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DICEMBRE 2024
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Il Meglio e il Peggio del mese
NEDS di Peter Mullan
Sceneggiatura di Peter Mullan

Con Conor McCarron,Joe Szula, Mhairi Anderson,John Joe Hay,Peter Mullan

ANTEPRIMA D’ESTATE 

L’acronimo del titolo sta per delinquenti non educati,una sigla molto affidabile all’impatto del film che vuole mettere in scena senza ipocrisia un format molto aderente alla socialità e alla psicologia di una gioventù senza veli. Peter Mullan,attore del cinema d’impegno,sa tramutarsi con metamorfosi adeguata in autore con un suo printing. Molti si ricorderanno Magdalene che vinse il Leone d’Oro a Venezia nel 2002 un film vivido e acre nella vicenda di un convento negli anni ’60. Neds sposta il suo calendario nei ’70 mantenendo un clima introspettivo simile ma tenderà a soffermarsi sui meccanismi dell’aggressività e sulle conseguenze devastanti che determinano nei comportamenti. L’impianto del film prevede uno scenario rigorosamente adagiato in significanti riconducibili a precisi legami etici del periodo fotografando l’insoddisfazione giovanile come pure quella fase autoritaria delle istituzioni,nella fattispecie scolastica,che si faceva rispettare ancora con dispotica durezza. A prevalere però sono le tensioni dell’adolescente John Mc Gill,dall’indole mite,facilmente candidato alla sconfitta in una comunità della Scozia che non prevede agevole osmosi fra famiglia e amicizie. La sua vicenda personale assume un primo piano nel mostrarci la scelta del giovane nel non essere relegato in un quadro distonico e decadente di puro sconfitto dalla scuola della violenza. Si può discutere o meno,ma l’essenza della brutalità si fa strada nel momento in cui la sopravvivenza è nel bivio accanto e John non può eluderlo. L’arma della violenza non è predominio esclusivo di chi ha il carisma della sopraffazione,diventa patrimonio condiviso quando l’ambiente non dà risposte di speranza. Peter Mullan si ricava una piccola parte significativa ma i suoi neds non sembrano affatto biografiche immagini dal passato e fra bulli ed ansie generazionali si affaccia l’idea che ci sia un perfetto legame con analoghe estroversioni dei nostri giorni. Non a caso,di primo impatto la pellicola ha similitudine di pensiero e cultura con il fortunato In Un Mondo Migliore di Susanne Bier. Mentre impone un passo esistenzialista metabolizza nella sua comunicazione una spiccata attitudine visionaria ed anche allegorica. L’uomo è violento nel proprio habitat e forse lascia il predominio del sapiens ad un mondo animale meno assetato di sangue nella paradigmatica sequenza finale. Vincitore del festival di S.Sebastian 2010 con merito ci auguriamo che possa presto essere visto anche in Italia.