INSIDE JOB di Charles Ferguson
Documentario scritto da Charles Ferguson
Voce Narrante,Matt Damon ANTEPRIMA D’ESTATE Il mondo finanziario in qualche modo già si preparava a sostituire la politica quando concesse accessibilità di credito,strumenti derivati e bond raggiungendo il profondo della società. Erano anni un po’lontani quando la deregulation pareva un’innovativa e messianica espansione del concetto democratico. In tempi più vicini si è potuto scoprire l’altra faccia di quel sistema,supportato dalle tempeste del 2008,che hanno spazzato illusioni e lasciato macerie. A questo punto saggezza o morale potrebbero non avere alcun senso se non ci fosse ancora in giro un fondato sospetto di impunità e intoccabilità che circonda i presunti colpevoli della grande truffa. Il film rappresenta un documento approfondito su tutto quanto è diventato materiale per una storia che avrà senza dubbio capitoli ulteriori da scrivere. Intanto la febbrile e minuziosa inchiesta di Charles Ferguson ha conquistato l’Oscar 2011 come migliore documentario. Abbiamo occasione di trovarci subito in una full immersion economicista da cui sembrerà all’inizio di essere storditi con dati e opinioni strettamente in tema, ma successivamente il tutto consolida una parvenza di efficacia davvero unica. Raggiunge l’emozione facendoci capire le basilarità dei temi,le numerose interviste si accavallano tra domande argute e risposte spesso imbarazzate dei protagonisti,portando in luce il doveroso quanto improbo compito di scoprire responsabilità. Il mezzo cinematografico rende nobile un genere che era appannaggio della tv e riesce ad arrivare al traguardo vincente con la certezza di un dna libero scevro da infettivi legami. La didascalica e annunciata tragedia finanziaria si riallaccia a quella del 1929 ma trova genesi e fiducia empirica a partire dalle amministrazioni di Ronald Reagan e in maniera trasversale viaggia fra i Bush e Clinton. Una parte dal respiro pessimista viene dedicata all’ esperienza presidenziale di Obama,messo sul banco degli imputati,in quanto sarebbe utilizzatore di metodi blandi nel riformare l’assolutismo del potere bancario. Fanno sorridere le affermazioni contro chi sostiene critiche a gestioni disinvolte del denaro,accusando costoro di essere nemici del progresso. Curiosa l’apparizione di Dominique Strauss-Kahn,allora presidente del Fondo Monetario Internazionale,divenuto popolarissimo successivamente. Traspare dalle sue affermazioni una discreta critica agli uomini dei Trust. Un’altra dichiarazione,sorprendente per un uomo della sua appartenenza,ammette che a pagare il prezzo della crisi sono sempre i più poveri. Chissà dove cominciano i guai,ma forse le sue disgrazie personali potrebbero avere radici in una piccola insospettata distonia filosofica tra colleghi ?
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