Fonte: Screendaily.com
Durante il passato Festival di Cannes grazie alla vasta rappresentanza mediatica da tutto il mondo si è potuto controllare con ottima precisione il termometro saliscendi dei film in concorso.
Screendaily è la testata che nelle versioni,cartacea e online,ha sintetizzato questa gara con un contributo molto esaustivo per addetti ai lavori e appassionati. Le pagelle con voti (media stelle) attribuiti alle pellicole sembrano un gioco estemporaneo ma osservate con attenzione fissano un orientamento da non sottovalutare. Spesso i giudizi della stampa internazionale raccolti dal magazine convergono con quelli finali decretati dalle giurie. I punteggi più alti (tabella a lato) sono stati appannaggio di
Anora (3.3),
All We Imagine as Light – Amore a Mumbai (3.3),
Gran Tour (3.0) che vinceranno rispettivamente Palma d’Oro,Gran Premio Giuria e Miglior Regia. Il film di Mohammad Rasoulof,
Il Seme del Fico Sacro (evidenziato in giallo nella tabella) non presente nella selezione ufficiale riceverà il Premio Speciale accompagnato da una media stampa eccellente (3.4). Dalla classifica a punti
Screendaily si possono trarre altri suggerimenti cercando di comprendere viceversa perché una determinata pellicola non abbia avuto alcuna chance per entrare tra i vincitori. Tra queste svetta in basso la pessima performance recensoria di
Parthenope,unico film italiano in gara,per la regia di Paolo Sorrentino
,che raccoglierà una media (1.6) tra le più basse del Festival (peggio ha fatto
Marcello Mio con 1.4). Il dato preferenziale diviene statisticamente il peggiore per i film di Sorrentino a Cannes,se lo compariamo con la pagella del concorso 2015 quando
Youth – La Giovinezza ottenne un valore sicuramente non alto (2.4) ma meno drastico dell’attuale. E’ stata ribadita di nuovo la costante di tutte le partecipazioni al Festival. Sorrentino nella kermesse in Costa Azzurra ha sempre avuto esiti negativi,i suoi film non hanno mai vinto alcun premio ufficiale lasciando spesso code polemiche che non possono essere omesse. L’interesse suscitato dopo
La Grande Bellezza è andato via via scemando complici delle storie a corto d’ispirazione che la stampa internazionale ha trovato poco significative se non addirittura imbarazzanti. Quando fu presentato
Youth – La Giovinezza che Giuria e critici presenti sulla Croisette accolsero con distacco,il regista fu apertamente contestato dai cinefili con commenti poco lusinghieri. Oltretutto s’interrogarono sul perché le sue pellicole fossero sempre in concorso. Per gli opinionisti
Parthenope ha rafforzato la tendenza negativa ed è lampante che l’intera storia si sia mostrata annebbiata dalla confusione concettuale nel completo abbaglio di un sedicente,frainteso,progetto d’autore. Sembra evidente che non bastino colossi della produzione come
Pathé e il marchio
Saint Laurent per farsi un carisma a Cannes. L’abito non fa il monaco ma le pagelle hanno assegnano al film un verdetto senza pieghe. A tale proposito Tim Robey,critico di
The Telegraph,dirà con stile diretto e paradossale
.”Se tutti i film fossero prodotti da Saint Laurent,come «Parthenope»,la nostra dieta cinematografica sarebbe limitata ad abiti raffinati,volti meravigliosi e atmosfere d’ambiente con modelle in mostra come fossero vistose pubblicità di profumi. Estetica accattivante ma alla fine questo film non vale quasi nulla”.Con giudizio articolato,Peter Bradshaw,critico del britannico
The Guardian entra deciso nell’analisi del film. “
Paolo Sorrentino non segnala una rinnovata maturità. Continua a enfatizzare i suoi presunti meriti ma sembra che questo racconto artificioso non ne contenga davvero molti. Annuncia in ogni momento troppo autocompiacimento manifestando con presunzione una propria bellezza scivolando infine in un noioso torpore con ingiustificata elegia”. Un dato comune rilevato da un po’ tutti gli opinionisti è che Sorrentino in
Parthenope abbia ancora una volta puntato sulla forma epidermica,lo vuol rammentare
Screendaily. Lee Marshall recensore del magazine enuncia
:”Il regista privilegia appariscenti quadri audiovisivi rispetto alla coerenza narrativa”. Invece
Cahiers du Cinema,la prestigiosa rivista cinefila rappresentata da Charlotte Garson pensa che la vicenda metta troppa carne al fuoco con evidenze in definitiva non certo positive. Piuttosto il critico preferisce soffermarsi con ironia sulle frasi del film affermando,”
Tra le altre sciocchezze spicca. La bellezza è come la guerra: Apre le porte". Sarà molto diverso il panorama dei giudizi visti dal contesto italiano. Esclusa qualche eccezione,come vedremo,la rassegna pare rappresentare pienamente quella del nuovo corso culturale nazionale proteso all’identità e alla difesa di percorsi intrapresi. Il film di Sorrentino diviene in molti casi esempio granitico di quella strana idea da coltivare secondo la quale sarebbe bene evitare pensieri dubbiosi quando si tratta del nostro cinema. Con volume da megafono ce la mette tutta Mariarosa Mancuso (
Il Foglio),
“Paolo Sorrentino,ormai è una fede più che un regista”. Difatti con stile da sacerdote,Alberto Crespi (
La Repubblica),sembra celebrare una sacrale liturgia evocata in metrica
,”Mare,religione,invenzioni,dolori,lo scudetto del Napoli,l’amore,Il cineasta al Festival francese ha regalato poesia sullo schermo,ogni sequenza è un’invenzione con tocchi folgoranti”. Se la patria chiama non devi tentennare,così Stefano Giani andrà a sentenziare su
Il Giornale.”
«Parthenope»,
uno dei film più belli visti a Cannes”. Fa il coro Federico Pontiggia del
Fatto Quotidiano che dichiarerà,”
Il film doveva vincere un premio a Cannes. “Massiccio e potente” è risultato per Gloria Satta (
Il Messaggero). Il rispetto verso i lettori esige che non si debbano mai chiudere occhi e mente davanti a un film,ciò nonostante favorire la completa obiettività pare oggi un esercizio dimenticato. Qualcuno però non ci sta alla deriva conformista,Paolo Mereghetti (
Corriere della Sera) sa di essere un critico esperto che analizza e conosce. Dirà con schietta posizione
,”Il film è una discesa pseudo felliniana”...”Quasi timoroso di arrivare a (o proporre) una qualche sintesi Sorrentino cerca una via di fuga in una battuta o in una frase,in un incontro che deve accendere meraviglie e stupore con gusto che diventa auto compiaciuto”. Ritornano i denominatori delle opinioni espresse dai critici esteri,e su tale linea si esprime con onesto coraggio Cristina Piccino (
Il Manifesto):
”Il regista gioca con gli involucri più che nelle profondità per scrivere la propria immagine fatta di assoluti e anche un po’ fine a se stessa”. Il vasto giro di opinioni e pagelle giunto da ogni latitudine su
Parthenope completano definizioni ampie e chiarificatrici sulla pellicola.