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DICEMBRE 2024
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Il Meglio e il Peggio del mese
MADRE ! di Darren Aronofsky
Sceneggiatura di Darren Aronofsky

Con Jennifer Lawrence,Javier Bardem,Ed Harris,Michelle Pfeiffer

I ritratti di donna resi da Aronofsky in alcuni dei suoi film meglio riusciti possiamo configurarli tra le pagine più ambiguamente coraggiose del panorama di questi anni,pieni di irruento desiderio di conoscenza,e in parallelo disinvolti nel rendere espressive le energie più interiori. Tornano con ricorrenza quei contrasti dal volto distruttivo e simbolico che frenano le più comuni aspirazioni di una donna (Il Cigno Nero),ma la cifra del linguaggio per immagini sa andare nel profondo metafisico guardando con disinvoltura narrante e aderenza visionaria alle lancinanti costruzioni del super ego in lotta per non capitolare. Scatenare una guerra dentro se stesse non sarà per niente autolesionista,ma nel fondo disinnesca il pericolo dell’implosione che potrebbe annientare la coscienza privandola della più soggettiva e potente risorsa sita nei luoghi della mente,ovvero ricercare la via più prossima verso l’origine vitale,libera mai soggiogata dalle ombre. Il disegno è conducibile con filologica ascendenza a quel ruolo di scoperta femminile che stavolta tocca a Jennifer Lawrence,riuscendo nel rimodellare talune zone tipiche,impetuose o sperdute nei suoi silenzi,rese al meglio da personale coesione nella veloce carriera. Madre ! è un film che rincorre l’idealità autentica in cui l’apice viene rappresentato dal sogno più rigorosamente ancestrale della donna. Smuove montagne e risale le correnti per trovare collegamento con la propria natura e con il legame alchemico che fa riferimento alla creazione. Non c’è sogno senza incubo,partendo dai classici respiri delineati nei film di Darren Aronofsky risulteranno l’affanno e il tormento quelli più praticati,un nesso iniziatico al fine di vedere,se c’è ne fosse alcuna,la via prossima dell’Eden vagheggiato. Molto più pessimista e sofisticato dei lavori precedenti intesse dubbi,intime deduzioni sotto il riflesso e le geometrie di una casa,dimora archetipo dove la coppia sta cominciando una vita insieme. Lei cerca una dimensione tutta sua,lui è un celebre scrittore che vuole un posto tranquillo per concentrarsi,ma l’improvvisa comparsa di strani sconosciuti cui viene offerta invero accoglienza per la notte diviene motivo di suscettibili interrogativi da parte di lei. Comprendiamo che la giovane donna sta perdendo privacy a causa degli ospiti inattesi,per il vero molto invadenti e poco razionali, mentre lo scrittore curandosi dei nuovi amici sembra dimenticarsi dell’intimità. Sempre più persone cominciano ad affollare la villetta che ora sta prendendo le sembianze ossessive di un luogo di culto. Quali legami insondabili e virali allacciano la gente a questa specie di santuario dell’immanente divinità ? L’escalation narrativa sposta il baricentro dalla sfera personale a quella collettiva,con talentuosa virata stilistica il film ha le carte in regola per innalzare un provocatorio pamphlet di ampia mole. Siamo divorati e allo stesso ammirati in soggiogata devozione,nella più imbarazzante forma di massificazione mai raggiunta, al cospetto del simulacro sbagliato che ha il fondamentalismo e la valenza di nuova religione. Fideismo sfrenato da fan é l’integralismo corrente che vede la luce nell’illusorio vaticinio sorto dall’ipnotismo mediatico,ma è la violenta appropriazione del relativismo altrui a divenire centro di neo assolutismo e di nuovo oppio dei popoli. La fama dello scrittore ha innestato grave e perturbato affresco che Aronofsky conduce al ritmo di apologo anche grottesco dove la modernità con quelle immagini eccitate non risulterà poi così diversa dai furori del passato. Sa districarsi con eccellenza anche nel paradigma del sangue e della Trinità perché non è blasfemo ma segue attraverso l’originalità una strada sferzante eppure vasta. Riflette sugli umani quali depositari del verbo che asseconda i falsi Dei,riconosce l’ambivalente riconducibilità dei comuni mortali alla parabola del divino. Sono vedute che parlano e portano lontano,personalissime quanto intelligentemente deducibili dallo schermo. C’è un senso di ritorno al controverso che sembrava perduto,l’idea complessiva con le sue accelerazioni apocalittiche e il subliminale socio politico sarebbe piaciuta a Marco Ferreri. L’incarnazione che fa Jennifer Lawrence della Madre la porta in paralleli ancora tabù nel 21°secolo,ma se intercettiamo il tutto con senso allegorico e prospettiva umanistica capiremmo il cerchio delle forti tematiche di Darren Aronofsky.