni avrebbero ricevuto consensi e allori vanno intese quali volontà di coraggioso orientamento. Così
Diamanti,film di Ozpetek,uno dei film più brutti e inutili dell’annata,verrà insignito del solo
David dello Spettatore come erede naturale degli scomparsi Cinepanettoni,mentre il mediocre e supponente
Parthenope nonostante il pieno di candidature finirà a mani vuote. Questo fattore diverrà l’effettiva novità,un epilogo in linea con i risultati e i
giudizi esteri ottenuti dal film di Sorrentino. Il pluridecorato
Vermiglio della regista Delpero,gli altri numerosi verdetti verso capitoli ambientati nel passato,(
L’Arte della Gioia,
Gloria!,La Déluge) dimostrano propensione a storie dai format consolidati con abbondanti acuti di esito barocco,asettico e convenzionale,se soltanto volessimo rapportarle a parametri ad uso del presente. Un cinema distaccato dai grandi interrogativi contemporanei,che non crea problemi alle alte sfere,è l’antitesi della natura stessa cinematografica pensando a celebri film,i quali con forza controcorrente sono stati fautori di epocali cambiamenti. Il cinema italiano oggi riflette nei fondamenti una condizione da Cinematografia di Stato che modifica la genetica e le premesse di un’industria culturale. Per questo risulta molto dipendente dalla politica (trasversale agli schieramenti),dall’avvicendamento dei governi,in ragione non di occasionale sopravvivenza ma di opzioni strategiche a lunga gittata. Un tempo ormai lontano decise di sganciarsi dalle regole di mercato,dalle logiche delle sale,preferendo la quasi totalità di finanziamenti pubblici. Qualità latitante,spesso prevalgono prodotti di stampo amatoriale,per paradosso un film può trasformarsi in affare remunerativo anche se non funziona e viene visto poco sul grande schermo o in altri hub mediatici. Questo garantisce dei trend in attivo per gli addetti ai lavori ma all’inverso ha soffocato stimoli creativi,spinte evolutive,e soprattutto ha eluso considerevolmente l’adempimento di certificare un interesse nei confronti degli spettatori. Le pellicole e i protagonisti che una volta erano premiati ai David di Donatello facevano la storia del cinema,adesso sembrano descrivere la sola autoreferenzialità con cui si gira e si pubblicizza un prodotto.