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SETTEMBRE 2024
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Il Meglio e il Peggio del mese
LUCY di Luc Besson
Sceneggiatura di Luc Besson

Con Scarlett Johansson,Morgan Freeman,Min-Sik Choi,Amr Waked

Lucy si fida dell’uomo che ama ma il sospetto le scuote la mente quando egli la vuole al centro del rischio per un’oscura consegna di merce. Lei non tradirà il sentimento,eppure in quella valigia non c’è droga o un prodotto qualunque da trafficanti,lì dentro ci sono pacchi di strani cristalli che la chimica ha realizzato traendo effetti sul corpo umano,stupefacenti per davvero. Gli industriali del prodotto,orientali a metà strada tra la genialità farmaceutica e l’intraprendenza criminale,useranno Lucy per sperimentare le molecole proiettandola in un tumultuoso viaggio la cui meta non sarà un traguardo convenzionale ma l’apertura di quelle porte della coscienza finora in sonno e veicolo di conoscenza straordinaria. Il film,anzi il viaggio,di Besson si apre come un’alba improntata di casualità hitchcockiana che dirige la ragazza confusa verso un caos non voluto,dai risvolti inquieti quanto dinamici e affascinanti. Il regista segue con tanto interesse da sempre il processo intimo venato di perfezione universale che ammanta la femminilità e lo prospetta a prototipo di suggestioni e interrogativi,lasciando ad ognuno libera cognizione per adattarlo alla propria essenza. Il caso di Lucy si colloca tra i più emblematici finora sostenuti,non tanto per condizioni relative ad ambiguità estreme del personaggio,peraltro già elaborate anche in altri lavori del passato,ma perché da qui parte con maggiore incisività una sfida sostenuta coinvolgendo stile e messaggio del format. L’idea di evoluzione risulterà il punto di contatto imprevedibile,senza controllo che marca tutta la storia e il percorso della donna. In parallelo si snoda un’intelaiatura di riferimento molto nuova senza saldature evidenti tra i capitoli che determina in multifaccialità l’aspetto allegorico e il rigore narrativo dell’autore francese. Siamo dalle parti del thriller che s’immerge di manga però vengono scagliati nel mezzo anche frammenti vagamente documentaristi e didascalici,ma la sagace mescolanza sperimentale delle immagini sa divenire immaginario mettendoci davanti al fatto compiuto del linguaggio cinematografico evoluto. Una vicenda che parte determinando un fondale razionale,andando poi a comporre velocemente un quadro di tonalità astratte. La percettività resta l’attività sensoriale più indicata per entrare nel film,non è difficile azionarla basta non frenare la mente e tutto questo Lucy lo ha appreso seguendo un filo inatteso. Il veloce progresso che implementa il suo cervello la porta verso una frontiera che accede alle zone oscure e ricche di straordinarie qualità ancora inaccessibili alla maggioranza. Non c’è consolazione e la strada si erge di dolore,rabbia ma raggiungere la pace con se stessa diviene percorso obbligato e temuto,come se dentro quel rivoluzionario affresco darwiniano si svolgesse una progressione metafisica fatta d’azione e pensiero. Il suo segmento d’infinito fa riecheggiare l’evoluzione sofferta,naturale del divenire umano. Scegliere è fondamentale,l’intelletto domina corpo e materia ponendosi ad un livello sopraffino,mettendo in condizione le cellule di intervenire se riprodursi o optare per l’immortalità. Il grande enigma degli individui si sviluppa nel campo dell’anima e fa dibattere attraverso un thriller molto originale. Anche questa è una pagina d’evoluzione vista attraverso nuove forme dell’arte cinematografica.