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NOVEMBRE 2024
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Il Meglio e il Peggio del mese
FORZA MAGGIORE di Ruben Östlund
Sceneggiatura di Ruben Östlund

Con Johannes Kuhnke,Lisa Loven Kongsli,Kristofer Hivju,Fanni Metelius

Una settimana sui magnifici orizzonti delle montagne alpine serve a staccare la spina dalle abitudini consolidate ma la ritemprante vacanza nell’idea di immersione e totale abbraccio con la natura della neve dovrà mantenersi nella sfera di un rigoroso controllo che contempli la solita,rassicurante normalità. Tutti i turisti del resto vogliono l’asettica avventura di qualche giorno a comando della loro immagine e somiglianza. Non si distacca dalla regola la famiglia di Tomas ma un’imprevista valanga,giunta nel momento del relax,che si abbatte sulla suggestiva terrazza panoramica,cambierà di molto la prospettiva. A prima vista nell’impressione svagata dell’uomo c’è la sciagurata superficialità di chi attende un improbabile effetto speciale per ospiti adrenalinici,poi nella fuga si allontana per mettersi al riparo dimenticando moglie e figli. L’episodio lascerà echi impensati,pressati dal senso di colpa del marito che di fronte allo scampato pericolo vivrà sintomi d’inadeguatezza al cospetto degli altri familiari. Come un gelido vento che sradica alberi e solleva rami mostrando alla luce le radici insondabili prima interrate,il fenomeno naturale scatena negli uomini un processo energetico e deviante che li fa implodere nella loro interiorità. I nostri protagonisti insieme ad altri saranno loro malgrado trascinati in un effetto domino dentro quella scacchiera esistenziale,apparentemente confinata dal gioco vacanziero,per rimescolare l’essenza mai discussa delle vite. Il tempo atmosferico e la scansione rarefatta delle condizioni meteo che svincolano dall’ordinarietà le persone sono stati un ciclone di forza letteraria per grandi racconti visionari,primo tra tutti Stephen King. Ora il regista svedese partendo da questo afflato,in cui nevi e nebbie non rientrino più nel semplice fondale,ma detengano la fisicità avvolgente d’irrompere nell’orizzonte umano fondendosi a ragione di astratto alone metafisico,predilige il primato dell’iconografia stilistica. Nel grigio plumbeo che spazza i confini del riferimento classico i personaggi nell’imprevisto sono costretti a fare i conti con l’inaspettata comparsa della forza della natura che traspare inquietudine e pregnanza fatalistica. A contrapporre l’affresco,in perfetta  simbiosi tematica,ci sono le rigorose,geometriche inquadrature degli arredi,delle sagome interne e delle strutture turistiche che sono il ricorso contrapposto al desiderio indomito del controllo raziocinante. Quando l’arcano scopre angosce mettendo a repentaglio sicurezze e trend consolidati,il motore narrativo rilascia una capacità di potenza elevata forte di drammaturgia che non cede a facili,emotive trappole di centralità solo psicologica. Il disegno approda nei giochi della mente circondando le soggettività affrante dai dubbi che navigano sulle relazioni,colpite da una potenza molto più devastante di quella fisica della valanga,ma nell’io di ciascuno si agita la ricerca di un oggettivo,nuovo corso che contrasti lo spettro dell’abisso. In questo spazio ideale fatto di cedimenti o lotte,lo spirito ancestrale è trascinato dal classico fraseggio dell’umanità in cui ordine e caos rappresentano un presupposto ineludibile,ma sarebbe ingenuo assegnargli una logica di consequenzialità o di supremazia dell’uno sull’altro. Restano cardine dell’evoluzione,mai separati nel potere discrezionale, ascendente e ambivalente che può determinare scelte fondamentali.