Ciò che ha reso innovativo e importante il precedente Scorsese,The Departed è stata una fondamentale impronta stilistica. L’uso di un montaggio ossessivo,perfezionista,nervoso,a tratti impercettibile impostava sequenze che ricordavano le immagini subliminali di un quadro astratto nello scoprire meccanismi comportamentali assai tormentati dei soggetti. Nell’ampliamento di questa strada evolutiva Shutter island mette a fuoco un viaggio nei meandri oscuri della psiche con il taglio di un thriller. Il segreto che una mente sa nascondere è il leit-motiv che deve emergere ma la verità rimane celata da impervie scogliere. Scoperchiare la realtà resta un’impresa enorme poiché tante verità relative si frappongono a filtro in un contesto dove la soggettività non viene più distinta dall’oggettività.Il paradigma Kafkiano trova una razionale credibilità nel palinsesto visionario intessuto in una classicità stilizzata altamente cinefila. La follia produce brutalità o viceversa si presta lei stessa ad essere generata dalla ferocia ? Un dilemma che troverà pessimistica congiunzione con un archetipo insito nella collocazione naturale degli esseri. In fondo anche acqua e fuoco appartengono all’ordine degli elementi distruttivi. L’inestinguibilità di una energia chiamata violenza pare segnata dall’uso perenne e fertile che ne fa il Potere nella sua sistematica forza di prevaricazione,il quale di conseguenza non può accettare alcuna forma di devianza nell’individuo. Martin sa rappresentare il complesso sistema di riferimento metafisico in un affresco espressivo ed intenso senza macchia. Imperdonabilmente ci stavamo dimenticando di colui che in un certo senso muove il film sullo schermo,Leonardo Di Caprio,sul quale useremo una sola parola. Grande.