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Lone Ranger, Il segreto del suo in-successo
Attendevano un Jack Sparrow con salsa western ma il film parla diverso
Johnny Depp in contropiede travolge esperti finanziari e critici in odor di ferie

A cura di FRANCO FERRI

Johnny Depp e Armie Hammer
Johnny Depp e Armie Hammer
Sono stati loro stessi a mettere The Lone Ranger sull’ingrata via del trionfo obbligato,era un’inevitabile sentiero dopo annate trionfanti al box office con i sequel di Pirati dei Caraibi. Il trio Bruckheimer,Verbinski,Depp però ha solcato quel sottile confine che separa continuità da novità, privilegiando sovente quest’ultimo,spiazzando pubblico e critica nel mettere in scena una vicenda che andasse oltre l’appeal di Jack Sparrow con una visione overlook della storia degli Stati Uniti. Senza questo strano equivoco la sua accoglienza sarebbe stata senz’altro più esaltante e molti spettatori non si sarebbero arresi in confronti che inducono a fuorvianti indicazioni. Così esperti di marketing hanno prevalso sui cinematografici riducendo il film ad un grafico finanziario. Dopo cinque giorni di programmazione l’autorevole giornale economico MF per penna di Mattia Franzini ha scritto “ Il colosso Disney potrebbe dover mettere mano ai conti del gruppo dopo averne spesi 250 per la produzione e oltre 100 per il marketing. La pellicola ha incassato solo 48,9 milioni dj dollari “. Il commentatore dovrebbe sapere che il budget di un film,specialmente quando è una grande produzione,si basa su comunicazioni di stime presunte con voci multiple che prevedono esborsi in larga scala sull’intera filiera industriale. Inoltre c’è un piccolo segreto che tutti sanno senza per questo volerlo enunciare a caratteri cubitali. Il costo di un film è sempre gonfiato,sappiamo da addetti ai lavori che una produzione,per esempio,costata 10 viene prezzata pubblicamente 15 o 20. La prassi è comune ovunque nel mondo. Per restare nel tema Lone Ranger siamo dell’idea che una giusta analisi economica dovrebbe avvalersi di molte altre variabili altrimenti è gossip. La vita di un film si calcola più lunga di una settimana,dopo venti giorni sommando gli incassi Usa con quelli internazionali superava 160 milioni di dollari mentre mancano ancora all’appello grandi mercati primi tra tutti Francia,Gran Bretagna,Germania e Spagna dove uscirà il mese prossimo. Se ci accontentiamo di una performance sportiva contando le cifre in campo,il pareggio ($ 215.000.000) è questione imminente ma del film interessano spunti ben più salienti. Era dai tempi di Nato il 4 Luglio di Oliver Stone che la sacralità ufficiale di questa data non veniva usata in senso antiretorico. La coincidente uscita del film in quel giorno ha dentro il significante di una sfida che riporta in auge il western come testimonianza traumatica della nascita di una nazione.

 

Roberto Nepoti
Roberto Nepoti
Quando lo spirito di ricezione alza i livelli il grande pubblico potrebbe perdere l’unità condivisibile che solitamente accompagna un blockbuster,è fuori tempo un punto di vista alternativo ? Diventa totalmente improponibile oggi ? Paolo Mereghetti sul Corriere della Sera non ha dubbi,” Tutti gli sforzi per rileggere il mito del West dalia parte dei nativi fanno ampiamente rimpiangere ben altre stagioni cinematografiche ”. Gli fa eco Francesco Alò che su Il Messaggero sottolinea “La problematicità di una trama che vede i nordamericani brutti,sporchi e cattivi“. Non crediamo sia un errore la riproposizione culturale della sofferta evoluzione americana nascosta nel tunnel ambiguo di un complesso di colpa,un‘incompiuta riabilitazione per il genocidio commesso verso i pellirosse. Specialmente in un periodo politicamente conservatore come il presente l’evocazione della memoria storica prende valore soprattutto per le giovani generazioni. Gore Verbinski non fa sfoggio di déjà vu,fredde citazioni quanto asettici,improponibili copia incolla del passato ma nel film si intuiscono,si respirano l’immaginario,le sonorità emotive provenienti dal background di una certa filmografia western. Ne fa ragione espressiva lavorando sulla visionarietà e la stilizzazione del racconto partendo dallo sciamano Johnny Depp che con il suo ego fantasmagorico incline alla verità sarà il metronomo della pellicola. La filigrana che emerge riscrive un pezzo di storia con l’energia di un cinema vivente concedendo adeguato spazio all’intrattenimento intelligente. Sentenzia Roberto Nepoti su La Repubblica,“ Pare una visita guidata a Disneyland,nel parco tematico dedicato alla Frontiera ”. Chiunque avesse osservato meglio,su quella giocosa Disneyland,avrebbe notato nella scenografica architettura di Monument Valley e intrecci di ferrovie un particolare simbolico fondamentale. Una sequenza d’azione in cui nel binario unico della Storia combattono e si inseguono due locomotive;quella che del presunto progresso che avanza e quella con il pellerossa che indietreggia,resiste forse l’ultima chance per la vendetta concessa dal cinema. D’altra parte il western risulta inevitabilmente genere crepuscolare,lontano da una sensibilità che lo elesse congeniale in una società post rurale finita oltre quarant’anni fa. Lo stile Pirati al contrario esula da questa considerazione perché nella saga vista finora è confinato a fondale variopinto mentre personaggi e situazioni,pur conservando il look della tradizione, implementano e comunicano con poche articolazioni un’idea di moderni eroi fantasy. Un buon modo per strizzare l’occhio alla massa che regala record.
28 luglio 2013