Reality : Un film molto superficiale
La critica americana si aspettava di più da Matteo Garrone
Troppa prudenza e leggerezza per l’affresco sul delirio tv italiano A cura di FRANCO FERRI L’uscita negli Stati Uniti di Reality era attesa,la critica americana come sempre è molto attenta al cinema internazionale. A differenza di quella italiana non usa snobismo o mostra interessi di parte. A Cannes molti critici italiani misero in scena un esasperato tifo nazionale per il film di Garrone che rivelò limiti informativi davvero impressionanti. Quel racconto divenne un colorito CrossFire che potete leggere (Due pesi,due misure). Il lancio del nuovo film di Matteo Garrone dopo l’eco di Gomorra passa per New York. Quotidiani e magazine della metropoli dimostrano conoscenza profonda della realtà italiana e del cinema peninsulare,sono fonte di considerazioni puntuali quanto sorprendenti a vantaggio dell’immensa curiosità dei lettori. Elizabeth Weitzman del New York Daily News dà lo start alle opinioni con efficacia telegrafica, “ Matteo Garrone torna con una visione più appariscente e superficiale della cultura italiana“. Michael Atkinson,film critico del The Village Voice (foto in basso a destra),prepara una piccante sortita vedendo il film attraverso una lente meta analitica di notevole impatto sul pianeta Italia. “Nell’attuale panorama desertico del cinema italiano,Matteo Garrone non se la sente di essere il primo a fare dura satira sull’era Berlusconi nel momento in cui la società italiana non pare intenzionata a superarla “.
Avverte Il limite culturale partito da lontano e spiega che l’errore potrebbe stare qui, “ Il film esplora un delirio di massa ma preferisce affrontarlo dall’angolo iperreale e intimista di un uomo qualunque impazzito per cercare fama “. Sul New York Times,anche Manohla Dargis si aspettava qualcosa di più corrosivo e sottolinea che “ Garrone rispetto a «Gomorra» usa argomenti più leggeri e meno strazianti dove il kitsch sembra la regola,con l’iniziale sequenza dei cavalli bianchi che trainano il carro funebre,tale da sembrare qualcosa che sarebbe piaciuto a Maria Antonietta nella sua Parigi “. La pellicola sembra ottenere un effetto controproducente,conformista evidenziato sull’altro giornale newyorkese, New York Post. Farran Smith Nehme scrive,“ Troppa attenzione ai legami religiosi del protagonista che allungano il ritmo nel finale con scene troppo lunghe “.
Farran Smith Nehme
5 aprile 2013
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