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Woody e Roma,cronaca di un amore non ricambiato
In “To Rome With Love” mostra la capitale come la vede lui
Per i media il film è pieno di luoghi comuni,una via crucis lontana dal vero
Eppure con un Benigni in gran forma traccia la via maestra della commedia all’italiana

A cura di Franco Ferri

Woody Allen
Woody Allen
Avevamo una certa convinzione che prima o poi sarebbe tornata. L’assurda quanto grottesca usanza di disprezzare,rimproverare preventivamente tutti coloro che negli ultimi anni si sono occupati con i loro film di raccontare al mondo qualcosa di familiare alle tipicità culturali dell’Italia,ha rifatto vigorosa apparizione nei media in occasione del lavoro di Woody Allen ambientato a Roma. To Rome with Love rappresenta l’ultimissima occasione di una strana gelosia che infervora e rapisce l’intelletto di molti cinegiornalisti quando i temi di una pellicola sono il punto di vista straniero su una città,una location,un’iconografia di stretto riferimento nazionale. La prima del film ha sottolineato vistosamente nelle pagine dei giornali commenti improntati ad un denominatore di presunti luoghi comuni narrati nella storia.

Roberto Benigni in 'To Rome With Love'
Roberto Benigni in 'To Rome With Love'
Ad esempio Paolo D’Agostini su La Repubblica scrive che Allen “ Ha fatto una cosa tanto banale,una Vacanza Romana così farcita di luoghi comuni,tutta scandita a Volare e Arrivederci Roma “. Sul settimanale L’Espresso,l’articolo di Denise Pardo già richiama nel titolo “ Woody,ma che stai a di' ? ”, sottolineando di seguito un certo nervosismo derivato dalla proiezione, “ Un capolavoro,no una via crucis,la testimonianza definitiva dell'immagine oltreoceano di Roma e dell'Italia resa da un regista smagato e di mondo,non uno yankee claustrofobico ”. Goffredo Fofi risponde da un altro giornale capitolino,Il Messaggero e s’interroga sul significato dei luoghi comuni,” Ci sono anche quelli che hanno qualche dignità perché rappresentano esperienze comuni e idealità comuni. Qualche freccia al suo arco Allen ce l'ha ancora, come nell'episodio con Benigni e sulla televisione che punta al personaggio comune. Si,abbiamo certamente la peggiore televisione d'Europa “

Denise Pardo
Denise Pardo
L’idea fondamento per descrivere Roma è stata sempre lampante in Woddy Allen che dichiara,“ Ho mostrato l’Italia come la vedo ”, facendo trasparire un’iniziativa caratteristica dell’autorialità. In effetti il regista catalizza un attento ventaglio di immagini cittadine,sa riprodurle con estrema attenzione senza far ricorso a manierismi e macchiette,sa opportunamente trasformarle in un tocco di personale immaginario che dona a qualche capitolo della pellicola intensa allegoria. Se prevalesse la neutralità critica si dovrebbe oggettivare la rilevanza di un risultato o il suo contrario,derivanti però da veritiere caratteristiche presenti in un’opera. Allen ha realizzato una commedia che sa focalizzare il carattere romano e italiano molto più sagacemente di tanti filmetti italiani attuali.“ Un'americanata a Roma “ accusa su Il Giornale,Cinzia Romani (con questo nome come poteva non essere allineata ?) usando un termine che importa finalmente un verace,abusato luogo comune. Vorremmo suggerire alla redattrice e ai suoi colleghi di essere altrettanto decisi,quando scrivono con mestiere cerchiobottista,intorno alla miriade di mediocri produzioni fornite dalla cine baronia e di chiamarle con lessico affine,italianate.

Federico Gironi
Federico Gironi
Assai curiosa è la considerazione di Paolo Mereghetti sul Corriere della Sera,“ Resta, intatta,la bellezza di Roma,fotografata sotto un sole estivo a cui Allen dedica più di una frase d'ammirazione. Ma se questo ero lo scopo del film,rendere omaggio alla città più bella del mondo perché non girare un documentario ? “  Il recensore mette in campo la solidità di un dogma nascosto ipocritamente da molti sotto il sentimento dei permalosi. Tanti avrebbero voluto un affresco romano di comodo,oleografico,elogiativamente kitsch come tanti spot pubblicitari della marmellata o dei ravioli cui siamo ormai abituati in modo invasivo. Mereghetti dovrebbe ben sapere che rendere omaggio ad una città o ad un mito non significa ridurre un film alla ruffianeria. Nel clima di sapore oscurantista avrà certamente offeso in suscettibilità l’episodio,riconoscibile nella comparsata di Scamarcio,che raffigura una Roma un po’ ladrona di farsesco, cinico carattere nel bilanciare le prede. Il quadro non fornirà mai un moralismo assoluto ma rinforzerà una leggerezza che Woody Allen assegna con indubbia simpatia alla città. Semmai come sintetizza Federico Gironi di Comingsoon.it, ” Egli trova nell’immutabilità di Roma,nei decenni e nei secoli,nel suo esotismo quasi terzomondista,l’emblema di una decadenza molle da abbracciare senza riserve. Siamo invece certi che il prossimo film del regista che avrà come location Copenaghen non farà inveire dannatamente i danesi.