A BIGGER SPLASH di Luca Guadagnino
Sceneggiatura di David Kajganich
Con Ralph Fiennes,Tilda Swinton,Matthias Schoenaerts,Dakota Johnson Una premessa fondamentale apre la disputa sul film odierno che ambirebbe a rileggere liberamente una pellicola importante fine anni sessanta,La Piscina di Jacques Deray. Questa era una storia che fondava paradigma narrativo da thriller finemente psicologico attraverso uno stile di riferimento letterario perfettamente centrato nelle immagini. La piscina luogo geometrico e centrale,punto di riferimento ambientale per quattro insoliti personaggi,diviene mano a mano il contenitore irrazionale delle loro ambiguità. In tutto il film si respirava un’atmosfera particolare che metteva in correlazione passioni,sfide silenziose con il clima rarefatto e incendiario tipico di una vacanza sulla costa. I corpi di Alain Delon,Romy Schneider,Jane Birkin,Maurice Ronet erano l’espressione più sensuale che incarna l’arroventata stagione entrando in soluzione con un quadro empatico di astrattezza esistenziale quasi fosse uscito dalle pagine di un romanzo di Albert Camus. La competizione che nasce tra loro,rivangando amori,delusioni e ritorni di fiamma,sembrava intessuta da una ragnatela sotterranea di emozioni,colpi di scena sotto forma di implosive quanto scioccanti atmosfere. La grande vasca d’acqua,simbolo dell’eccellenza del denaro,ma al tempo stesso riconducibile al significato psicanalitico del grembo amniotico,metteva in luce interrogativi sulfurei che intrecciano mai domi sui legami sentimentali. Il profondo divario che scava un solco insormontabile tra quel film e il remake di oggi risiede nell’atteggiamento di una sceneggiatura saccentemente incolta. Manca uno sguardo attento che sarebbe stato umilmente indispensabile dentro il film di Deray per riproporre anche in maniera personale e diversa quella storia. Risulta assente una definizione antropologica dei protagonisti che invece nella sceneggiatura fatta dal regista stesso e da Jean-Claude Carrière era ben salda e osmotica a tutti i risvolti. Senza questa condizione strutturale non si può riproporre con nuovi imput e fattori pregnanti una rilettura moderna, Al contrario vivacchia di rimescolamenti analogici,superficiali fatti di metafore prefabbricate così abboccate che appaiono come il vero delitto del film. Prendiamo la location (Pantelleria) e l’acqua che perdono le funzione profonde delle simbologie tinteggiate ne La Piscina per assumere la staticità,l’ovvietà sociale da filmetto alla moda che non svilupperanno mai connessioni portanti con i personaggi. Questi invero sono bozzetti barocchi poco credibili e sopra le righe che danno spunto a Ralph Fiennes e Tilda Swinton di offrire le peggiori prestazioni delle loro carriere,per non parlare dell’improbabile diciassettenne sotto le forme di Dakota Johnson. Non ci sarebbe stato alcun motivo per parlare di questo poco arguto film se all’origine non ci fosse La Piscina. Però paradossalmente ha avuto il merito riflesso di riportar fuori dall’oblio una grande pellicola che vivamente e opportunamente consigliamo a tutti di vedere.
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