Ferzan Ozpetek
L’uscita nei cinema francesi di Mine vaganti rompe la tradizionale quiete estiva e ci pone davanti ad un effettivo match mediatico nel paese con il più grande mercato europeo associato ad una densità cinefila davvero notevole. Questa volta la nostra rubrica si occupa delle opinioni espresse a proposito della pellicoladiretta da Ferzan Ozpetek. Noteremo che l’aria che tira risulterà di fatto diametralmente opposta a quella registratasi in Italia. Molto apprezzato e premiato incondizionatamente dalla critica nostrana,troverà nei colleghi francesi giudizi senza filtro. Sul quotidiano Le Monde leggiamo. “C'è una sorta di ingenuità che si trova nella messa in scena,con movimenti di macchina invasivi”… mentre sull’atro giornale della capitale Le Parisien si prova a definire la pellicola …”commedia priva di ferocia”. Ozpetek alla presentazione del film, causa eccessivo corteggiamento diplomatico verso la stampa francese, paragona il personaggio interpretato da Ennio Fantastichini a Louis De Founès,icona comica del cinema francese. Non riusciamo a comprendere la similitudine ma l’ardito confronto non è per niente apprezzato dal critico del magazine Excessif che gli risponde con malumore…”il film non ha niente della commedia gaudiosa alla francese semmai è di un genere familiare,sentimentale e leggero che funziona in Italia”. Molto attenti alle situazione tematiche e relative implicazioni morali nella storia,sono i critici del web che in breve tempo hanno conquistato spazio autorevole. Scrive Ouest.fr.” Il tema che tocca sembra scappato dagli anni '70,in uno scenario che condensa tutti gli stereotipi prevedibili”.
Arnaud Hée
La recensione più sferzante spetta ad Arnaud Hée di
Critikat …”
Ostentata citazione della publicità Barilla…continua,
i personaggi sono statici (e spesso a tavola), le riprese descrivono improbabili arabeschi.
Ma al di là della grande debolezza della storia”,sottolinea,”
si evidenzia un’assenza di sguardo sulla società,resta lontana da un mondo che invece intende evocare”. Successivamente fa un’introspezione particolare interamente sfuggita agli opinionisti italiani. “
Una delle dinamiche del film non è forse la ricerca di un riscatto da parte di Tommaso ?
(Riccardo Scamarcio) ovvero diventare eterosessuale”. Laconicamente conclude,”
Il cinema italiano esce malconcio da questa rappresentazione dell'omosessualità”. Altrettanto circostanziato non privo di articolazioni è l’autorevole cinemagazine
Premiere,in parallela versione on line e cartaceo afferma. “
Mediocre con il suo vaudeville antidiluviano, la sua mancanza di fascino e,soprattutto, la sua eruzione di cattivo gusto quando sbarca un'ondata di gay”…” In un contesto generale calamitoso restano da salvare la sequenza del suicidio della pasticceria e un epilogo poetico. Ma a questo punto, il danno irrimediabile si è già compiuto”.
Il celebbre magazine del cinema
Virgile Dumez di
A voir-A lire riconosce una “
fedeltà alla tradizione italiana nel trattare una vicenda di famiglie ma
“Il regista usa molti luoghi comuni (il padre simili
omofobico,la madre isterica, la zia zitella frustrata e molti amici gay effeminati”,conclude affermando…”Mine vaganti lungi dall'essere perfetto ha una realizzazione molto piatta”. Alcune considerazioni non erano sfuggite al nostro FilmJoker(marzo’10) ma per il resto la stampa italiana,in specialmodo i quotidiani,ci consegnano giudizi che paiono provenire da altre pellicole. Sul
Corriere della sera osserviamo quanto ha scritto Paolo Mereghetti.
“Ozpetek mette da parte le precauzioni politically correct e schiaccia il pedale dell' eccesso”. Non lo dice ironicamente anzi vede addirittura un disegno iconoclasta e conclude”
Il film vuole essere un elogio delle «mine vaganti» che fanno esplodere le convenzioni piccolo o grandi-borghesi, allora è giusto che anche lo stile sia coerente e mandi a quel paese paure e convenzioni. Perché a volte eccedere fa bene”. Se
Mine Vaganti può essere sdoganato per un manifesto anticonformista,poveri noi !