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Non è un Oscar per vecchi
Il giorno dopo si scatena il tormentone sull’anacronismo di”The Artist“
Accuse e equivoci da un mondo dell’informazione frettoloso di coniare slogan

A cura di FRANCO FERRI

Cinque Oscar per il film francese
Cinque Oscar per il film francese
L’eco dei cinque Oscar ottenuti da The Artist  ha messo in moto nell’informazione un singolare tormentone mai come questa volta basato sull’equivoco. “ La notte dell'84°Oscar si è conclusa nel segno della nostalgia,Il fatto che il premio come rniglior film sia andato,come era nelle previsioni,al film francese,un racconto in bianco e nero e muto,simboleggia bene i sentimenti autoreferenziali che animano Hollywood e la sua nostalgia”,questa è stata la cronaca di Silvia Bizio per La Repubblica. Sulla stessa falsariga l’altro grande quotidiano,Il Corriere della Sera con Alessandra Farkas ricordava che “ E’ stato l'Oscar della nostalgia,dello charme francese,della Recherche di un passato perduto e mitizzato per ricordarci di come il mondo pre-twitter e pre-facebook fosse più bello,puro e vero del presente ipertecnologico “. Si possono avere rispettabili opinioni personali ma la fretta e la fuga per coniare slogan non concedono tempo per una riflessione ponderata motivata su una conoscenza del cinema che non si deve fermare all’iperbole da rotocalco.

Per 'Hugo Cabret' solo Oscar tecnici
Per 'Hugo Cabret' solo Oscar tecnici
Il riconoscimento a The Artist ,come pure a Hugo Cabret,rappresenta il risultato di una visione evolutiva che scruta nel profondo il senso archetipo della cinematografia,riconoscendo in essa lo studio di un linguaggio specifico visto in divenire. Non si è voluto premiare un falso d’epoca o il suo circostanziato fascino vintage nel rituale glamour di nostalgiche senilità,casomai abbiamo assistito all’affermazione di un originale prototipo festeggiato e premiato ovunque nel mondo (oltre 100 milioni di $ finora) che ripropongono la centralità fertile del cinema. Difatti a dimostrazione di quanto avevamo compreso,Elisa Battistini de Il Fatto Quotidiano in perfetta puntualità conferma che,” Alla riflessione sulla modernità del cinema,hanno preferito l'inchino nostalgico di un europeo a Hollywood “ e continuiamo a leggere sospettando la fuoriuscita di un terribile conformismo nazionale. Fa un certo effetto osservare coloro che accusano di retroguardia e nostalgia gli altri,ben conoscendo la loro disinvolta abitudine a vivere comodamente nel vecchio di un passato culturale cementato da idiosincrasia cronica per il nuovo.

Alberto Barbera
Alberto Barbera
Se a qualcuno piacesse l’elogio della conservazione non si perda questo passaggio per nulla fra le righe di Alberto Barbera,neo direttore del Festival di Venezia,sulla Stampa si pronuncia e si vede che se ne intende di pensiero museale.Impossibile non cogliere,in questi due esempi di perfette operazioni di restauro destinate a fare la felicità di tutte le cineteche e i musei del cinema del mondo,la più intensa e accorata forma di evocazione nostalgica dell'epoca d'oro della pellicola in 35 mm. Le dieci statuette, equamente suddivise fra The Artist e Hugo Cabret sono il trionfo della nostalgia in un' epopéa di grandi trasformazioni,che implicano sconvolgimenti di gusti e abitudini consolidate,non stupisce che gli ultrasettantenni membri dell'Academy si siano fatti travolgere dall'emozione di due film che esaltano il piacere del cinema delle origini “.

Stenio Solinas
Stenio Solinas
A modo suo tratta la questione in maniera particolare,riuscendo a tirar fuori qualche concetto pesante Stenio Solinas sul Giornale.  “Hollywood premia il passato bene ! ”,ammette l’opinionista e continua parasafrando Giuseppe Verdi,“ Tornate all’antico sarà un progresso ”,in fondo l’esercizio della modernità per lui “è come andare tutti dietro un gregge “. Se quest’ultima non è un granché come definizione,ben più illuminante sarà la successiva (tratta da Alain De Benoist) precisando distinzione fra i nostalgici e gli amanti del passato. I primi vivono nel rimpianto del tempo che fu illustrandolo come “unica età dell’oro possibile” mentre i secondi amano il passato per quel che è ovvero  “Qualcosa che è passato,una dimensione che fa parte del nostro presente,lo illumina,lo feconda perché in fondo il passato non esiste è soltanto un presente divenuto invisibile “. Quest’ultima testimonianza si inserisce solidamente sul significato dell’Oscar di quest’anno assumendo un valore mitopoietico opportuno,dal momento che le iconografie e gli stili focalizzanti del passato non rivelano un‘impronta cristallizzata di natura reazionaria ma accendono un messaggio dinamico,potente molto incline al carattere progressivo della cinematografia.