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Il Meglio e il Peggio del mese
TRAP di M.Night Shyamalan
Sceneggiatura di M.Night Shyamalan

Con Josh Hartnett, Ariel Donoghue, Saleka Shyamalan

L’idea di realtà multiple che s’incastrano alla maniera di scatole cinesi torna con certosina efficacia dopo aver fatto una pellicola invero poco elaborata e non riuscita come risultò Bussano alla Porta. M. Night Shyamalan riprende le suggestioni nascoste che s’interfacciano per occorrenza improvvisa rendendo i segreti della personalità una spinta di emersione psicologica che non lascia indenne il circostante. Si può arguire da ciò la meccanica espositiva del suo capolavoro,Il Sesto Senso,nondimeno andremo a sottolineare,The Visit,storia che scopriva nel corso dello svolgimento accelerazioni e coinvolgimenti dal profondo presentando un quadro d’ispirazione molto intensa. Era un film intarsiato sulle apparenze che mostrava man mano nella costruzione quanto una semplice vita di famiglia possa connettersi con verità incredibili. Queste hanno rappresentato le caratteristiche che risaltano con tempra il disegno migliore del regista. Sono quelle più vicine al traguardo dell’essenzialità liberando nei suoi racconti la crescita d’interesse per personaggi e vicende viste attraverso una prospettica di visione Hitchcockiana. In effetti Shyamalan non dimentica mai la lezione e in particolare taluni fondamenti del maestro inglese. L’immersione in una comune e indifferenziata quotidianità che pone innanzi ai suoi protagonisti segni casuali ma dirompenti da cui non ci si potrà sottrarre senza il ricorso a battaglie campali. La struttura di Trap gioca appunto sulla considerazione fobica che Alfred Hitchcock aveva dell’uomo in mezzo alla folla. Nel Sipario Strappato che esemplificò in modo suggestionante e narrativo tale forma di afflizione descriveva un personaggio braccato nella calca del pubblico ammassato in un teatro. La fuga è quasi impossibile ma distrazioni con accorti sincronismi sonori l’aiuteranno nell’impresa insperata. Il film odierno riprende con brillantezza questo spunto. Siamo prossimi ad un evento,in serata si svolge il concerto più atteso del momento e in città è giunta la pop star Lady Raven. Sold out,ma i fortunati tagliandi sono già in mano ad un generoso papà che accompagna per premio la figlia teenager e grande fan della cantante. L’arrivo nel pomeriggio presso la gigantesca Arena sede dello show,l’ingresso per il ristoro,i contatti con la moltitudine degli altri spettatori e la corsa al gadget come fosse il simulacro della divinità. Sono un rituale adrenalinico e ansioso che M. Night Shyamalan appunta rappresentandolo con profusione di minuziosi elementi. E’ uno dei più veritieri scorci su questo tipo di aggregazione sociale che si siano visti nei media,il senso dell’attesa,l’appuntamento con il mito,la frenesia per un like non virtuale anticipano e accompagneranno temi meno sondabili. Trap racconta e interpreta agevolmente il colore e le insidie del costume,l’insofferenza e le contraddizioni della contemporaneità e sa farlo bene il primo film del regista molto impegnato e agitato sulla società di oggi. Questa giornata particolare al contrario sta offrendo qualcosa che stona almeno nel pensiero del buon padre. C’è tanta polizia dentro e fuori che vorrebbe fermare un assassino seriale detto il Macellaio. Non c’è terreno per la suspense perché il presunto mostro si svestirà subito proprio nell’integerrimo papà,dentro e fuori la disarmante rivelazione per certo si nasconde dell’altro,ma intanto fuggire dallo spazio gremito mentre sta cantando Lady Raven fa intuire come la trappola selettiva sembri un’opera quasi perfetta. La storia macina materia di primo livello,non ha bisogno di effetti paurosi e crudi rivangando soliti cliché perché l’angoscia è qualcosa da percepire distillata che semmai dispone la natura e le variabili comportamentali del fuggiasco. Il thriller è maiuscolo e le sorprese in una notte di alte sonorità non avranno l’impronta del prevedibile.