THE SQUARE di Ruben Östlund
Sceneggiatura di Ruben Östlund
Con Claes Bang,Elisabeth Moss,Christopher Læssø,Terry Notary Ce ne fossero spesso ! Questo film è senza alcun dubbio una delle più grandi apparizioni cinematografiche mai viste negli ultimi anni. Un capolavoro indiscutibile che s’impone con la forza incontrollabile di un uragano e con la grazia raffinata di saper offrire al momento giusto le tematiche più appropriate sull’uomo e le sue strade. Siamo di fronte al lucido viaggio della coscienza nell’attimo in cui si deve fermare d’improvviso causa l’inesplicabile e infruttuoso impasse di tante scelte. Sta prevalendo il caos nei rapporti privati e di pubblica relazione. Pare di comprendere che le condivisioni e il retaggio sempre più imponente delle connessioni abbiano costruito d’inverso solo fittizie empatie e asettico distacco dal vero centro pulsante dell’umanità. Ammesso che ne possa esistere ancora uno,ma il linguaggio dell’arte inteso a scoperta lungimirante e mediazione sostanziale verso itinerari di nuova impronta sembra in ogni caso indicarlo con dedizione pasionaria. Questa è la missione fuori da una logica già percorsa e dai trend di ripetitiva stanchezza che si prefigge Christian,direttore di un grande museo di Stoccolma. Sta preparando il lancio di una nuova opera d’arte moderna,dalla vocazione prospettica,dai segnali di neoumanesimo,dal carattere misterioso e controcorrente. L’atipico lavoro fonda intuizione dalla rigorosa forma geometrica. Si tratta di un quadrato al centro di una piazza,uno spazio delimitato sull’ingresso del museo che suggerisce per energia figurativa qualcosa di atipico e spiazzante. Qui risiede il luogo più idoneo per la perfetta fruizione comunicativa dove nasce il giusto contatto con le esigenze indicate dall’ispirazione artistica. Quello spazio libero nel significato vuol apparire un santuario di fiducia e amore dove chiunque vi si collochi all’interno dovrà avere dagli altri priorità di diritti e aiuto incondizionato. Per semplicità ricorda le strisce pedonali sulle quali l’utilizzo impone precedenza a tutto il resto del traffico,le sue linee geometriche nella formulazione simbolista resa dai matematici Pitagorici esprimono la quintessenza della giustizia. Rappresenta la legge a rivelazione di un concetto che armonizza interiorità ed esteriorità in qualità di norme morali,il quadrato ancorato su quattro lati uguali raffigura,essendo struttura non dinamica,la stabilità,il fermarsi,da cui individueremo l’idea specifica di riflessione. Per Christian l’intervento del supporto artistico è fondamentale,la forma astratta del linguaggio moderno diviene emanazione di un’estetica relazionale irrinunciabile per crescere,ma le contraddizioni che in parallelo stanno per generarsi nella quotidianità diverranno il potente motore del film. Non di meno questa forza maggiore,straniante ma fascinosa,che s’inserisce nelle vicende dei vari personaggi,la loro totale inefficienza o sperduto desiderio di ricominciare,procede a sorta di grottesco e divertito intreccio come fosse indefinibile volontà dell’arte di abiurare schemi troppo usuali. L’arte non è artificiosità degli eventi riflette senz’altro lo stato impercettibile delle persone e della società,l’immagine più seducente e meno corrotta che emerge d’impeto sta nel profondo. Invita ad un uso irrazionale delle tensioni disarticolando logiche e vecchie estetiche della vita,sarà ben lontana dal cedere una parvenza di controllo ai protagonisti su qualunque cosa giri intorno. Energie latenti e flussi incontenibili,deduttivamente concreti,muovono con imparziale moto burattinaio l’intera storia conducendo straordinaria sagacia,come se il quadrato ormai divenuto la geometria dello stesso film volesse proporre all’artista prossimo venturo che il caos non va temuto anzi è il maestro delle opere create dal basso. C’è da imparare dal film di Östlund che sta divenendo in breve (Forza Maggiore) uno dei nuovi grandi autori del millennio. Fa smuovere il cinema,come vuole una prassi idealista,assumendo veramente il compito di voler abbinarsi,riflettere sulle tematiche fondamentali di mondo e società in divenire. Del resto è la stessa condizione rilevante richiesta a tutta l’arte per determinare costruzioni possibili oltre le nebulose.
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