La strada della memoria
Una sconfinata giovinezza è un segno di poesia attraverso un viaggio interiore
Da Repubblica a Crespi,chi scoprirà il filo conduttore che accende il film di Avati ? a cura di FRANCO FERRI Pupi Avati Nella sconfinata filmografia di Pupi Avati molto spesso si sono persi di vista quegli orizzonti di eccellenza che contraddistinguono la vita di un autore. Sempre quest’anno abbiamo visto Il figlio più piccolo, uno dei film più negativi del suo lungo repertorio,ma quando l’indifferenza sembra sopravanzare sul desiderio di interesse,accade una sorpresa. Una sconfinata giovinezza apparentemente è la vicenda classica vicina ai cliché del suo repertorio però possiede un vigore che riecheggia fascino dai lavori migliori del regista bolognese. Per La Repubblica,…” Pupi Avati affronta una storia che parla di un evento sconvolgente come l'Alzheimer.”. ma l’affermazione può essere fuorviante perché Una sconfinata giovinezza non tratta il sopravanzare di una patologia irreversibile. Casomai la traccia didascalica e il suo riflesso umano sono scintilla per illuminare una più importante strada della memoria,una scorciatoia per sparire da un quotidiano estraniante. In questo strano bivio esistenziale l’io interiore usa un ideale filo di Arianna per ripercorrere con energia vitalissima ed evocativa il labirinto della vita approdando nei momenti intensi della gioventù. La nostalgia e il ricordo,come prodotto del passato,generalmente riproducono nel presente un distonico stato di rovine,ma in questa specifica situazione Avati non si lascia sedurre dallo stereotipo decadente e assapora la più giusta allegoria di un viaggio meraviglioso verso l’infinito. Il segno poetico che permea dalla vicenda rappresenta un riconoscibile esempio meta filmico che marchia l’originalità del film. Gianluigi Rondi Federico Pontiggia |