OLD di M. Night Shyamalan
Sceneggiatura di M. Night Shyamalan
Con Gael García Bernal,Vicky Krieps,Rufus Sewell,Thomasin McKenzie Il filo conduttore che torna spesso nelle storie di M. Night Shyamalan è il tormento della paura nel momento in cui i personaggi sono su sentieri sconnessi avvolti dall’impenetrabile. Il suo cinema possiede una primaria estensione dal valore psicanalitico,sa condurlo senza congetture inconciliabili in un lembo extra sensoriale che accompagna al contiguo della conoscenza. L’obiettivo della cinepresa sembra possedere in tale ragione una magica funzione per sfrondare recondite trame e questa basilare,poliedrica impostazione distinse la riuscita stilistica di The Visit. L’odierna vicenda impone ancora la catarsi degli obiettivi quando scatta il momento di risaltare e infondere il disordine percettivo dei personaggi in campo. La prima linea delle ottiche costruisce fondamentali paradossi fotografici per catturare inquadrature destrutturate di centro focale quanto utili a formare sequenze da esterni stranianti. Verrà elaborata una sorta di afasia temporale e dato origine ad ogni possibile sensazione distonica provata dai protagonisti sulla spiaggia,come se la camera fosse un cordone ombelicale collegato alle loro intime frequenze. Il particolare affresco di un litorale caraibico è quello che fa da ellisse a una vacanza in un Resort di lusso,assegnata per il caso voluto dal marketing di una grande azienda ad alcuni partecipanti di estrazione varia. Convinti a recarsi nell’angolo più estremo e selvaggio per godersi l’incontaminato habitat scopriranno caratteristiche sconosciute ed effetti collaterali insoliti,forse provocati dal segmento tra rocce e mare,perché ore dopo nella fisicità dei corpi qualcosa d’impensabile si sta veramente somatizzando. La scansione del tempo quale dinamica convenzionale pare del tutto ribaltata come se mezza giornata producesse invecchiamento di decenni,lasciando che la surreale avventura marina crei scompensi devastatori nei villeggianti. Purtroppo sono fuori dal resto del mondo e non possono rientrare all’agiato Relais. L’orrido vincolo con la vita dovrà trovare una qualche formula salvifica ma al momento è la perdita del controllo su di essa che genera panico e irrazionalità. La situazione assume di minuto in minuto collegamenti dal contorno astratto eppure non saremo per nulla al cospetto di un film solo stravagante. L’idea del cerchio cronologico che si restringe riallinea tutto il presente nelle pagine del loro vincoli passati,mescolandosi d'altronde con l’incertezza di un futuro prossimo ormai minaccioso. Il mistery che d’improvviso piomba sui destini con meticolosa accortezza narrativa riconduce al disegno dell’archetipo fatalista. Senza tralasciare quel nucleo ammaliatore,sfuggente a qualsiasi influenza di libero arbitrio,sul quale la pellicola spargerà segni laceranti e ambigui ritraendo la filigrana di un Potere coercitivo che sovrasta mai domo sull’ordine naturale. Old è disseminato di enigmi e sciarade aiutando a decifrare quello che non dovrà restare un labirinto di ossessioni,sopratutto un rebus cinefilo non lascerà alcun dubbio sul tema di riferimento. Durante le scene più drammatiche uno dei protagonisti chiede senza risposta,e apparente non sense,il titolo del film interpretato da Jack Nicholson con Marlon Brando. E’ Missouri diretto da Arthur Penn,western sui ladri di bestiame,dall’architettura allegorica basata sullo scontro umano e sociale nel tentativo di sovvertire un ordine costituito che appariva il fasullo background dal volto etico,immanente. Si adatta con preciso taglio alla vicenda,il Potere e le sue intersezioni tenebrose tra uomo e divinità attraggono Shyamalan più di ogni altra cosa. Dove inizia il grande esperimento arcano e in quale spazio gli uomini rivendicano con arroganza tale facoltà assoluta ? Certamente l’autore si avvarrà di un significato anche polemico e politico,di grande efficacia comunicativa quando ipotizza l’agghiacciante e sorprendente epilogo.
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