Christopher Nolan
Arriva il cinema delle idee raccontato con una moderna idea del format e della comunicazione ma ai critici italiani l’avvenimento non sembra interessare molto
. Il punto di arrivo viene vissuto con il solito snobismo incolore di chi è incerto sul tipo di film che sta vedendo.
“Siamo nella realtà oppure nel sogno”…afferma Natalia Aspesi su
Repubblica. Il dubbio rivelato per timore ma forse per interiore disappunto sull’onirico fa rivelare un giudizio complessivo oggettivamente incompiuto ma personalmente ostile
,…”basta lasciarsi andare alle immagini e non sarà certo il primo film che seduce proprio perché senza capo né coda”. Più o meno sullo stesso versante,anche editoriale,sta Lietta Tornabuoni dell’
Espresso che proprio non ne vuole sapere di abbracciare il codice di una lingua che non conosce. “
Se c'è qualcosa che eventualmente non si arriva a comprendere”,assicura,
“come in certi elaborati videogiochi, pazienza”. In fondo non dobbiamo essere stupiti o contrariati,una cinematografia che evolve lascia sul terreno vittime fino all’ultimo fedeli dei loro canoni crepuscolari.
Massimo Bertarelli
Però il critico o l’opinionista devono possedere almeno un discreto approccio neutrale e prospettico perché l’informazione non può più confondersi con la parzialità. Nolan si sta affermando come un deciso innovatore del cinema ma il suo lavoro per i media è senz’altro meno eccitante di quello di un Mazzacurati nostrano. Le critiche ad
Inception si incentrano su aspetti di superficie rivelando sorprendenti avversioni alla fusion di un film avveniristico nell’architettura come nei contenuti.
“Christopher Nolan”, brandisce sul
Giornale Massimo Bertarelli
,”è incapace di proteggere dalla noia lo spettatore”,sorvolando sul fatto evidente che al contrario gli spettatori che guardano in sala la pellicola restano sedotti in silenziosa concentrazione per due ore e mezzo.
Eugenio Renzi
La propensione dei cineintenditori a non usare ventagli culturali più ampi rende toni astratti alle loro opinioni. “
Per stupirci a ogni scena dimentica completamente di costruire personaggi, sentimenti, conflitti capaci di suscitare il minimo pathos”,scrive Fabio Ferzetti sul
Messaggero,glissando o più realisticamente non avvertendo i suggestivi snodi narrativi che configurano contrasti e passioni fondamentali per la pellicola.
Così le gesta di Di Caprio & C,continua Ferzetti,”
si riducono a un rutilante susseguirsi di scene d'azione sempre più arbitrarie ma anche uguali a mille altre”,pertanto ci sovviene il sospetto acuto che abbia visto altro film.
Eppure c’è chi dell’astrazione sa farne pregio come suggerisce su
Ciak,Eugenio Renzi. “
L’action movie è un fiore che Nolan fa sparire e riapparire sotto forma d'arte visiva, spingendo Hollywood verso un'inedita e impressionante astrattezza”.