WHIPLASH di Damien Chazelle
Sceneggiatura di Damien Chazelle
Con Miles Teller,J.K.Simmons,Melissa Benoist La lunga arida strada senza ritorno non è l’ennesima immagine figurata da inferno dantesco ma insegue il viaggio di chi porta dentro il primato della musica come missione di vita. Andrew prima ancora dei giochi da bambino aveva già passione smisurata per la batteria e anche adesso che entra nell’illustre conservatorio,con nel cuore la somma arte di Buddy Rich,consolida l’inebriante desiderio interiore di perfezione. La meta non è certamente ad un passo,lo aspetterà un lavoro fuori da ogni esperienza pedagogica perché le forme della genialità non sono correlazione di buoni propositi o sostenute dall’addizione dei voti scolastici. Ad attenderlo troverà Terence,insegnante di tempra militaresca che tra il dileggio verso gli altri e l’incubo maniacale di intendere tutto ciò che è musica svilupperà in lui un’influenza sicuramente ansiosa e dai tratti negativi. Nei risvolti di questa strana relazione di studio s’insedia però un fattore competitivo nel quale il demone che contorce e smuove l’innata predisposizione del ragazzo metterà a fuoco quanto tormento e sacrificio si possano tradurre in arte sopraffina oltre le barriere di un freddo supertecnicismo. A differenza di altre storie incentrate su vita,musica e relativo apporto figurativo,dal quale emerge quasi sempre una dinamica armonica dei fattori,Whiplash attinge dall’idea del pentagramma il tempo che è fondamentale prima di altri per assemblare un brano. Quindi l’esistenza trova legame nel perfezionismo del ritmo,alla pari di una performance strumentale esalta oppure ottenebra sogni e aspettative. Rabbia,sudore e sangue fondono nella velocità del desiderio tutte le possibilità che si esaltano in quei suoni ritmati ma la costante del tempo pretende un quid superiore. Tempo coincide nell’entità nascosta che dirige lo stretto confine della nota indicando il facile inganno del ritmo presupponente. Tempo riveste l’importanza di un senso astratto che governa e dispone tutto il resto. La prova per fregiarsi di superlativo deve adagiare idealmente la rapidità della bacchetta in quell’attimo infinitesimale,come fosse una piuma stesa,nella lancetta impazzita del metronomo che fissa le regole. Al di sotto o al di sopra non sarà mai grande,il Jazz. Il film con sonora e riconoscibile originalità tende a misurare una drammatica,aspra contesa da cui l’essenza dualistica conduce all’esaltazione o alla disfatta come se questi fossero in un’impervia via che non concede passaporto alla consolazione e al compromesso. La discutibile personalità dell’insegnante Terence Fletcher (J.K.Simmons) viene esaltata da quell’essenza così torbida,infangante che non gli risparmiano al medesimo tempo carisma autorevole nel disporre di un destino. Il suo sogno (ossessione) vibra nell’aspirazione di scoprire un altro Charlie Parker che possa nascere anch’esso dalla polvere e dalla disperazione. Nel suo egoismo paradossalmente altruista osserveremo tutta la violenta,accecante volontà di carpire la battuta giusta perché qualcuno possa ancora una volta creare musica.
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